Perchè io voto Romano Prodi

Il mio partito è impegnato in modo energico a sostenere la candidatura di Romano Prodi nelle primarie per la scelta del candidato premier della Unione.


Le ragioni di questa scelta sono state spiegate in più di una occasione da Piero Fassino,da Massimo D’Alema e da tante altre compagne e compagni. Io vorrei soffermarmi su una di esse,che penso rappresenti un grande punto di forza del centrosinistra, e che Romano Prodi piu di altri potra’ far valere alla guida del Paese.


Questa ragione si chiama Europa.


Prodi ha presieduto la Commissione Europea portando in porto alcune importanti vittorie,prime tra tutte l’allargamento,la moneta unica,l’avvio della costituzionalizzazione dell’Europa. Chi oggi vive da vicino la vicenda europea può toccare con mano quanto distante sia l’attuale opacità dell’esecutivo Barroso dalla determinazione con cui Prodi e i suoi Commissari hanno accompagnato,promosso e sostenuto grandi sfide con risultati evidenti.


Oggi,di fronte alla crisi del motore francotedesco, il governo italiano, se guidato dal centrosinistra e da un uomo che crede nella integrazione europea, può diventare il nuovo motore per uscire dalla secche paludose in cui ci troviamo.


So bene che proprio i temi più sensibili che andrebbero sviluppati con forza – l’allargamento, l’euro e il necessario coordinamento delle politiche economiche e finanziarie, la ripresa del percorso costituente e il bilancio comunitario, saranno paradossalmente gli argomenti con cui il centrodestra italiano tenterà un impossibile recupero elettorale , mascherando il marchiano fallimento del proprio governo.


Ma questa è una ragione in più per sostenere Prodi e per mettere al primo punto della agenda programmatica nostra, il rilancio del ruolo storico proeurope dell’Italia.


L’Unione Europea ha bisogno di una nuova leadership politica, sinceramente europeista e federalista, in grado di far compiere al processo d’integrazione un balzo avanti ormai non più rinviabile. La profonda crisi registratasi all’indomani dello svolgimento dei referendum costituzionali in Francia e Olanda, e acuita dal mancato accordo sulle nuove prospettive finanziarie per il periodo 2007 – 2013, rischia di divenire la pietra tombale del sogno europeo.


Occorre rilanciare il progetto integrazionista, il suo senso etico e politico più profondo, i suoi valori costituenti, la sua storica prospettiva di pace, progresso, prosperità e stabilità. E occorre farlo affrontando i nodi spinosi delle indispensabili riforme istituzionali per far funzionare l’Europa a 25, della costruzione di una coesa presenza europea sullo scenario internazionale, della necessità di colmare la distanza tra la vita politica comunitaria e il demos europeo.


Di fronte alla crisi profonda che oggi ci troviamo ad affrontare, non servono né soluzioni di comodo né pannicelli caldi; ed è davvero preoccupante la miopia con cui diversi governi nazionali si stanno ostinando a difendere, in sede comunitaria, odiosi e superati privilegi attraverso bieche rivendicazioni dal sapore nazionalistico.


L’Italia del centro sinistra può contribuire a rimettere in moto il processo d’integrazione, se guidata da un leader come Romano Prodi che della sfida europea ha fatto ragione profonda del proprio impegno politico fin dal 1996. Il nostro Paese potrà, in un auspicato prossimo futuro, contribuire positivamente al dibattito sui grandi temi relativi al futuro dell’Unione Europea: ripresa del processo costituzionale, allargamento alla Turchia, riforma del bilancio comunitario su tutti.


A differenza dell’attuale esecutivo,  più spesso rivelatosi disdicevole ostacolo per  potenziali approfondimenti dell’integrazione, il governo del centro sinistra potrà riempire di reali contenuti, e scelte politiche conseguenti, uno slogan troppo spesso rimasto solo vuota enunciazione propagandistica: “Più Europa”. Del resto le grandi culture politiche del Paese, quelle che ne hanno costruito la storia e la collocazione internazionale, non a caso si ritrovano tutte oggi unite nello sforzo dell’Unione per tornare al governo dell’Italia.


E Romano Prodi ne rappresenta la migliore sintesi possibile.