Il Colombo punito, L’errore del navigatore

Una canzoncina infantile venezuelana dice che la popolazione é composta da bianchi, neri e indigeni. E, su questa scia della coscienza di un paese costruito con l’apporto di razze, culture e religioni diverse il 12 ottobre é stato a lungo commemorato come “Giorno della Razza”, giorno in cui Colombo, nello scoprire un nuovo continente, apriva le porte allo scontro-incontro di popoli tanto dissimili. I libri di scuola parlavano dei pro e i contro della conquista, senza mai dimenticare la critica agli eccessi e la crudeltá degli spagnoli.


In questi ultimi anni il “Giorno della Razza” é diventato il “Giorno della Resistenza Indigena” e il ricordo del dolore delle popolazioni indigene, a seguito della conquista, ha offuscato anche il piú piccolo aspetto positivo dell’incontro delle razze. Un’interpretazione la cui analisi e critica lasciamo agli storici. Ció che ci duole come italiani é che il “colpevole” di tutti i mali del genocidio sembra essere diventato Cristoforo Colombo tanto che l’anno scorso un gruppo di esaltati ha buttato a terra e distrutto una statua del grande navigatore che si ergeva da piú di 100 anni in una delle piazze piú belle di Caracas. Un crimine non solo artistico ma anche storico perché la statua, oltre al suo significato simbolico, aveva un notevole valore artistico. Un’azione ingiusta verso Colombo e ingiusta verso tutti quei connazionali che negli anni seguenti hanno contribuito notevolmente allo sviluppo del Venezuela con il loro lavoro, la creativitá e la capacitá di adattarsi con fantasia ai “cambiamenti improvvisi di rotta”.


A un anno da quell’increscioso incidente la Voce d’Italia ricorda Colombo in questo editoriale del vicedirettore Mauro Bafile.


 


 


L’errore del navigatore


 


 


La storia, si sa, la scrivono i vincitori. E a volte la riscrive chi detiene il potere. Ecco dunque che il “Giorno della Razza”, con ragione o senza, diventa il “Giorno della Resistenza Indigena”. Non è un semplice cambio di nome. Racchiude un nuovo concetto dell’interpretazione della storia. In questo modo il 12 ottobre non è più il giorno che celebra la fusione di razze, culture e tradizioni diverse, base di ogni sviluppo sociale, ma diventa la commemorazione di un genocidio che mai avrebbe dovuto esistere, genocidio perpetrato dagli spagnoli in terra americana.


Non si capisce se la confusione è prodotto di un eccesso di nazionalismo o di una peculiare interpretazione dei fatti. Chi lo sa. Ciò che è certo è che il nostro genovese, quello che ha sfidato l’ignoto, di colpo è diventato “conquistatore”, “genocida”, e come se ciò non bastasse, colpevole del nostro sottosviluppo. Strana equazione. Non fu certamente un santo, per carità, ma da lí ad imputargli gli eccessi degli spagnoli che hanno soggiogato e schiavizzato gli indigeni riducendo in cenere le popolazioni che hanno opposto resistenza c’é un bel passo.


Per quanto riguarda il sottosviluppo valga un ulteriore chiarimento. Colombo ha scoperto l’America. L’America nella quale si celebra il “Columbus Day” e quella in cui si commemora il “Giorno della Resistenza Indigena”. Non è certo colpa sua se ognuna di queste Americhe ha avuto uno sviluppo economico diverso e cioè quello della ricchezza e del benessere nel nord, nonostante il neoliberalismo selvaggio, e quello della povertà e la fame nel sud, nonostante il paternalismo eccessivo dello Stato.

Cristoforo Colombo non ha la colpa del modo in cui si è sviluppata la “conquista”. Non è stato lui il responsabile degli eccessi degli spagnoli e, meno ancora, lo é delle nostre attuali carenze. L’unica sua colpa è stata quella di scontrarsi con un continente sconosciuto, eventualitá che non era affatto nei suoi piani. Una distrazione del timoniere? Un errore di calcolo? Un’errata lettura delle stelle? Uno scherzo del destino? Chi lo sa cosa ha cambiato la sua rotta. Quello che é certo é che se ció non fosse accaduto, ben diverso sarebbe il nostro destino. F