“L’orgoglio del passato, le sfide del futuro”


ROMA – “Quando sei da solo c’è l’Inca a darti una mano. Dove c’è un problema l’Inca lo risolve”. Con questo slogan il Presidente Aldo Amoretti ha riassunto e al contempo sottolineato il ruolo del patronato della Cgil, aprendo il 27 giugno a Roma (presso il Goethe Institut) l’Assemblea dei Quadri Inca in Italia e all’estero, in occasione del 60° anniversario di attività del patronato. Attività svolta con passione e rigore in difesa dei diritti individuali e offrendo rilevanti contributi – attraverso sollecitazioni di leggi, norme e sentenze – indirizzati al miglioramento della qualità dello stato sociale e all’esercizio dei diritti delle persone. L’Inca ha tutte le carte in regola per continuare su questa strada. E per crescere ancora. Al servizio dei connazionali in patria e all’estero e dei “nuovi italiani” nel nostro Paese. Un po’ di dati, tanto per rendere l’idea: 893 le sedi operative in Italia (cui vanno aggiunte presenze settimanali che consentono di coprire 5mila comuni); 62 le sedi all’estero del patronato, che ha sottolineato Amoretti “ha continuato a migliorare la sua attività risolvendo situazioni di crisi che si sono presentate e allargando la sua rete”, tanto che ora si apre anche in Austria e Spagna, in Perù e in Danimarca. Sedi Inca si trovano in Paesi di tutti i continenti (Canada, Usa, Argentina, Brasile, Cile, Uruguay, Venezuela, Australia, Nuova Zelanda, Belgio, Croazia, Finlandia, Francia , Germania, Gran Bretagna, Lussemburgo, Norvegia, Slovenia, Svezia, Svizzera, Senegal, Marocco). 5 milioni in Italia e 600mila all’estero le persone che si rivolgono ogni anno al patronato; 1 milione e 200mila gli interventi in Italia nel 2004, 150mila all’estero.


L’Inca si avvale di 1728 tra dirigenti e operatori specializzati in Italia e 135 tra dirigenti e operatori bilingue all’estero; 415 volontari, 275  medici legali; 428  legali. Un patronato che ha sviluppato una enorme attività di informazione, consulenza, tutela dei diritti previdenziali sociali e assistenziali. In Italia e oltreconfine dove, d’intesa con consolati e ambasciate, svolge il disbrigo di pratiche relative alla cittadinanza, al rilascio e al rinnovo dei passaporti, alle richieste di prestazioni assistenziali. Senza dimenticare il prezioso lavoro svolto  dall’Inca e dagli altri patronati in occasione della campagna Red/Est dell’Inps: più dell’83 per cento delle denunce sono pervenute all’Inps via internet attraverso i patronati. E l’Inca, che tanto si è adoperato e si adopera per i nostri emigrati, altrettanto sta facendo per gli immigrati in Italia e recentemente si è posto il problema di aprire uffici nei paesi di provenienza delle comunità più numerose presenti nel nostro Paese. 


Un patronato, dunque, che ha tutte le ragioni per continuare ad esistere. E rafforzarsi. Come anche gli altri patronati storici del nostro Paese. E Amoretti non ha risparmiato colpi  chi ha messo in discussione il ruolo degli istituti di patronato:


– E’ difficile capire, a proposito del comportamento di taluni governanti, quanto ci sia di ostilità pregiudiziale ad un sistema di tutela, quanto di ignoranza sul reale stato delle cose, quanto di ricerca affannosa nel raschiare il barile di ogni risorsa a fronte del disastro della finanza pubblica che ogni giorno di più si mette in evidenza”. Ancora polemico e aspro Amoretti con “taluni governanti”:


– Andate dicendo che lucriamo sulla inefficienza e su questa fondiamo la motivazione della nostra missione. Ebbene provvedete a risolvere questo problema. Se si avrà una riduzione di lavoro inutile noi potremo spostare la nostra attenzione a funzioni più qualificate e nuove, a cominciare dalla difesa dei cittadini ai quali il Servizio sanitario non garantisce i diritti, il controllo delle prestazioni, una funzione efficace di Segretariato sociale.


Il Presidente dell’Inca ha poi richiamato l’attenzione sull’importanza di una più efficace collaborazione con categorie e Cgil, che viene chiamata peraltro “al confronto sulle problematiche del nostro lavoro”. Una Cgil che si prepara al suo congresso, nel marzo 2006, in coincidenza con il suo centenario.


Ma il 2006 sarà anche il 50° anniversario della tragedia di Marcinelle mentre nel 2007 ricorrerà il centenario di un’altra grande tragedia dell’emigrazione: il disastro di Monongah del 6 dicembre 1907.


Richiamate alla memoria dell’assemblea queste due terribili pagine della nostra emigrazione, il Presidente dell’Inca ha sottolineato il grande lavoro svolto dal patronato nel sostegno ai connazionali all’estero e rivendicato che “anche grazie al lavoro dell’Inca i nostri migranti hanno esercitato il loro diritto di voto.


Amoretti ha concluso ricordando che l’1 e 2 luglio si svolgerà a Pescara il congresso della FIEI, nata per impulso della Filef e dell’Istituto Fernando Santi:


– La nostra collaborazione con queste organizzazioni ha una lunga storia. Ci sono tutti i motivi per seguitare questa collaborazione con vantaggio e beneficio di tutti.


Dopo la presentazione da parte di Claudio Piccinini (coordinatore Sistema informativo Inca-Cgil) del progetto per favorire tecniche di comunicazione elettroniche innovative per il dialogo con l’utenza e con gli Istituti, la parola è passata brevemente a Ettore Combattente (Segreteria nazionale Spi-Cgil), che ha posto l’accento sugli “storici legami” tra Spi e Inca. Tra gli interventi dei delegati dall’Italia, quello di Maria Oberti nell’Inca da 36 anni (attuale direttrice ad Asti) che ha lamentato come oggi per il personale “questo sia un lavoro come un altro”, rimproverando una mancanza di “militanza”, quella militanza che ha contraddistinto da sempre la storia dell’Inca e della Cgil.  


Un solo intervento dall’estero nel corso della prima giornata di assemblea (che proseguirà il 28 giugno), quello di Marisa Bafile, presidente Inca Venezuela (e vice direttore de La Voce d’Italia). Bafile ha rivendicato l’importanza dell’Inca in America latina, punto di riferimento per i connazionali che ricevono risposte e sostegno che dai consolati non riescono ad avere, in quanto essi “non sono adeguati alle necessità effettive” dei connazionali stessi.


Nell’Inca “l’italiano all’estero può trovare solidarietà, consigli, e capacità di portare aventi delle pratiche anche diverse da quelle che riguardano le pensioni”. E dopo avere accennato al seminario Inca che ha riunito in Cile dirigenti italiani e operatori degli uffici dell’America Latina Bafile ha sottolineato l’importanza dell’assegno di solidarietà per numerosi italiani all’estero e specialmente in America latina, compreso il Venezuela, dove sono in aumento le condizioni di disagio sociale ed economico. Assegno che permetterebbe di “superare l’umiliazione per questi connazionali di dover andare nei consolati ed essere alla mercé del funzionario di turno per avere accesso a una elemosina”. L’assegno consentirebbe di passare dunque dall’umiliazione dell’obolo alla “ricezione di un diritto”.