Produzione calma, piatta, debole…


Roma – Va ancora male la produzione industriale italiana a giugno, che continua a registrare debolezza nel settore manifatturiero alle prese con problemi di competitività, mostrando una sorta di «calma piatta» tra le industrie del Bel Paese. L’Italia non riesce per ora ad approfittare dei benefici per l’export di un euro più debole ed è ancora alle prese con costi del rialzo del petrolio. Ma il calo di giugno, leggermente peggiore delle attese degli analisti, non basta ad annullare il dato positivo di aprile, portando il secondo trimestre dell’anno in risalita rispetto all’inizio del 2005. E’ questa in sostanza l’opinione degli economisti sui dati sulla produzione industriale di giugno pubblicati l’altra mattina dall’-Istat, che hanno mostrato un calo dello 0,7 per cento su maggio e del 2,9 per cento rispetto a giugno dello scorso anno.


– Il dato conferma il trend negativo dell’attività produttiva italiana e non mi ha sorpreso più di tanto, visto che mi aspettavo un calo dello 0,5 per cento. Vediamo ancora una debolezza abbastanza diffusa in tutti i settori della produzione che già avevano mostrato una forte contrazione nel mese precedente dopo aver dato indicazione di un’accelerazione ad aprile – dice Annalisa Piazza, economista di Cube Financial a Londra -. E’ la dimostrazione che l’Italia non è riuscita a trasferire il deprezzamento dell’euro in maniera immediata sulla produzione, cosa che invece è riuscita a fare in modo più rapido la Germania.


Secondo Piazza, gli effetti dei rialzi del prezzo del petrolio «pesano in Italia più che altrove».


Ma l’impennata della produzione segnata dall’Italia ad aprile, che aveva registrato un rialzo mensile del 1,6 per cento, porta secondo gli economisti la produzione nel secondo trimestre a crescere dello 0,7 per cento sul trimestre precedente.


– Questo miglioramento non basta a farci tirare un sospiro di sollievo ma almeno non ci aspettiamo una crescita negativa del Pil – dice Piazza – e a luglio e nel futuro vedremo un miglioramento.


Per Susan Garcia, economista di Deutsche Bank a Londra, il dato negativo di giugno segnala che «l’industria manifatturiera è ancora molto debole».


– Il miglioramento di aprile – commenta – era un effetto statistico, un effetto pasqua visto che il dato di giugno è invece coerente con gli altri indicatori. Mi aspettavo un po’ meglio ma ultimamente ormai dell’Italia non mi sorprende niente, soprattutto le cose negative. Ci sono indizi che le cose miglioreranno da luglio in poi. E visto che il dato di aprile era buono il trimestre è cresciuto dello 0,7 per cento rispetto alla flessione dello 0.8 per cento segnata nel trimestre precedente. Quindi è anche possibile che vedremo una leggera espansione del Pil per questo trimestre.


L’Istat comunicherà giovedì 11 agosto la stima preliminare del Pil del secondo trimestre 2005.


– Ci sono fattori che possono aiutare l’Italia nel breve periodo come il deprezzamento dell’euro o il clima di fiducia in Europa, ma nel lungo periodo la manifattura italiana ha un problema profondo di competitività.


Secondo quanto comunicato dal-l’Istat, infatti, ci sono state fles-sioni a giugno per vari settori di punta del Made in Italy. Il com-parto delle pelli e calzature ha segnato la diminuzione più ampia, seguito da gomma e materie plastiche, apparecchi elettrici e di precisione e mezzi di trasporto.


Anche per Luigi Speranza, i dati sono «deludenti».


– C’è stato qualcosa di strano nel dato di aprile – spiega -. E’ interessante notare che, visto l’effetto di aprile, la produzione industriale italiana sale nel trimestre dello 0,7 per cento.» Ma, secondo l’economista, il dato di oggi «non cambia lo scenario. Ribalta l’aumento di aprile e ritorna ai livelli di gennaio. C’è calma piatta.