«Alle regionali votino anche i friulani residenti all’estero»


UDINE –

Alla seconda «Convention della friulanità nel mondo», tenutasi nel mese di agosto a Monfalcone, l’Ente Friuli nel Mondo ha chiesto ufficialmente che il nuovo Statuto della Regione riconosca il diritto di voto ai friulani all’estero. In altre parole, che possano eleggere e farsi eleggere in occasione delle elezioni regionali. È la prima volta che una richiesta del genere appare sulla scena politica: la novità sta qui.


Marzio Strassoldo, che è presidente della Provincia di Udine e presidente dell’Ente Friuli nel Mondo, spiega così la richiesta: «Dopo il riconoscimento del diritto di voto agli italiani all’estero, bisogna calare quel riconoscimento anche nelle realtà locali. È il modo più immediato per rendere le politiche migratorie più aderenti alla realtà attuale. Esse non possono limitarsi all’elargizione di pensioni o a sostenere la nostalgia. Gli emigrati sono elementi attivi della società: è giusto, oltre che doveroso, aprire ad essi tutte le porte della società. Il rapporto che l’Ente Friuli nel Mondo ha con la diaspora friulana parte da questi presupposti».


Resta ora da vedere quanta possibilità di successo potrà avere questa richiesta. Molte, almeno sulla carta perché l’Ente Friuli nel Mondo è l’unica struttura che tiene i contatti tra i friulani che sono andati via e la madrepatria. Non è un partito ma molto più di un partito: è una istituzione trasversale capace di elaborare solide strategie migratorie perché lo fa da oltre mezzo secolo in nome della friulanità non degli schieramenti politici.


E allora, se l’iniziativa è partita dall’Ente Friuli nel Mondo vuol dire che la chiedono i quasi due milioni di emigrati friulani che esso rappresenta e che hanno con il Friuli un rapporto costante. E i partiti non possono far finta di niente: rischierebbero di essere isolati dall’opinione pubblica. Nei giorni in cui la richiesta veniva ufficializzata non c’è stato giornale, emittente televisiva o radio che non abbia dato ad essa i titoli d’apertura.


Se il presidente dell’Ente Friuli nel Mondo (che come si è detto è anche presidente della Provincia) indica la strada, il suo braccio destro, Ferruccio Clavora (direttore generale dell’Ente), dice come percorrerla: «In attesa che la nostra richiesta venga inserita ufficialmente nel nuovo Statuto regionale e diventi operativa, i friulani che vivono all’estero devono iscriversi nei registri tenuti dai vari Consolati. Quei registri, che consentono di individuare gli italiani che hanno diritto al voto, saranno lo strumento indispensabile per individuare anche i friulani che avranno analogo diritto in occasione delle elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia».


Ma si è sulla buona strada: nell’ultimo anno i cittadini iscritti all’Aire sono aumentati di oltre 150mila unità, e sono sensibilmente aumentate anche le iscrizioni nelle anagrafi consolari. In passato le liste dell’Aire e quelle dei Consolati languivano perché l’iscrizione non era in cima ai pensieri degli italiani all’estero. L’impulso è stato dato dalla concessione del voto, e si hanno dati ufficiali consolanti: superano abbondantemente i quattro milioni i connazionali presenti nelle anagrafi consolari. Queste cose all’Ente Friuli nel Mondo le sanno, perciò hanno calcato l’acceleratore e chiesto l’elettorato attivo e passivo per gli emigrati friulani in occasione delle elezioni regionali.


Tuttavia, sia Strassoldo sia Clavora non possono essere precisi sui tempi del riconoscimento di questo diritto: «Il nuovo Statuto regionale non sarà certamente varato nel corso dell’attuale legislatura nazionale», dice Strassoldo. «Infatti è il Parlamento nazionale che deve approvarlo. Realisticamente ci vorranno un paio d’anni. Tuttavia, se il Consiglio regionale modifica la propria legge elettorale allargandola ai friulani all’estero, il diritto di voto dei nostri emigrati diventa effettivo anche senza l’approvazione dello Statuto da parte di Roma. Insomma, abbiamo due strade per arrivarci». Come dire che se c’è la volontà politica i tempi si abbreviano.


