Berlusconi: “Fantasie la mia scalata a Rcs”

ROMA – “Un castello di fantasie e menzogne costruito sul nulla”. Questo è per Silvio Berlusconi il tam-tam su una sua presunta partecipazione ad una scalata Rcs, che il premier dichiara con una nota della presidenza del Consiglio “del tutto inesistente”, indignandosi con chi “ha organizzato e sta organizzando tutto questo”. Non basta, ribatte l’opposizione. E Romano Prodi, come se la smentita non esistesse, continua a dirsi “estremamente preoccupato”.


“Nessuno – dice per tutti il diessino Beppe Giulietti – pensava ad un Berlusconi che con il suo borsellino si comprasse il Corriere della Sera. Ma tutte le persone che stanno tentando questa scalata sono unite a lui da legami finanziari o politici”. Legami che Berlusconi nega con assoluta fermezza. Dopo il fondo di Sergio Romano sullo stesso Corriere della Sera che chiedeva al premier di fare chiarezza, Berlusconi era rimasto in silenzio. Ma il giallo è “montato” dopo l’intervista ad Aldo Livolsi, che lunedì ha resa pubblica l’intenzione di una scalata al “Corsera”. E Berlusconi ha scelto di parlare. “Mi sembra impossibile – afferma oggi il premier – che si cerchi di assumere come indizio di una mia partecipazione la presenza di un banchiere d’affari come Aldo Livolsi, che lavorò un tempo con me ma che oggi lavora per sé e per la sua banca d’affari”. Falso, replica il responsabile economico della Margherita Enrico Letta: “Basti sapere che Livolsi siede nel cda della Fininvest”. Insomma, l’opposizione prende atto della smentita ma non si convince. “E’ più che lecito avere dei dubbi – argomenta il diessino Vincenzo Visco – perché siamo di fronte a indizi rilevanti. Dalle intercettazioni alla esplicita presa di posizione di Livolsi, fino alle amicizie internazionali: non dimentichiamo che Agag è stato ospite della famiglia Berlusconi in più occasioni”. “La parola del premier non basta – tuona Antonio Di Pietro indossando nuovamente la toga – ci vogliono le prove. Gli italiani sono ormai abituati alle numerose menzogne di Berlusconi per accontentarsi della sua parola. Ci vogliono prove che dimostrino il contrario e serve una commissione parlamentare”.


Quanto alla domanda del premier su chi tiri i fili dell’operazione e del perché lo faccia, Luciano Violante, capogruppo dei deputati diessini, sostiene che a Berlusconi “non mancano gli strumenti istituzionali per capirlo” e che “sul piano personale può invece facilmente rivolgersi a quel dottor Livolsi che ha appena confermato l’assalto al gruppo Rcs”. Aggiungendo che “è francamente difficile ritenere che l’esperto amministratore della Fininvest agisca soltanto in proprio, tenendo all’oscuro o addirittura negando informazioni al capofila di questa società”. Pierluigi Castagnetti sottolinea piuttosto “i silenzi che valgono più delle parole”, come quelli “sugli intrecci delle operazioni Antonveneta e Rcs”. “E’ sicuramente verosimile che formalmente Berlusconi non sia tra i protagonisti della scalata Rcs – osserva il capogruppo dei deputati della Margherita – ma è inverosimile che un’operazione di tale portata politica sia realizzata da suoi strettissimi amici senza il suo consenso”.

Al centro della polemica torna l’annosa questione del conflitto di interessi. “Berlusconi è un vero estremista del conflitto d’interessi – dice il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio – e quando non c’è lui direttamente coinvolto ci sono amici, prestanomi o soci in affari”. “Il conflitto di interessi – chiosa Beppe Fioroni, della Margherita – è stato risolto abolendo semplicemente il conflitto e conservando gli interessi”. E Pino Sgobio, capogruppo del Pdci, respinge “il repertorio del complotto verso Berlusconi”. Dalla Cdl si levano alcune voci in difesa del premier. Il ministro delle Comunicazione Mario Landolfi, per esempio, rammenta a Berlusconi che gli sarebbe bastato ricordare che “una eventuale scalata, diretta o indiretta, sarebbe stata impedita al premier da una legge dello Stato, la legge Gasparri, che fino a tutto il 2010 vieta ai detentori di quote del mercato televisivo di entrare nel mercato della carta stampata”. Carlo Giovanardi, ministro per i Rapporti con il Parlamento, condivide invece l’indignazione del premier e aggiunge: “D’Alema, Fassino e Mastella dovrebbero avere un po’ più di ritegno ad accusare altri”. Un concetto ripreso da Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Fi, che stigmatizza la “forsennata campagna” dell’opposizione e “il più incredibile del processo alle intenzioni”, con la menzogna della scalata di Berlusconi alla Rcs “considerata sacra, intangibile e facente parte della Costituzione materiale del Paese”. “Prendiamo atto dell’impegno dichiarato dal premier – chiosa Violante – che evidentemente chiamerebbe pesantemente in causa la stessa responsabilità politica di Berlusconi, qualora dovesse venir meno”.