Nessuno sconto in appello: Genoa in C1, inibito Preziosi


ROMA – La giustizia sportiva ha concluso il suo corso, relegando il Genoa in serie C1. La Commissione d’appello federale (Caf) ha confermato punto per punto la sentenza della Disciplinare del 27 luglio: secondo i giudici la combine con il Venezia è provata, non solo dagli ormai famosi 250.000 euro trovati nella macchina di Giuseppe Pagliara, dirigente del club veneto, all’uscita della fabbrica di Cogliate del presidente Enrico Preziosi, ma anche da decine di intercettazioni telefoniche. Perciò Genoa relegato all’ultimo posto dello scorso campionato di B e retrocesso, con in più un handicap di 3 punti nell’imminente campionato di C1. Zavorrato dall’illecito sportivo «consumato», affonda il club più antico d’Italia. Con esso lo stesso Preziosi e l’ormai ex amministratore delegato del Venezia (nel frattempo fallito), Franco Dal Cin: per entrambi confermati 5 anni di inibizione. Nessuno sconto anche per i giocatori Martin Lejsal (6 mesi) e Massimo Borgobello (5 mesi), né per il dg del Genoa Stefano Capozzucca e Pagliara (5 anni). Altro che ritorno in A. Dopo 10 anni d’attesa la gioia dei tifosi per la massima serie riconquistata è durata pochi giorni. Fatti salvi i possibili strascichi nelle aule della giustizia ordinaria e di ordine pubblico, causa il malumore crescente dei tifosi, si conclude così una vicenda che era iniziata a giugno con l’inchiesta sulle scommesse clandestine avviata dalla procura di Genova. Nel marasma che contraddistingue le tappe d’avvicinamento ai prossimi calendari, un punto fermo – almeno per la giustizia sportiva – è stato scritto: il Genoa non sarà né in A né in B. Resta, sullo sfondo della pesante condanna, l’ombra lasciata dal giallo dei bigliettini che alcuni magistrati della Caf si sono scambiati nei due giorni del dibattimento, con pesanti giudizi nei confronti di Preziosi. Bigliettini che, secondo i legali del Genoa, dimostrerebbero assenza di obiettività e serenità di giudizio, oltre ad una sentenza già scritta. Anche oggi ufficialmente la Federcalcio ha preferito non commentare la caduta di stile in cui sono incappati due membri della corte. Ma é molto probabile che nel prossimo Consiglio federale, che giovedì prossimo dovrà rinnovare gli organi della giustizia sportiva, i magistrati in questione non saranno confermati nelle loro cariche.