Una pamdemia di febbre aviaria porterebbe a depressione come negli anni 30


ROMA – Una pandemia di febbre aviaria potrebbe avere ripercussioni sull’economia mondiale paragonabili alla grande depressione degli anni ’30. Lo afferma uno studio realizzato da un pool di analisti finanziari canadesi del gruppo Bmo Nesbitt Burns, intitolato ‘Guida degli investitori sulla febbre aviaria’. Nel dettaglio, secondo la ricerca, una pandemia potrebbe devastare l’industria aviaria e quella turistica, scatenare un numero record di fallimenti in tutti i settori economici e mettere in ginocchio le compagnie di assicurazioni. La conclusione del capo economista della Banca di Montreal – Bmo Sherry Cooper è che “l’impatto economico di una pandemia potrebbe essere comparabile, almeno nel breve periodo, alla grande depressione degli anni ‘30’’.


Cooper ha anche specificato che lo studio “non vuole essere allarmistico’’. Il virus influenzale H5N1, che uccide volatili da cortile e uccelli migratori in Asia, fino in Siberia, ha già fatto 61 vittime umane a partire dal 2003. Attualmente non si trasmette facilmente da uomo a uomo, ma il virus comporterebbe un rischio di pandemia di influenza se una mutazione o una contaminazione genetica – ad esempio uno scambio di geni con un comune virus influenzale umano – gli permettessero di diventare più facilmente trasmissibile.


Nessun vaccino è ancora stato sviluppato, ma sono in corso ricerche. Secondo le autorità mediche citate nel rapporto, un’epidemia di febbre aviaria potrebbe svilupparsi in Asia e poi propagarsi, causando una cinquantina di milioni di morti e miliardi di malati. Sul piano economico, la domanda di prodotti molto importati in Cina – ad esempio cemento e acciaio – fletterebbe, causando la perdita di valore di questi materiali. Lo studio precisa che anche il settore immobiliare sarebbe toccato dal deprezzamento, mentre il commercio elettronico conoscerebbe un boom.