Requiem per le colonie


KISSUFIM – Cala il sipario sulle colonie ebraiche di Gaza. Progettato dai dirigenti laburisti negli anni Settanta, coltivato poi con amore, dedizione ed abbondanza di fondi dai successivi governi del Likud, il sogno della presenza ebraica nella striscia di Gaza si è concluso ieri quando ingenti reparti dell’esercito e della polizia israeliani hanno accompagnato su un convoglio di autobus blindati i circa 500 coloni di Netzarim.


In cielo si vedevano elicotteri militari, impegnati a controllare la situazione e ad impedire attacchi in exstremis dell’intifada palestinese dopo che un grave attentato era stato sventato di misura dall’Anp nella vicina città di Khan Yunes.


Non ci sono state violenze. I rappresentanti del sionismo religioso hanno dato libero sfogo al proprio strazio celebrando lunghe preghiere nella maestosa sinagoga. Molti avevano i vestiti lacerati: una forma ebraica di lutto. Nel pomeriggio i coloni hanno preso con sé i rotoli della Bibbia e il candelabro a sette braccia del Tempio e hanno attraversato così le strade del loro insediamento, il primo costruito a Gaza. I soldati e gli agenti non hanno fatto loro premura, e si sono limitati ad osservare in silenzio.Nel primo pomeriggio, quasi da sé, i coloni sono saliti a bordo degli autobus diretti verso il Muro del Pianto di Gerusalemme. Da domani saranno ad Ariel (Cisgiordania) per alcune settimane. Quindi fonderanno ‘Netzarim-2’, probabilmente nel Neghev.Fra i vertici militari israeliani il sollievo è tangibile. Iniziate il 17 agosto, le operazioni di sgombero dei circa novemila coloni di Gaza si sono svolte a tempo di record.


– Avevamo due obiettivi – ha precisato Gershon ha-Cohen, uno dei comandanti delle forze militari impegnate a Gaza -: evitare che nello sgombero ci fossero morti o feriti; ed evitare che la società israeliana uscisse lacerata da questa esperienza.


Il primo obiettivo, a suo parere, è stato raggiunto in pieno. Sul secondo invece è ancora presto per esprimersi.


Nel frattempo gli ufficiali impegnati nei giorni scorsi a Gaza sono passati nella Samaria (Cisgiordania nord) per completare i preparativi dell’ultima fase di questo disimpegno: ossia lo sgombero di quattro piccole colonie ebraiche comprese fra Jenin e Tulkarem: Ganim, Kadim, Homesh e Sa-Nur. Di fatto, le prime due sono vuote. A Homesh e a Sa-Nur, invece, si sono barricati centinaia di giovani ultras che promettono di ingaggiare battaglia con le forze israeliane di sicurezza. Secondo alcune stime il loro numero complessivo è di duemila. Alcuni di loro potrebbero essere armati. Altri potrebbero ricorrere secondo la stampa al lancio di olio rovente sui soldati, o di patate al cui interno sono state nascoste lamette da barba


Malgrado i timori ha detto il portavoce militare di Israele, colonnello Miri Regev i soldati e gli agenti (in tutto, cinque brigate) si presenteranno oggi a Sa-Nur e a Homesh senza armi di alcun tipo. A quanto pare nella prima colonia gli ultras si barricheranno in una caserma fortificata, eretta durante il Mandato bitannico in Palestina. A Homesh potrebbero scegliere la sinagoga come terreno di scontro.


– Abbiamo fatto appello ai rabbini di quelle colonie affinché cerchino di mantenere il controllo sui dimostranti – ha detto il generale Yair Naveh, comandante della forze israeliane in Cisgiordania -. Possiamo accettare proteste passive, senza violenza. Non siamo invece disposti a tollerare che militari o agenti vengano percossi


Nel frattempo in Israele il clima politico resta arroventato. Ieri, giunto in parlamento per riferire alla Commissione per gli affari esteri e la difesa sull’andamento del disimpegno militare, il premier Ariel Sharon é stato apostrofato in maniera molto ruvida da due deputati nazionalisti. Da Uzi Landau, un deputato del Likud, Sharon si è sentito dire che “ha calpestato la democrazia”.


– Costui ha aggiunto Landau è un dirigente corrotto, crudele, senza cuore. I suoi giorni da premier sono contati.


Un altro deputato nazionalista, Efraim Eitam, ha anticipato a Sharon che i nazionalisti religiosi di Israele si vendicheranno nei suoi confronti.


– Siamo decisi a vederlo uscire dalla scena politica, a mandarlo ad accarezzare le capre nel suo ranch nel Neghev. Quell’uomo è una vergogna.


Malgrado gli attacchi verbali, Sharon è determinato a proseguire lungo la linea che si è prefisso.