Dice ancora Clavora: «Oggi più che mai, i cittadini italiani all’estero che vogliono ottenere un qualsiasi riconoscimento devono compattarsi prima su basi regionalistiche e poi nazionali. Voglio dire che i friulani, nel nostro caso, o i calabresi o i siciliani devono sentirsi fortemente friulani, calabresi, siciliani e tutti fortemente italiani. Non è una cosa ovvia. Noi crediamo che l’appartenenza regionale sia l’elemento indispensabile al nuovo protagonismo collettivo di chi è andato via. Proprio perché crediamo che questo protagonismo sia utile a tutti, siamo stati i primi a proporre ufficialmente il voto dei friulani all’estero».


Ma l’Ente Friuli nel Mondo non si è fermato alla richiesta del voto: ha recentemente realizzato un data-base di imprese friulane all’estero (lo ha chiamato «Made by Furlans»): l’obiettivo è valorizzare l’imprenditoria regionale che opera fuori dei confini nazionali. Il data-base finora contiene una lista di oltre trecento imprese che agiscono nel mondo attraverso filiali, unità produttive, esportazioni abituali, nonché di aziende e società di corregionali all’estero. «In questo modo», dice Ferruccio Clavora, «la friulanità supera la regionalità. Perciò non si tratta di uno sterile elenco di aziende e indirizzi: è la piattaforma della business community friulana, un network che ha l’obiettivo di ridurre tempi e costi di transazione».


E naturalmente c’è un sito (www.madebyfurlans.com) che consente agli interessati di iscriversi. «E invitiamo gli imprenditori a farlo», dice ancora Clavora, «anche per impedire che il ‘sistema Friuli’ all’estero venga cancellato dalle logiche impietose della globalizzazione».


Ma il voto dei friulani all’estero e il data-base «Made by Furlans» rilanciano il discorso dell’autonomia del Friuli dalla Venezia Giulia. Marzio Strassoldo non usa giri di parole: «I tempi sono maturi per un autonomismo moderno senza penalizzazioni per nessuno. Friuli e Venezia Giulia sono due realtà diverse: per storia, lingua, cultura. Identità soprattutto. Non è l’una migliore dell’altra: sono semplicemente diverse, quindi hanno il diritto di percorrere differenti vie di sviluppo».


Un anno fa, quando venne presentata la bozza del nuovo Statuto regionale, a Udine ci fu una levata di scudi: «Non riconosce la specificità storica, culturale e linguistica del Friuli», fu l’accusa ricorrente. E ancora: «L’unità regionale va rispettata, ma non può essere il Friuli a farne le spese». Allora gli autonomisti chiesero per la «Patrie» (così è chiamato il Friuli) un peso maggiore: l’istituzione di una Assemblea delle Province Friulane (Udine, Gorizia e Pordenone), una sorta di parlamentino alternativo (o quanto meno parallelo) a quello regionale. Che non è stato concesso.


Oggi si fa un passo avanti sulla via dell’autonomismo: è sorta l’associazione culturale «Identità e innovazione» che ha individuato in Marzio Strassoldo un punto di riferimento importante. L’associazione pubblica un’autorevole rivista, «Autonomie-Idee per il Friuli», il cui obiettivo è di esporre, esaminare, dibattere i motivi che giustificano la specificità del Friuli e quindi la creazione di una Regione autonoma. «L’autonomia che intendiamo», ha scritto nella presentazione del primo numero della rivista ‘Autonomie’ il direttore Roberto Iacovissi, « è potere di dare leggi a sé stessi, di disporre di sé».


Si va dunque verso lo scontro frontale con Trieste e alla separazione dalla Venezia Giulia? Vittorino Meloni, direttore per 26 anni del «Messaggero Veneto», il quotidiano di Udine, ha una sua idea: «Ci sono tante strade per rivendicare la specificità del Friuli, e sono certo che verranno trovate. Una può essere quella di spostare a Udine il capoluogo della Regione e di riconoscere a Trieste lo status di città metropolitana sul modello di Amburgo, per esempio. Lo merita. È impossibile ignorare Trieste. Non solo per quello che è stata, una grande città mitteleuropea, ma anche per quello che è: un punto di riferimento per la nuova Europa. Ma deve essere chiara una cosa: la voglia di autonomia non viene da complotti, ma dall’anima del Friuli. E dalla sua storia».