Nuovo Psi, Craxi segretario di un partito spaccato


ROMA – Bobo Craxi è stato proclamato nuovo segretario dell’Npsi (Nuovo Psi) da un congresso che il segretario uscente, Gianni De Michelis, non riconosce come regolare e dunque non in grado di deliberare un cambio di leader. Più spaccato di così, l’Npsi non poteva uscire da una assise chiamata a decidere su posizioni diametralmente opposte, quella di Bobo Craxi che sostiene la necessità di uscire dalla Casa delle libertà, e quella di De Michelis, “lealista” verso Berlusconi. Il neosegretario rivendica la validità della sua elezione, sostenendo che “oltre tre parlamentari su quattro” del nuovo Psi sono con lui; De Michelis contrappone un fatto formale, ovvero la decisione della commissione di garanzia del partito – presa a maggioranza (5 contro 3) prima che Craxi venisse eletto – di sospendere il congresso. Si prefigura adesso la prospettiva di una battaglia legale per l’assegnazione della direzione del partito, come avvenne all’epoca della scissione del Ppi in Cdu (precursore dell’Udc) e Popolari (confluiti poi, quasi tutti, nella Margherita).


Per una cronaca dettagliata della giornata convulsa vissuta al congresso del Psi, rimandiamo alla seguente corrispondenza fornita dall’agenzia Ansa: 


ROMA, 23 OTT. – La scena non può essere più surreale: Bobo Craxi, Saverio Zavettieri, Franco Piro e Vincenzo Milioto lasciano la sala stampa del congresso dopo aver illustrato la loro posizione ai giornalisti, ed ecco tornare Gianni De Michelis, in compagnia di Chiara Moroni e Donato Robilotta, che entra nella stessa sala per spiegare le sue ragioni. Un breve saluto tra i contendenti, ma senza astio, e senza la passionalità che le scissioni si portano dietro.


Eppure di passionalità ce n’è stata tanta in questi giorni alla Fiera di Roma. La scissione, l’ennesima per i socialisti italiani, è giunta dopo tre giorni di dibattito infuocato, spesso ai limiti dello scontro fisico, tanto da spingere De Michelis ad avvertire questa mattina i delegati che in caso di botte non avrebbe esitato a chiedere l’intervento della polizia. Tutti hanno avuto la consapevolezza fin dall’inizio che la scissione era un esito tutt’altro che improbabile, e i sospetti che gli avversari puntassero alla spaccatura sono stati equamente presenti nei due schieramenti.


Bobo Craxi, il leader degli oppositori alla linea del segretario uscente, non esita a indicare una regia esterna della rottura del Nuovo Psi: Forza Italia. Un sospetto che forse dà una spiegazione in più del suo violento attacco di ieri al vice coordinatore dei forzisti, Fabrizio Cicchitto, accusato di aver stilato liste di proscrizione dei socialisti. De Michelis vede nelle deleghe stampate uscite fuori al momento della divisione una prova tangibile di un piano preparato a tavolino. Le note dell’Internazionale fanno così da contrappunto ad una nuova divisione dei socialisti italiani, e come spesso è accaduto nel passato ci si divide nel nome dell’unità. Basti pensare ad una delle ultime lacerazioni del Psi, nel ’63-’64, all’inizio del centrosinistra, quando la sinistra del partito uscì per fondare il Partito socialista italiano di unità proletaria, a cui Nenni, nel ’66, rispose con la fusione con l’ex scissionista Giuseppe Saragat fondando il Partito socialista unitario. Solo che le divisioni di solito restano, e quel raro caso di riunificazione durò una brevissima stagione.


Ed è “unità” la parola più inflazionata di questa tre giorni socialisti alla Fiera dell’Eur. Unità socialista, fine della diaspora iniziata con la tempesta di Tangentopoli, difesa dell’identità socialista, rancore per i comunisti che approfittarono dell’ondata giustizialista per attaccare il Psi e Bettino Craxi.. Lo ripetono tutti, difficile cogliere le differenze tra gli oratori che si avvicendano al podio. Ma invece la divaricazione c’è, e profonda. Una parte del Nuovo Psi ritiene che non si possa traghettare dalla Cdl al centrosinistra come se niente fosse, come se si abiurassero le scelte fatte in questi anni. Oggi si fanno interpreti di questi sentimenti l’unico ministro del Garofano, Stefano Caldoro, e l’unica donna parlamentare, Chiara Moroni. Caldoro ricorda le monetine lanciate contro Craxi davanti al Raphael, chiedendosi come possano oggi i socialisti stare con Bertinotti, Cossutta… Gli risponde Vincenzo Milioto, che domanda se sia più facile stare con Buontempo, Tremaglia, Bossi, Fini… Chiara Moroni grida al microfono che mai i socialisti potranno andare con i comunisti che li hanno ricacciati nei tribunali. Zavettieri si appella alla platea perché non si perda l’occasione storica di riunificare i socialisti, di fare le liste unitarie con i ‘fratelli separati” dello Sdi, riservando a De Michelis un’accusa antica e durissima: ”attendista”. I delegati si scaldano, applaudono i leader della loro fazione, e gridano insulti pesantissimi agli altri. Gruppi vocianti spesso si fanno sotto il palco della presidenza, per chiedere, protestare, e la tensione si taglia con il coltello. Alcuni oratori riescono ad entusiasmare più degli altri, e i militanti più focosi reagiscono chiedendo a gran voce di farlo segretario. Però si avverte che i dirigenti delle due fazioni stanno trattando.


Un colloquio avviene all’aperto, davanti a tutti. E’ tra De Michelis e Craxi. Un gruppo di militanti segue il colloquio a rispettosa distanza, e nei loro occhi si legge la speranza. Ma le facce dei due dopo li getta nello scoramento. ”E’ mio dovere tentare fino all’ultimo di tenere insieme questa famiglia”, dice De Michelis nel suo ultimo, disperato tentativo di evitare la spaccatura, quando chiede di dargli fiducia, che lui riuscirà a farla l’intesa con Boselli e Pannella, ma portandosi tutti dietro, e non mezzo partito. Ma la ”guardia è stanca”, e la voglia di agire è più forte della pazienza per le sottili trattative. Bobo Craxi è uno di quelli che non ne può più, e ce l’ha con De Michelis che continua a mediare tra lui e i più riottosi al passaggio nel centrosinistra, come Caldoro e Moroni.


”Ha cercato di fare il mercante di Venezia, ma finirà come lo Scià di Persia”, commenta con chi gli sta accanto mentre il segretario si appella alla ragionevolezza di tutti perché si eviti ”la pura follia di parlare di unità cominciando a dividersi”. De Michelis pensa per un po’ di vincere sfinendo gli altri con un dibattito ad oltranza, memore della sua esperienza nella Unione Goliardica, dove una volta ”il Consiglio nazionale iniziò una riunione il mercoledì pomeriggio e si concluse di sabato”. Ma poi si rende conto che non c’è spazio per le tattiche da Ugi, e decide di fare l’ultimo appello perché si sostenga la sua linea che ritiene l’unica in grado di non mandare a pezzi il partito. Ma il tentativo non riesce, e le cose precipitano in pochi minuti. Lui si allontana con i suoi, e chi resta lo dichiara decaduto, eleggendo segretario Bobo Craxi. Cala così il sipario sul V congresso nazionale del Nuovo Psi: il congresso della svolta per alcuni, il congresso che non c’è mai stato per gli altri.