«Chi semina vento raccoglie tempesta»


WASHINGTON – «Chi semina vento, raccoglie tempesta». Robert F. Kennedy, nipote del presidente John e figlio di Robert, da anni difensore delle cause verdi, ha rinfacciato ieri, sul suo blog, ad Haley Barbour, governatore repubblicano del Mississippi, uno degli Stati più colpiti dall’uragano Katrina, il suo antico disprezzo per la politica dell’ambiente. Robert F. Kennedy auspica che il governatore Barbour, tra un’apparizione televisiva e l’altra, stia rivedendo le sue posizioni. Nel marzo 2001, Barbour, presidente del comitato del partito repubblicano dal 1993 al 1997 e uno degli strateghi della campagna elettorale del presidente George W. Bush, presentò un memorandum al vice-presidente Dick Cheney sull’effetto serra. Nel documento, che – Kennedy ricorda – fu, in seguito, utilizzato dal presidente Bush in un suo discorso, Barbour definì il controllo delle emissioni di ossido di carbonio un atto di «eco-estremismo». La proposta di Barbour, fatta propria dall’amministrazione repubblicana, era di accantonare le idee ambientaliste dell’amministrazione democratica per concentrarsi sulla politica energetica. Per Barbour, allora lobbista dell’industria inquinante, c’era una scarsa conoscenza scientifica delle ragioni dei cambiamenti climatici. «Ma Barbour si sbagliava», afferma Kennedy che cita articoli scientifici che spiegano che esiste un legame di causa ed effetto tra l’aumento della forza distruttiva degli uragani e il surriscaldamento terrestre: la potenza totale sviluppata dalle tempeste tropicali nel Nord Atlantico e nel Pacifico è aumentato del 70-80% negli ultimi trent’anni, in coincidenza con l’emergere dell’effetto serra.


A sostegno delle tesi appoggiate da Kennedy anche quanto sta avvenendo in Brasile. Ieri un tornado con venti a 250 chilometri all’ora ha fatto sparire un intero villaggio dal nome curioso di Muitos Capoes (molti capponi, in italiano), nello stato meridionale del Rio Grande do Sul. L’evento era stato previsto, e la popolazione ha potuto mettersi in salvo. Il turbine è stato così violento che di oltre metà del villaggio non sono rimaste che le fondamenta; di molte case, comprese pareti e tetti, non si sono più trovate tracce nemmeno nelle vicinanze. Un palo della luce è stato segnalato a 27 chilometri di distanza da dove era piantato. Il tornado, che ha colpito una zona limitatissima ma ha provocato ingenti danni all’agricoltura a causa delle precipitazioni di grandine che l’accompagnavano, è il terzo che colpisce il Rio Grande do Sul quest’anno, quando in precedenza il fenomeno avveniva abitualmente una volta ogni due o tre anni.