Dan Marino: l’uomo dei record nella Hall of Fame


Cleveland (Ohio) – “Ricorderò questo giorno per tutto il resto della mia vita”. Con queste parole, Dan Marino, per diciassette stagioni (dal 1983 al 2000) quatrerback dei Miami Dolphins si è congedato dalla cerimonia per il suo ingresso nella Hall of Fame, l’esclusivo e ristretto club dei migliori giocatori di tutti i tempi, presso il quale è stata depositata la sua leggendaria casacca numero 13.


Il quarantatreenne ex giocatore di origini italiane, attualmente titolare di 24 primati statistici nella National Football League (NFL) – tra i quali il record maggior numero di passaggi completati (4967) e quello del più alto numero di passaggi a meta (420) – è stato introdotto nella Hall of Fame insieme al running back Fritz Pollard (ricordato negli annali come il primo allenatore di colore del Football professionistico stelle e strisce) ed i quaterback Benny Friedman e Steve Young. Quest’ultimo, coetaneo di Marino, ha avuto una carriera statisticamente meno entusiasmante di quella dell’ex quaterback dei Miami Dolphins, ma è riuscito a condurre la sua squadra, i San Francisco 49ers, alla vittoria del Superbowl, nel 1995: un traguardo che Marino non è mai riuscito a raggiungere, perdendo l’unica finale disputata nel 1984.


– Non ho mai vinto il Superbowl – ha ricordato con una punta di amarezza Marino, accolto da centinaia di fans, molti dei quali indossavano la casacca numero 13 dei Miami Dolphins – ed è una cosa che rimpiangerò sempre, non sapendo quali sensazioni ciò possa provocare. Ma ringrazio Dio di avermi benedetto con un talento così speciale per il football.


Quindi il quaterback italo-americano, nativo della Pittsburgh, ha ricordato come ben quattro dei quaterback che hanno avuto il privilegio di entrare a far parte della Hall of Fame prima di lui (John Unitas, Joe Namath, Joe Montana e Jim Kelly) , fossero originari proprio della Pennsylvania; tra questi il suo idolo di gioventù, Joe Namath.


– Quando ero giovane – ha ricordato infatti Marino – speravo che un giorno sarei diventato come lui. Oggi averlo raggiunto nella Hall of Fame, è senza dubbio molto emozionante per me. Entrare a far parte della Hall of Fame – ha concluso il quaterback italo-americano, per nove anni selezionato per il Pro Bowl (la partita che al termine della stagione vede opposti i migliori giocatori della lega occidentale a quelli della lega orientale) – è un riconoscimento individuale, ma guardandomi intorno vedo Don Shula , i miei ex compagni, gli amici e i miei familiari, mia moglie, i miei figli ed i miei genitori: questo giorno è per loro .