Affrontare uniti le emergenze


Ci sono momenti in cui le collettività devono trovare una loro coesione e un senso di solidarietà. Coesione e solidarietà che non si contrappongono affatto al sano processo di integrazione al paese in cui hanno gettato radici da tanti e tanti anni ma che aiutano ad affrontare i momenti di emergenza.


Il pericolo, oggi, del cosiddetto virus dei polli potrebbe rappresentare uno di questi momenti di emergenza.


Senza voler fare inutili allarmismi è ovvio che esiste la minaccia di pandemia in ogni angolo del mondo. Nuovi casi sono stati riportati in Gran Bretagna, Romania e Croazia, la Cina ha annunciato la chiusura delle frontiere, e l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha detto che potrebbe essere solo una questione di tempo prima che la malattia sviluppi la capacità di passare facilmente da uomo a uomo.


Il direttore per l’allerta delle epidemie e delle pandemie dell’Oms, Mike Ryan, ha detto al «Financial Times» che costerà miliardi di dollari preparare il mondo ad una potenziale pandemia con una produzione in larga scala di vaccini e altre misure.


Intanto laboratori, medici e ricercatori stanno lavorando rapidamente su un possibile vaccino, con buone prospettive, pare, in Ungheria ma per ora l’unico farmaco che può fronteggiare i danni, il più delle volte mortali, di questa malattia, è la medicina Oseltamivir di cui i vari paesi stanno facendo incetta.


La terribile minaccia non risparmia l’America Latina. Il primo caso apparentemente è apparso proprio in Colombia, un paese la cui frontiera con il Venezuela è estremamente labile per cui, nonostante le precauzioni che ha già preso il governo, il pericolo è serio.


Le precarie condizioni igienico-sanitarie del Venezuela così come di molti altri paesi latinoamericani aumentano le possibilità di rischio e sarebbe una vera strage se il virus dovesse mutare e riuscire a sviluppare la capacità di contagio da uomo a uomo.


Chiedere all’Italia di occuparsi di noi come ha fatto la Francia con i suoi connazionali all’estero potrebbe apparire forse difficile. Ma, ne siamo certi, possiamo trovare delle vie alternative per accedere ad un aiuto parziale se lavoriamo uniti verso quell’obiettivo. A tal proposito vogliamo lanciare, da queste colonne, una esortazione a tutti i connazionali e in particolare ai presidenti di associazioni, consultori regionali, presidenti di club sociali e medici, affinchè si organizzi una riunione per analizzare la reale pericolosità del virus e le vie da seguire per affrontarlo. Da un lato potremmo far arrivare richieste di aiuto alle varie regioni e dall’altro ci si dovrebbe organizzare internamente per fornirci di kit di medicinali da distribuire in caso di necessità. È importante che la collettività ritrovi una coesione interna, riscopra la voglia di appartenenza ad un gruppo che sente di avere un comune deno-minatore di cui va orgoglioso e che è disposto ad aiutare chi ne ha maggiormente bisogno. Crescere come collettività unita con una doppia identità, quella italiana e quella venezolana, significherà anche costruire un rapporto più ricco, più fertile, sia con l’Italia che con il Venezuela.