Calcio, stadi italiani agibili solo «in grazia» del pretore


ROMA – La parola magica è deroga. «In deroga» alle norme vigenti si va a cominciare. Perché tra campionato di serie A e B l’unico stadio di calcio in regola con tutte le nuove disposizioni antiviolenza varate dal Viminale a giugno è quello di Parma. C’è chi è oltre la metà del cammino e chi si sta dando da fare per adeguarsi nel più breve tempo possibile. E c’è anche chi, in stile tutto italiano, pur di non effettuare lavori onerosi e di evitare la mannaia dei decreti, ha deciso di ridurre la capienza dello stadio anche di un solo posto. Fatto sta che nessuno è pronto per domenica. E allora, appunto, o la deroga o niente campionato.


I provvedimenti firmati dal ministro dell’Interno Pisanu, da quello dei Beni culturali Buttiglione e da quello delle Innovazioni e tecnologie Stanca, con il via libera e l’apprezzamento dello stato maggiore del calcio italiano (leggi Figc e Coni), ruotano attorno a tre punti fondamentali: superare la criticità degli impianti, soprattutto per quanto riguarda l’ingresso dei tifosi e la separazione tra spalti e campo; migliorare i sistemi di videosorveglianza, in particolare all’esterno dello stadio dove si verificano la metà degli incidenti; introdurre la nominatività dei biglietti d’accesso per risalire con più facilita ad eventuali responsabili di scontri.


Delle città «big» – Torino, Milano e Roma – è la capitale quella che sembra esser messa meglio. L’Olimpico sarà pronto, anche se a metà. Il prefetto Serra ha concesso due mesi di proroga per la messa a norma dell’impianto sostenendo che «i lavori sono a buon punto». Domenica saranno pronti i tornelli della curva Sud, con tanto di lettori ottici per i biglietti nominali e a seguire si procederà a montare i tornelli anche a in Curva Nord. Sempre in curva Sud sono pronti anche i frangifolla e i divisori interni sia in uscita sia in entrata. Tutti i sedili sono stati numerati, e la capienza è stata ridotta da 82.418 a 80.433 posti. Quanto alla videosorveglianza, solo venerdì si saprà chi ha vinto la gara per migliorare ulteriormente la rete di telecamere a circuito chiuso, già comunque funzionante.


A Torino la Juve ha introdotto i biglietti nominali e ci saranno lettori ottici ai tornelli anche in curva nord. Le telecamere saliranno dalle attuali 21 a 25, ma i lavori non sono ancora terminati. Va molto peggio a Milano: l’unico obiettivo centrato è la copertura televisiva di campo e spalti. I lavori per l’adeguamento della struttura dovrebbero partire a fine settembre e dureranno circa un anno. Il costo stimato è di 17 milioni. E’ escluso inoltre che Milan e Inter possano già da questa stagione vendere biglietti nominali.


Quanto agli altri, ad eccezione di Parma, è un susseguirsi di lavori in corso: a Firenze mancano i tornelli, a Genova ci sono ma solo nei distinti, a Lecce niente biglietti nominali e tornelli, come ad Ascoli, dove non sono numerati neanche tutti i posti. E ancora: mancano zone di filtraggio e prefiltraggio ad Empoli, Verona, Cagliari. A Palermo e Messina non ci sono i tornelli, a Livorno il sistema di videosorveglianza non è ancora totalmente operativo. Il Treviso, neo promosso grazie a sentenze e polemiche agostane, ha risolto il problema cambiando città: giocherà all’ ‘Euganeo’ di Padova, dove però l’unica cosa che c’é è il sistema di videosorveglianza. La serie B è un terno a lotto: stadi con curve ancora senza seggiolini (Trieste), assenza totale di ogni dispositivo di sicurezza (Arezzo e Crotone), niente biglietti nominali, tornelli e zone di prefiltraggio (Bari). Per non parlare poi di Napoli, squadra in C e 50mila persone allo stadio ogni domenica: ci sono attualmente soltanto dei percorsi riservati alle forze dell’ordine. Insomma, ci si affida alla buona sorte, sperando che non faccia spallucce. E alla furbizia: la Reggina in serie A, Brescia e Vicenza in serie B hanno ridotto la capienza a 9.999 posti. A 10mila sarebbe scattato l’obbligo di adeguare l’impianto alle nuove norme.