Il mondo dell’auto in Italia nella fotografia dell’Aci

ROMA – Vita media di un veicolo pari a 14 anni, parco autoveicolare costituito da 44 milioni di unità (delle quali 34 milioni sono autovetture) per una media di 1,7 veicoli ogni abitante, contro la media di 2,1 della Ue. Sono alcuni dei dati contenuti nell’Annuario statistico 2005 presentato ieri dall’Aci, l’Automobile club d’Italia.


Allargando lo sguardo agli ultimi vent’anni, colpisce l’enorme crescita del numero di autoveicoli circolanti in Italia: dal 1985 al 2004 sono aumentati di circa il 60 per cento; l’aumento maggiore (+170%) si è avuto nella categoria veicoli trasporto merci.


Il rapporto dell’Aci puntualizza anche quelli che sono i sacrifici economici che gli italiani sostengono pur di possedere un mezzo di locomozione. Le spese d’esercizio autovetture relative allo scorso anno ammontano a 145 miliardi di euro. Gli oneri fiscali incidono per circa il 25%; tra le principali voci, il consumo di carburante (50-55%), l’Iva sull’acquisto (15-20%), le tasse automobilistiche e gli oneri relativi alla Rc-auto (8-15%). Queste spese sono cresciute enormemente negli ultimi anni. Ad esempio, tra il 1985 e il 2004 la Rc-auto è aumentata del 144%, mentre la benzina proprio in questi giorni ha stabilito un nuovo record. Quella verde, in Italia, è arrivata a 1,275 euro al litro, provocando una volta di più la protesta delle associazioni dei consumatori. “Dobbiamo ricordare che le famiglie italiane spendono all’anno in più oltre 400 euro per la benzina e 135 euro in più per il riscaldamento?” scrivono in una nota Adusbef, Adoc e Federconsumatori, sottolineando che “proprio in questi giorni si sta verificando il fatto che il prezzo del petrolio diminuisce e che non solo quello della benzina non scende ma addirittura aumenta”. Il Codacons rileva invece che “troppo spesso si verifica lo strano fenomeno per cui, alla vigilia degli esodi, i prezzi della benzina alla pompa si infiammano, proprio quando gli automobilisti aumentano la domanda di carburante”. Sotto accusa non solo le compagnie petrolifere ma anche il governo, che “per via del sistema di tassazione vigente – prosegue il Codacons – specula altrettanto sull’aumento dei carburanti”.