Tra le famiglie italiane cresce il senso di povertà


ROMA.- Le famiglie italiane si percepiscono sempre più povere. E’ quanto rilevato dall’Isae, istituto alle dipendenze del ministero del Tesoro. In altre parole, cresce la soglia di povertà stabilita dal senso comune: nel Belpaese, sono considerati “poveri” un single che abbia un reddito inferiore ai 950 euro al mese, o una famiglia di cinque persone con un reddito di meno di 2.150 euro al mese.


L’andamento della linea di povertà soggettiva, spiega l’Isae, è costantemente in crescita a partire dal primo periodo di osservazione (luglio 2000-giugno 2005).


All’inizio il progresso era più lieve, successivamente è diventato più marcato. Nell’ultimo anno, sottolinea il rapporto dell’Istituto, la crescita è molto intensa e si passa da un valore medio di 1.700 euro circa a oltre 2000 euro, con un aumento del 20% dopo quello già consistente registrato nell’anno precedente, quando era risultato del 9,5%. La soglia di povertà soggettiva sale all’aumentare dei componenti il nucleo familiare ed è decisamente più bassa al Sud e più elevata nel Centro-Nord dal momento che, verosimilmente, il consumatore delle aree più progredite considera nella sua valutazione di reddito necessario il più alto costo della vita. A scatenare il pessimismo delle famiglie nella loro valutazione soggettiva della povertà, diversa da quella oggettiva fotografata dall’Istat sulla base di precisi parametri economici, ha contribuito la percezione di un forte aumento del costo della vita, presumibilmente legato anche all’introduzione dell’euro. Gli italiani hanno incorporato questa sensazione nella loro valutazione del reddito ritenuto necessario, in particolare negli ultimi due anni. La soglia di povertà soggettiva cambia inoltre all’aumentare del reddito dichiarato, variando pertanto dai 950 euro del primo quintile di reddito ed i 1.700 euro dell’ultimo, per i nuclei formati da una sola persona e tra i 2.150 euro del primo ed i 3600 dell’ultimo scaglione di reddito per i nuclei familiari con cinque o più persone. La quota di famiglie “soggettivamente povere” è definita in modo indiretto, essendo pari alla percentuale di coloro che dichiarano di percepire un reddito inferiore a quello ritenuto necessario per una vita dignitosa. Questa fetta di popolazione cresce negli ultimi dodici mesi ad oltre il 70%, una percentuale molto elevata soprattutto se si considera che appena due anni fa era inferiore di 20 punti percentuali. Un ulteriore elemento caratterizzante dell’analisi è costituito dal fatto che il livello di vita dignitoso viene percepito come più elevato nelle grandi città rispetto al resto della regione, quasi ovunque.