Cdl, l’Udc pone le condizioni: «Vogliamo il proporzionale»


ROMA – «Chiediamo una legge elettorale proporzionale con premio di maggioranza», che venga discussa e approvata «prima della devolution». In queste due frasi, pronunciate dal segretario Marco Follini e da Mario Tassone, esponente centrista attualmente viceministro per le Infrastrutture, si racchiude l’esito del «consiglio di guerra» (la definizione è del Corriere della Sera) dello stato maggiore dell’Udc, svoltosi per tutta la giornata di ieri – dalla mattina fino a sera – in un albergo del litorale romano, lontano dalle pressioni della capitale.


Al termine del lungo confronto interno, Follini ha tenuto una conferenza stampa in cui ha confermto che il tema della leadership nel centrodestra resta, per il suo partito, all’ordine del giorno; ha quindi dichiarato: «L’Udc si sforza di promuovere innovazione e moderazione, due virtù politiche che non rientrano più di tanto nell’agenda di governo di Romano Prodi. Vogliamo che il centrosinistra non vinca e tanto più diciamo che il centrodestra deve cambiare. Il cambiamento per noi comincia dal primo appuntamento parlamentare: la legge elettorale».


Le reazioni: cordiale apertura da parte di Forza Italia, con Berlusconi e altri esponenti del partito che si dicono disposti parlare dell’argomento. Assai più fredda la posizione di An, enunciata dal suo segretario, il ministro degli Esteri Gianfranco Fini: «Alleanza nazionale è pronta a discutere di nuova legge elettorale solo a condizione che essa garantisca che, come accade ora, la coalizione di governo nasca nelle urne, per volontà degli elettori, e non in Parlamento per volontà dei partiti. Mi auguro che l’Udc sia consapevole che, al di là della scelta maggioritario-proporzionale, per An sarebbe inaccettabile archiviare la stagione del bipolarismo e della alternanza tra coalizioni formatesi prima del voto popolare». Perentoria, poi, la presa di posizione della Lega, che di posporre la riforma federalista proprio non vuol sentir parlare; quanto al merito della legge elettorale, «se ne può discutere senza alcun problema – ha dichiarato Roberto Calderoli, ministro delle Riforme. – Quando si hanno i voti non è un problema con che strumento andare alle elezioni».


Da parte dell’opposizione, gelo assoluto alla proposta dell’Udc. Sferzante Gavino Angius, capogruppo Ds al Senato: «Dai ‘combattenti’ dell’Udc, conoscendoli, non ci aspettavamo molto di più»; ma dopo quest’ultima puntata, il «teatrino» svoltosi in seno alla Casa delle libertà sprofonda nel «ridicolo».


«Dopo aver detto in queste settimane e in questi giorni – spiega Angius – che Berlusconi è ormai impresentabile come leader della coalizione, oggi (ieri per chi legge, ndr) l’Udc si riunisce in conclave e decide che la questione vitale per la sopravvivenza della maggioranza è la legge elettorale.


E i problemi del Paese? Non un accenno ai conti pubblici, al costo del lavoro, ai problemi della scuola». «In ogni caso – conclude il senatore dei Ds – siamo contrari a qualsiasi modifica della legge elettorale a sei mesi dalle prossime elezioni. La Cdl lo sa e ne deve tenere conto». Frase, quest’ultima, ribadita ieri da numerosi esponenti del centrosinistra, tra i quali anche Romano Prodi: «Dei contrasti all’interno della Casa delle Libertà non mi interessa – ha detto ieri, a margine di un dibattito con i giovani dell’Unione svoltosi a Correggio. – Io so che non si cambia la legge elettorale alla vigilia delle elezioni. E’ la regola elementare, fondamentale di ogni democrazia».