17 anni di ritardi da recuperare


CARACAS- E’ terminata venerdì sera la prima «rueda de inversiòn» Italia Venezuela, organizzata dal ministero dell’industria di base e mineraria, a cui hanno partecipato circa 100 imprese italiane e venezuelane. Alla presenza dei ministri Victor Alvarez, Gustavo Marquez, Edmée Betancourt, dell’Ambasciatore Carante, e Rodrigo Chaves sono stati sottoscritti dodici accordi, frutto di due giornate dense di incontri. Per molti imprenditori si è trattato di concludere trattative già intraprese da tempo. Ce lo spiega Salvatore Belli, della Bonatti:


«due giorni non sono sufficienti per impegnarsi in un investimento. Ovviamente sono stati conclusi gli accordi tra chi già li stava preparando da tempo. Per altri, invece, è stato un modo per iniziare a prendere contatti».


Seduti ai tavoli di lavoro, organizzati per settori industriali, i partecipanti hanno avuto l’occasione di presentare la propria impresa, i propri progetti e valutare quelli degli altri. A differenza della rueda de negocios, dove i contratti stipulati sono per la maggior parte di import-export, nelle rueda de inversiones si discute soprattutto di investimenti, dunque di rapporti a lungo termine. L’impegno è decisamente più oneroso,e più che contratti vengono firmate lettere d’intenti. Conti fatti il peso specifico di tutta l’operazione è impegnativo, sia per il paese che per gli imprenditori. Come infatti ha puntualizzato il Ministro Alvarez :


l’obiettivo è che ci guadagnino tutti nell’ottica non più dell’attrazione di investimenti basati sul basso costo della manodopera, ma sul vantaggio comparativo delle enormi risorse energetiche, in linea ovviamente con il nuovo progetto bolivariano». Quasi tutte le ditte italiane partecipanti sono già presenti da tempo sul territorio, molte sono proprio nate qui. Tecnicamente, dunque, non è corretto parlare di capitali stranieri, ma di capitali interni che vengono reinvestiti nel paese stesso.


Al di là di questi tecnicismi elenchiamo gli accordi firmati. Tra i più importanti sicuramente quello tra Fincantieri SPA, Danieli con il ministero dell’industria basica e mineraria nell’aria navale. Un progetto impegnativo che, come mette in risalto Stelio Vaccareggi di Fincantieri: « genera indotto, muove tante altre industrie e di conseguenza crea tanti posti di lavoro». Il secondo è tra Investimenti Minerari SRL e CVG Minerven C.A e riguarda l’installazione di una orificeria, oltre a concessioni per l’estrazione d’oro nello Stato Bolivar. Il terzo tra Next Comitalia e la venezuelana Carbosuroeste per realizzare uno studio di fattibilitá tecnica, economica, ambientale e sociale per uno giacimento di carbone nella Stato Tachira.


Il quarto tra Vai Ponimi, del gruppo italiano Vatech, e la venezuelana Aleaciones Ligeras Alisa, per costruire una fabbrica di alluminio, il quinto tra Fata Hunter e CVG Aluminios per modernizzare la produzione di alluminio a scopi navali. Il sesto tra la Confindustria Italiana, CVG Internacional e Federindustria per la costituzione di un «banco de insumos» col fine di sostenere l’industria nazionale. Un’ iniziativa che per i responsabili dovrebbe contribuire a mantenere bassi i costi delle materie prime. E poi a seguire altri tra l’italiana Bernardo Impiante e la venezuelana Corporación Granitec per una macchina spacca pietre da utilizzare nel campo delle costruzioni, presso lo Stato Bolívar; tra Aliplast e Serfoca per il trattamento di rifiuti solidi urbani; tra Bin Consorcio SPA e Vinnncler per cercare di realizzare piccole centrali idroelettrice e depuratori; tra Danieli e il ministero organizzatore per promuovere lo sviluppo «endogeno» ed infine tra la societá Durso e Fedeconstrucción per il trasferimento di tecnologia e l’assistenza tecnica per l’assemblaggio di camion.


C’è stata inoltre la creazione di una nuova impresa Promotorra Qualimetal, di cui sono soci Danieli e CVG Ferrominera , per la costruzione di un complesso siderurgico in Guayana. L’investimento, solo per questa ultima impresa siderurgica dovrebbe superare i 570 milioni di dollari.


Se le lettere firmate avranno seguito, verrà fatto un piccolo passo in avanti nella prospettiva della riconversione industriale attraverso le nuove tecnologie. La speranza è quella di recuperare la leadership tecnologica, come negli anni settanta, quando il Venezuela era primo in America Latina. Questo vantaggio purtroppo è stato sprecato negli ultimi venti anni, fino al gap attuale che, secondo il rappresentante di Federindustria, Francesco San Filippo «é di diciassette anni». Ma di sicuro interesse è anche l’obiettivo di recuperare il patrimonio di piccole e medie imprese che negli anni piú acuti della crisi è andato perduto (almeno um 40%) .Per fare questo si potrebbero utilizzare politiche fiscali e finanziarie ad hoc. l’Italia puó essere di grande esempio, basti guardare al tessuto industriale di piccole e medie imprese che l’hanno proiettata nel mondo: un vero e proprio gioiello secondo uno dei politologi americani piú rinomati,Edward Luttwak.