Nagasaki, sessant’anni dopo «Uniamoci contro la follia atomica»


NAGASAKI – A tre giorni di distanza da Hiroshima, Nagasaki e l’intero Giappone hanno ricordato ieri il sessantesimo anniversario del secondo, e finora ultimo, bombardamento atomico della storia, con un pressante invito al popolo degli Stati Uniti perché si unisca più attivamente nella lotta contro gli ordigni nucleari, con un senso di urgenza pari «alla rabbia e all’angoscia legati agli orribili attentati terroristici dell’11 settembre 2001″.


«Noi popolo di Nagasaki – ha detto nel suo messaggio il sindaco della città Iccho Ito davanti a 6.000 persone, compreso il primo ministro Junichiro Koizumi, convenute nel parco della pace – comprendiamo bene e condividiamo la vostra rabbia e la vostra angoscia per l’11 settembre. Eppure, la politica nucleare del vostro governo che tiene ammassate negli arsenali 10.000 bombe nucleari, conduce test a ripetizione e cerca ora di sviluppare armi atomiche in miniatura, vi assicura davvero una maggiore sicurezza collettiva? Sono certo che la maggior parte di voi vuole di tutto cuore l’eliminazione di queste armi di distruzione di massa».


La cerimonia è culminata in un minuto di silenzio alle 11:02 locali (03:11 italiane), l’ora in cui la seconda bomba atomica sconvolse il Giappone, già prostrato per l’olocausto non solo di Hiroshima, ma di tante città incenerite dai raid incendiari dei B-29. Quel giorno, il 9 agosto 1945, morirono all’istante 74.000 persone. Il sindaco ha deposto nel cenotafio al centro del Parco della pace tre volumi con i nomi di altre 2.478 vittime, morte negli scorsi 365 giorni quasi tutte per tumori provocati dalle radiazioni assorbite. Con loro, il totale delle vittime della strage identificate è arrivato a 137.339.


Alla cerimonia, oltre a Koizumi che ha riaffermato l’impegno del Giappone a mantenersi un paese pacifico, non nucleare e alla testa del movimento per il disarmo e la non proliferazione nucleare, hanno preso parte, tra gli altri, il sindaco di Hiroshima Tadatoshi Akiba, l’ambasciatore della Russia, unico paese del club delle potenze nucleari ad accettare l’invito, e anziani cittadini americani, coreani e brasiliani, residenti a Nagasaki alla fine della guerra e colpiti anch’essi dalle radiazioni, invitati dalla città appositamente per il sessantennale del terribile evento.