Eurolandia: segnali di ripresa


ROMA – Taglio dei costo del denaro, addio. L’economia europea comincia a dare qualche segnale di ripresa, la domanda mondiale accelera, il petrolio e il dollaro spingono i prezzi verso l’alto. Uno scenario che – come si deduce dalle ultime dichiarazioni di esponenti della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale – fa concordare gli economisti di varie banche internazionali su un punto: l’ipotesi di una riduzione dei tassi d’interesse nella zona euro, fermi al 2 per cento dal giugno 2003, malgrado gli appelli di politici e industriali è ormai esclusa. Al contrario, la Bce già a partire dal board del primo settembre cambierà tono, adottando una posizione più vigile sul rischio-prezzi, che potrebbe leggersi, già oggi, fra le righe del bollettino mensile. E probabilmente, in linea con la Federal Reserve americana che ha alzato per la decima volta consecutiva i tassi (al 3,5 per cento), anche gli uomini guidati da Jean-Claude Trichet l’anno prossimo daranno una stretta al credito.


Secondo gli economisti, è questo il senso delle recenti dichiarazioni sia di Otmar Issing, membro del board Bce, che di Michael Deppler, il direttore del Dipartimento europeo del Fmi. Il primo, al di la’ della conferma della solita formula secondo cui i tassi sono “appropriati’’, ha confermato per Eurolandia uno scenario di ripresa graduale, mettendo tuttavia l’accento sui rischi posti dai prezzi record del greggio, a quota 64 dollari al barile. Quindi, per la Bce la parola d’ordine continua ad essere “stiamo alla finestra’’. “Wait and see’’, aspettiamo e vediamo, è anche l’espressione usata sulle colonne del Financial Times, da Deppler.


“Tre mesi fa – spiega Deppler – vedevamo segnali di una ripresa debole”


In particolare l’inflazione sotto controllo aveva fatto dire al Fmi che “potrebbero verificarsi le condizioni per in taglio dei tassi’’. Non è più così, sembra dire Deppler.


“Gli sviluppi internazionali suggeriscono che il peggio potrebbe essere passato per la crescita, e che c’è ulteriore pressione al rialzo per l’inflazione a causa dei prezzi petroliferi’’.


Quindi, bisogna aspettare e vedere. “Finchè non si sarà affermata una robusta ripresa, non c’è spazio per alzare i tassi’’. I presupposti per un taglio, invece, ci sarebbero solo se “tornassero ad accumularsi segnali di una ripresa zoppicante’’. Gli economisti sono ancora più netti.


– La finestra per un taglio dei tassi, un’opzione aperta fino a un paio di mesi fa, si è ormai chiusa – sottolinea Luigi Speranza, economista di Bnp Paribas -. E’ più probabile che si cominci a guardare a un rialzo anche se la prudenza della Bce suggerisce che i tassi potrebbero restare fermi fino a fine 2006.


Taglio sempre più lontano anche per Vincenzo Guzzo, economista di Morgan Stanley.


– Già domani – spiega – il Pil del secondo trimestre di molti paesi dovrebbe confermare i segnali di risveglio della crescita europea. Il fronte petrolifero suggerisce tensioni per i prossimi mesi. Quindi, di tagliare i tassi non se ne parla, per il resto si vedrà.


Già oggi, nel bollettino della Bce, ci saranno indicazioni interessanti, “perchè agli inizi di agosto non c’è stata la press conference, che in qualche modo verrà sostituita dall’editoriale di oggi’’, spiega Speranza.


– Probabilmente – aggiunge l’economista – la Bce dirà che la ripresa si comincia a vedere nella seconda parte dell’anno. E che, a causa del petrolio, l’inflazione di Eurolandia per il resto dell’anno resterà sopra la soglia critica del 2 per cento per cento.


– Non mi stupirei – conclude Lorenzo Codogno, economista di Bank of America – di vedere già a settembre un linguaggio molto più duro (sul rischio-inflazione, ndr) da parte della Bce. Ma non mi aspetto un rialzo in tempi rapidi, non prima di giugno 2006.