Scontro Alitalia-Sult, Cimoli non cede

ROMA – “Cimoli non è disponibile a rivedere la propria posizione, l’Alitalia è convinta che l’atteggiamento di chiusura” nei confronti del Sult “non ha conseguenze negative mentre per me ne ha tante nell’ambito dello stato delle relazioni industriali nella compagnia”. Lo ha detto il ministro del Welfare, Roberto Maroni, a conclusione dell’incontro con il numero uno dell’Alitalia, Giancarlo Cimoli, convocato per capire le ragioni della frattura con il sindacato. Maroni, in un incontro con i giornalisti, ha annunciato che questa mattina incontrerà il Sult per ascoltare le ragioni secondo le quali il sindacato definisce “una barbarie antisindacale” la decisione dell’Alitalia di non riconoscerlo come controparte nelle trattative.


Sulla vicenda è intervenuta ieri la Cisl, che per voce del segretarale Raffaele Bonanni esorta il ministro Maroni ad intervenire direttamente preso il Sult affinché annulli lo sciopero. Compito del ministro, sostiene Bonanni, “non è avallare azioni di lotta illegittime ma prevenire i conflitti”. Posizione critica verso il Sult anche da parte della Cgil. Franco Giuffrida, segretario di Cgil Lombardia, in una nota diffusa ieri definisce lo sciopero indetto dal Sult per il 30 e 31 agosto “non rispondente ai principi basilari” delle regole contrattuali tra le parti e della legge sul diritto di sciopero. E queste regole, sottolinea il sindacalista, sono necessarie in primo luogo per evitare che nel comparto aereo si apra la “rincorsa allo sciopero più incisivo”, che potrebbe diventare un metodo per farsi concorrenza tra le varie sigle sindacali. Giuffrida si unisce dunque alla Cisl nel chiedere al ministro Maroni di intervenire per garantire il rispetto delle leggi “anziché tifare per una parte sindacale”. Va peraltro segnalato che al Sult, dopo le dichiarazioni in suo appoggio giunte ieri dalla Fiom-Cgil, è giunta ieri anche la solidarietà del sindacato autonomo Orsa Ferrovie, il quale in una nota condanna “una condotta aziendale censurabile sotto tutti i profili, che utilizza ricatti e violenze per sedare e reprimere la critica ed il dissenso sindacale”.