L’America torna a sognare con le stelle


WASHINGTON – Un sospiro di sollievo e subito l’America torna a sognare. Lo shuttle Discovery è felicemente atterrato sulla Edwards Air Force Base in California, concludendo la prima missione spaziale di una navetta americana dopo la tragedia del Columbia il primo febbraio 2003. Discovery ha toccato terra alle 05.12 locali, quando ancora le luci del giorno non facevano capolino. Lo shuttle era stato lanciato il 26 luglio ed è stato in orbita per oltre 13 giorni, due più di quanto inizialmente previsto. Complessivamente, la navetta ha coperto quasi 9,3 milioni di chilometri e ha visto 229 tramonti.


Subito dopo l’atterraggio, seguito in diretta da tutte le tv americane e da tv in tutto il mondo, la comandante Eileen Collins ha trasmesso via radio al Centro di Controllo della missione a Houston in Texas: ‘


– Ci siamo fermati.


La replica e’ stata:


– Benvenuti a casa, amici.


Eileen ha risposto a sua volta:


– Siamo contenti di essere tornati e ci congratuliamo con tutto il team per un lavoro ben fatto.


A bordo di Discovery, c’erano sette astronauti, due donne e cinque uomini, fra cui un giapponese. La discesa dello shuttle era iniziata con l’accensione dei razzi frenanti avvenuta al di sopra dell’Africa, per una durata di 2’42’’, circa un’ora prima dell’atterraggio. A quel punto, la navetta era inesorabilmente “sulla strada del ritorno sulla Terra”, perchè non c’era più modo d’interrompere la manovra.


Discovery ha poi toccato l’atmosfera sulle Isole Cook, nel Pacifico meridionale. E’ stata la fase più delicata della discesa, quella in cui, oltre due anni e mezzo fa, era andato perduto il Columbia con i suoi sette astronauti. Quando, circa 15 minuti prima dell’atterraggio, lo shuttle ha superato il momento di massimo calore c’e’ stato un attimo di sollievo. Poco dopo, la navetta era in vista della base: le telecamere all’infrarosso ne mostravano la sagoma bianca sullo sfondo d’un cielo ancora nerissimo, perche’ non era ancora l’alba sulla California. La discesa sulla Edwards Air Force Base, la prima notturna dal 1981, e la prima dal 2002, non è rara (questa è stata la 50/a). Ma è stata decisa solo dopo che il cattivo tempo sulla Florida aveva indotto la Nasa a rinunciare a fare atterrare Discovery al Kennedy Space Center di Cape Canaveral in Florida.


Intorno a Cape Canaveral, c’erano piovaschi e temporali, con rischi di fulmini intorno alla pista d’atterraggio. I meteorologi delle tv americane, che non erano stati del tutto concordi con la decisione di rinvio motivata con le condizioni del tempo “instabili’’, erano unanimi nell’escludere il rientro in Florida.


Sulla Edwards Air Force Base nel Deserto del Mojave, invece, il tempo era secco. La decisione di spostare l’atterraggio è stata comunicata in modo un po’ elaborato agli astronauti:


– Che ne direste di una bella notte serena con una brezza al fondo della pista nel deserto della California? – e’ stato retoricamente chiesto dal centro di controllo. ‘


– Siamo pronti a fare quello che dobbiamo fare – ha risposto la comandante.


Gli astronauti, e anche la Nasa, preferiscono atterrare in Florida: gli uni perchè lì sono in genere le famiglie ad attenderli; e l’Agenzia perchè i costi sono minori (la navetta è già a casa e non va riportata alla base).


La meteorologicamente tormentata discesa di Discovery aveva solo aumentato l’apprensione per l’atterraggio, il primo dopo la tragedia del Columbia. Discovery, lanciato il 26 luglio, ha sperimentato, al decollo e in volo, alcune degli inconvenienti che avevano ‘condannato’ Columbia. Ma tutti i controlli e gli interventi che hanno potuto essere effettuati in orbita erano riusciti ed erano stati tranquilizzanti. La Nasa ha comunque disposto che gli shuttle restino al suolo fin quando non sia risolto il problema della caduta al decollo dal serbatoio principale di blocchi d’isolante, che possono danneggiare le piastrelle dello scudo termico. Le navette devono andare in pensione nel 2010, ma ancora non esiste un veicolo che possa sostituirle.