Scontro sul voto all’estero

ROMA – Stefano Stefani, responsabile della Lega per gli Italiani nel mondo nonché sottosegretario all’Ambiente, ha diramato una nota con cui propone di rinviare di un anno l’elezione dei parlamentari riservati ai cittadini italiani residenti all’estero, perché “molti degli ostacoli organizzativi per il voto degli italiani all’estero non sono stati rimossi o parzialmente risolti, come attestano le difficoltà che gravano sui nostri uffici consolari”. “Negare il voto per la prossima legislatura non sarebbe né giusto né possibile” scrive Stefani, che propone quindi “uno slittamento delle elezioni, anche solo di un anno, per consentire così agli italiani all’estero di esprimere il loro voto sotto tutte le garanzie, politiche innanzitutto”. Il ministro per gli Italiani nel mondo, Mirko Tremaglia, ha definito la proposta di Stefani “un’assurdità costituzionale e politica”, perché – sostiene Tremaglia – il voto degli italiani all’estero è garantito dalla Costituzione ed è anche un punto fondante del programma del centrodestra. Ugualmente dura la reazione dell’opposizione. Gianni Pittella (Ds) attribuisce al governo la colpa dei ritardi – innegabili – segnalati da Stefani; la via, dice, è agire per superarli, “ogni ipotesi di sospensione del voto all’estero troverà la nostra ferma opposizione”. E Franco Danieli (Margherita) si chiede: perché tutti questi dubbi, dopo che la legge in questione, la 459, ha già permesso, dal 2001, tre votazioni all’estero?