Bond Argentina, quali strade per gli investitori traditi?

BARI.- Confidare nelle manovre delle banche italiane per portare Buenos Aires a rimborsare i capitali spariti, o denunciare le banche che hanno venduto le obbligazioni finite in fumo? E’ questa la polemica che divide banche e federazioni dei consumatori sulla questione dei bond argentini. Le prime, tramite la Task Force Argentina, annunciano iniziative che potrebbero portare, addirittura, anche al recupero di parte degli interessi non percepiti. Le seconde ieri hanno rivendicato un’importante vittoria: il tribunale di Bari ha condannato un istituto di credito a risarcire entro 90 giorni i 16.000 euro incassati per la vendita di bond argentini a un cliente non adeguatamente informato.


 


In soli tre mesi risparmiatore risarcito di 16 mila euro


Attraverso una “innovativa procedura” prevista dalla riforma del processo societario, gli “avvocatideiconsumatori” di Federconsumatori hanno ottenuto, “per la prima volta” in Italia, in meno di 90 giorni una sentenza immediatamente esecutiva che condanna una banca che aveva venduto bond argentini a restituire 16.000 euro ad un risparmiatore brindisino.


Il tribunale di Brindisi (relatore Roberto Michele Palmieri) con sentenza del 22 luglio 2005 ha infatti dichiarato la nullità dell’ordine di acquisto di Bond Argentina acquistati da un risparmiatore, assistito dall’avv.Antonio Putignano di Federconsumatori. L’avv.Nico Romito, coordinatore nazionale degli “avvocatideiconsumatori”, afferma che si tratta di “una sentenza fondamentale non solo per il merito ma per i tempi di recupero del risparmio tradito, che smantella il maggiore punto di forza delle banche che resistono, confidando proprio nei tempi lunghi della giustizia”. Secondo Romito, “la conferma di questo orientamento, da parte dei tribunali aprirebbe infatti prospettive di recupero immediate per i 450.000 risparmiatori italiani interessati al caso Argentina che hanno subito una lesione dei loro diritti”.


Nello specifico – viene spiegato – il Tribunale, confermando le sentenze già ottenute dagli “avvocatideiconsumatori” a Treviso, Genova e Palermo, ha dichiarato la nullità dell’ordine affermando un principio di portata generale in quanto, nonostante l’ordine scritto, doveva essere prestata la massima informazione e trasparenza da parte della banca in considerazione degli interessi pubblicistici, anche di rango costituzionale, che le norme mirano a tutelare. Tutte le banche in sostanza dovevano evitare – secondo Federconsumatori – che i risparmiatori compissero scelte “al buio” e, al contrario, dovevano fare in modo che le scelte fossero ispirate alla massima conoscenza e consapevolezza.


 


A settembre l’offensiva della Task Force Argentina


ROMA (AISE) – La Task Force Argentina, che cura gli interessi di 250 mila risparmiatori italiani che hanno investito in bond argentini 8 miliardi di dollari, annuncia per settembre una nuova offensiva. L’obiettivo è quello di riavere indietro il capitale investito, ma non si esclude a priori l’eventualità di poter ottenere qualcosa anche a riguardo degli interessi non percepiti.


La nuova strategia consta nella promozione di un arbitrato internazionale ed è un’iniziativa proprio della Task Force Argentina, che ha scelto questa strada per tutelare, a titolo gratuito, gli interessi degli investitori italiani che non hanno aderito all’offerta di scambio della Repubblica argentina, terminata lo scorso 25 febbraio.


La Task Force Argentina (TFA) è la denominazione abbreviata della “Associazione per la tutela degli investitori in titoli argentini”, creata dopo il default argentino da otto banche italiane: Antonveneta, Sella, San Paolo IMI, Intesa, Iccrea, Banca Nazionale del Lavoro, Monte dei Paschi di Siena e Unicredito. Alla TFA hanno aderito la maggior parte dei 450 mila investitori privati e tutte le 460 banche italiane in possesso di bond argentini .


Il tribunale arbitrale al quale la TFA ha deciso di rivolgersi è l’Icsid, un organismo internazionale della Banca mondiale, le cui sentenze sono inappellabili, che svolge funzioni di conciliazione o di arbitrato nelle dispute legate a investimenti tra Stati e investitori privati esteri in applicazione di trattati bilaterali esistenti fra Paesi interessati. Il trattato costitutivo dell’Icsid è stato sottoscritto da 150 Paesi, tra cui Italia e Argentina.


Ora, la fase operativa dell’iniziativa prevede la raccolta dei mandati degli obbligazionisti italiani in titoli argentini. Questa fase, cui collaborerà la stessa Tfa, dovrà essere compiuta entro settembre. Firmando questo mandato, revocabile, l’investitore sarà rappresentato presso il tribunale arbitrale dell’Icsid. E`bene ripetere che l’iniziativa è interamente finanziata dalle 461 banche aderenti alla Tfa e non prevede alcun onere per il singolo investitore.


L’iter dell’arbitrato prevede tre fasi: registration, jurisdictional e merit. La fase iniziale, registration, consta nella richiesta da parte del creditore alla segreteria generale dell’Icsid di avviare la procedura nei confronti del Paese debitore. Dopo di che si passa all’avvio della procedura arbitrale vera e propria , con la fase di scelta degli arbitri, che non possono essere di nazionalità delle parti in causa. Successivamente, nella fase due (jurisdictional) le parti presentano le motivazioni del ricorso e illustrano le richieste sulla base dei trattati internazionali che ritengono violati. Infine, nella fase finale (merit), si passa alla decisione di merito sulle istanze dei ricorrenti e si arriva ad una sentenza che è inappellabile e vincolante.


Per finire, è opportuno ricordare che l’offerta unilaterale di ristrutturazione fatta il 15 gennaio 2005 ai circa 450 mila investutiori privati italiani e alle 460 banche italiane prevedeva la perdita secca di circa il 70 per cento del capitale e zero interessi. Stando ai dati forniti dallo stesso governo argentino, sono circa 250 mila gli investitori italiani che non vi hanno aderito e che ora si apprestano a giocare una nuova carta per tonare in possesso dei circa 8 miliardi di dollari di controvalore dei titoli da loro posseduti.