Tremaglia apre il giorno dell’orgoglio italiano

NEW YORK – Non ci sono state le temute contestazioni, e per Mirko Tremaglia, il ministro per gli italiani nel mondo, è stato il giorno del trionfo in terra d’America. Tremaglia, quasi 79 anni, che si è battuto per tutta la sua vita politica per il voto degli italiani all’estero, ha aperto oggi, tra gli applausi della folla presente, la 61.ma parata del Columbus Day, sulla prestigiosa Quinta Strada di New York.


Preceduto dalla banda della Polizia di Stato (che nei giorni scorsi aveva suonato anche a Grand Central Station), seduto in una auto scoperta – purtroppo non italiana, anche se europea, – con un grande tricolore in mano e particolarmente sorridente, il ministro è apparso felicissimo, convinto di avere coronato oggi il successo di una battaglia durata decenni, tra promesse, incomprensioni, e ostacoli vari, fino al voto unanime del Parlamento nel 2001. Ora il voto per gli italiani all’estero è diventato realtà, e per la prima volta si recheranno alle urne per le elezioni in calendario in primavera, per eleggere i loro deputati e i loro senatori.


 


UNA SFILATA TRANQUILLA SOTTO UN CIELO COPERTO


Sotto un cielo grigio e con una temperatura ormai quasi invernale, la sfilata, a dir vero piuttosto tranquilla, si è snocciolata sulla prestigiosa “Avenue”, raggiungendo Central Park dopo avere superato il mitico Rockefeller Center. In testa al corteo, insieme con la Polizia italiana (e la potentissima Lamborghini delle Stradale), ai Marines, alla banda musicale della Nypd – la polizia della Grande Mela – che non poteva suonare altro che “New York New York”, c’era anche un drappello di militari con divise della Guerra Civile. Non erano soldati (o più probabilmente discendenti di militari) qualsiasi: facevano parte della “Garibaldi Guard”, cioè la compagnia A del 39.mo reggimento di Fanteria nordista.


 


GIUDICE SUPREMO SCALIA GRAN MARESCIALLO


Oltre a Tremaglia, un altro tra gli ospiti d’onore della parata, per ricordare la scoperta dell’America, il 12 ottobre 1492, è stato il vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini, responsabile per la giustizia e la lotta contro il terrorismo. Il “Grand Marshall” della manifestazione era quest’anno uno degli italo-americani più potenti: Antonin Scalia, uno dei giudici della Corte suprema degli Stati Uniti, di origini italiane e cresciuto proprio a New York. Prima della parata i protagonisti del Columbus Day hanno partecipato ad una messa solenne nella Cattedrale di San Patrizio, la più famosa chiesa cattolica degli Stati Uniti, celebrata dal cardinale Edward Egan, l’arcivescovo di New York.


 


LA FESTA DEL TRICOLORE FUORI DALL’ITALIA


“Essere qui è per me una grande emozione – spiega Tremaglia, – è la festa del tricolore fuori dall’Italia. Sia benedetto lo Stato americano”. Secondo il ministro la “Columbus Parade” conferma “l’importanza del tricolore nel mondo, che ha recepito il grande sacrificio” fatto dai nostri connazionali andati all’estero, conquistando poi non di rado posizioni di rilievo. Tremaglia ha anche tenuto a ricordare che la questione del voto degli italiani all’estero (“la mia grande vittoria”, come ama dire), piace molto anche “al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che è al di sopra delle parti”. Per Tremaglia non si tratta della prima “Columbus Parade”, mentre Frattini era al suo esordio sulla Quinta strada. “E’ una esperienza emozionante – ha detto il commissario – in un momento in cui l’amicizia tra Italia e Stati Uniti attraversa un momento di gloria”.


 


LONTANE POLEMICHE BLOOMBERG PER SOPRANO’S


Per New York era presente il sindaco della città, Michael Bloomberg, con giubbotto sportivo e piccolo tricolore in mano, accompagnato, lungo la parte più nota della Quinta strada, da centinaia di locandine elettorali “Vinciamo con Bloomberg”. Il mese prossimo il sindaco mira ad essere rieletto, e dovrebbe riuscirci con una ampia maggioranza. Sembrano quindi ormai lontane le polemiche del 2002, quando il primo cittadino snobbò la sfilata perché gli organizzatori avevano rifiutato la presenza di due attori dei “Soprano’s”, il popolare serial televisivo dedicato ad una famiglia di mafiosi del New Jersey. Per ripicca, Bloomberg aveva quindi invitato i due attori, Lorraine Bracco e Dominic Chianese, a mangiare un ossobuco da Dominick’s, un famoso ristorante italiano del Bronx. Quello degli stereotipi mafiosi alla “Soprano’s” è una delle ossessioni delle comunità italiane d’America: sono finiti nel loro mirino non solo star come Robert De Niro, ma anche i protagonisti di un cartone animato come “Shark Tale”.