Commercio estero, l’Italia vanta 180 mila imprese attive

VITERBO (Inform) – Sono almeno 180 mila le imprese italiane esportatrici. Ma a queste vanno aggiunte altre 150 mila che potrebbero entrare a far parte del circuito dell’export. Secondo uno studio di Assocamerestero, le aziende italiane coinvolte nel processo di internazionalizzazione sono per la gran parte di piccole dimensioni, circa il 61% ha fino a nove addetti e quasi il 93% ne ha meno di cinquanta. Esse realizzano circa il 30% delle esportazioni.


I segretari delle Camere di commercio italiane all’estero, riuniti a Viterbo per il loro meeting annuale, hanno concordato che proprio sulle piccole e medie imprese vanno incentrate le politiche a tutela delle produzioni tipiche italiane. L’azione di questi soggetti sui mercati esteri ha però bisogno di un’accorta programmazione perché, come ha affermato il presidente di Assocamerestero, Edoardo Pollastri, “le microaziende del made in Italy hanno in prevalenza una presenza sui mercati molto semplice, spesso di tipo occasionale, non inserita in un chiaro percorso di sviluppo delle scelte d’impresa. La sfida dei mercati internazionali si vince facendo sistema”.


Le Pmi italiane si concentrano su pochi paesi, circa il 60% opera solo su tre mercati. Inoltre la loro diversificazione è bassa, la metà di esse esporta solo da due a cinque prodotti. I segretari di Assocamerestero ritengono quindi che sia indispensabile non presentarsi sul mercato internazionale singolarmente. Per soddisfare questa esigenza esistono fondamentalmente due formule: i “distretti industriali” (organizzazione su base locale di un sistema integrato di piccole e medie imprese), e i “consorzi per l’export”.


Per il presidente di Federxport Gianfredo Comazzi “le imprese devono consorziarsi perché devono mettere a fattore comune le loro esperienze, così da ridurre i costi dell’internazionalizzazione. D’altronde, serve una vera politica per vincere la sfida dei mercati. Da parte nostra indichiamo quattro priorità per il sistema Italia: innovazione e ricerca, crescita delle imprese, internazionalizzazione e input del Mezzogiorno”.