Ministro Tremaglia, e l’America Latina?

Il Ministero degli Italiani nel Mondo ha emesso un comunicato nel quale si legge:  E’ iniziata la consultazione che il Ministro per gli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia promuove in vista delle prossime Elezioni Politiche del 2006 che, per la prima volta vedono, come protagonisti gli Italiani all’estero. Infatti, come si sa, vi saranno in competizione le liste dei candidati italiani residenti all’estero per l’elezione di 12 deputati e sei senatori che verranno eletti in Europa, in America del Nord, in Africa, in Australia e in Asia, che entreranno a Montecitorio e a Palazzo Madama.


E l’America Latina? Il lapsus di chi ha compilato il comunicato è gravissimo, tanto quanto lo è quello di chi lo ha letto all’interno del Ministero, di chi lo ha comunicato a importanti agenzie di stampa e di chi, all’interno di queste agenzie, lo ha rilanciato pari pari senza preoccuparsi di verificare se l’assenza dell’America Latina, area del mondo in cui la presenza degli italiani è fondamentale, era voluta o solamente frutto di una svista. La nota prosegue dicendo:   Il Ministro Tremaglia  ascolterà i rappresentanti dei Comitati tricolore per gli Italiani nel Mondo, degli Azzurri nel Mondo,  dei Circoli di estrazione cattolica, dei Patronati, delle Associazioni culturali, dei rappresentanti dei Comites e dei CGIE,  delle Associazioni combattentistiche, della Dante Alighieri, delle Categorie produttive, dei Rappresentanti della stampa e della comunicazione e  di quanti hanno partecipato ai convegni organizzati dal Ministero per gli Italiani nel Mondo e che intendano partecipare a  liste elettorali al di fuori dei partiti politici.


È ben curioso notare che la lista delle organizzazioni che il Ministro convoca per creare “liste elettorali al di fuori dei partiti politici” ha in testa i “Comitati Tricolore per gli Italiani nel Mondo” e gli “Azzurri nel Mondo”, due espressioni apertamente politiche legate ad Alleanza Nazionale, i primi, e a Forza Italia i secondi.


La stima che sentiamo per il Ministro Tremaglia rende ancora più amara la constatazione che si continua a giocare con la buona fede delle comunità. 


Chi si presenterà come candidato di liste che si dicono staccate dai partiti, o mente o non conosce il mondo politico italiano. In ambedue i casi non offre garanzie per rappresentarci. Restare fuori da quelli che ormai in Italia sono schieramenti di partiti e non singoli partiti è praticamente impossibile e la manciata di futuri parlamentari che aderisse a questa idea non riuscirebbe ad avere una collocazione capace di dargli una possibilità reale di decisione. Come ha giustamente detto il sottosegretario leghista Stefano Stefani “il numero di questi parlamentari non sarebbe determinante per la creazione della maggioranza di governo”. Significherebbe inoltre accettare l’idea del ghetto e cioè quella di essere parlamentari di serie B e non, come indica la riforma costituzionale, con i diritti e i doveri di tutti i parlamentari italiani. Certo, renderebbe anche il lavoro molto più facile perchè, di fronte alle proprie incapacità si potrebbe estendere la colpa ad un fumoso e lontano mondo politico italiano al quale ci si glorierebbe di non appartenere. E invece no. Chi si assume l’onore e l’onere di rappresentare i suoi connazionali in Italia deve avere anche il coraggio di una coerenza politica e d’ideali, portata avanti senza paure e senza vergogne. Le battaglie vanno affrontate da dentro, e cioè all’interno dei luoghi in cui si gestiscono le decisioni, all’interno degli schieramenti con cui ci si sente maggiormente identificati e che, all’ora della verità, diventeranno i veri responsabili delle promesse elettorali dimenticate o mantenute e della capacità di aver espresso candidati in grado di lottare per gli impegni assunti. Come ha detto nei giorni scorsi Teodoro Petkoff in uno dei suoi brillanti editoriali, dimostrando che tutto il mondo è paese: “…en un proceso electoral no hay más protagonistas que los partidos. No son los gremios, ni los sindicatos o las ONG quienes postulan, sino los partidos”. È poi ovvio che chi sarà eletto dovrá anche avere l’abilitá e l’intelligenza di cucire alleanze trasversali per la risoluzione di problematiche comuni. Ma creare una massa informe di deputati e senatori avrebbe come unica conseguenza quella di togliere serietà e consistenza al nostro voto. Quando invece non cela l’intenzione di nascondere le vere simpatie politiche dei candidati che, ne siamo certi, verrebbero svelate dopo le elezioni e cioé quando il voto li avrà pienamente legittimati (ne sappiamo qualcosa noi del Venezuela), e sarà troppo tardi per protestare.


Volerci “proteggere” dalla lotta politica nella realtá significa solo toglierci forza e anche sottovalutarci.


Comunque per ora sono ben altri i problemi che minacciano di trasformare il nostro voto in una frustrante bolla di sapone. Ancora non esiste, per esempio un atto di natura legislativa che indichi in che modo saranno assegnati i 18 seggi agli italiani all’estero. Per non parlare delle drammatiche lungaggini in materia di aggiornamento delle liste elettorali.


Una patata bollente di non facile soluzione per il nostro Ministro che, quando si parla di voto degli italiani all’estero, ha più nemici in casa che all’opposizione.


Per concludere, chiediamo ai responsabili della nota emessa dal Ministero per gli Italiani nel Mondo di includere l’America Latina tra i paesi citati e di evitare in futuro così gravi omissioni.