Pericolo di pandemia, l’Onu lancia l’allarme


NEW YORK – Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha chiesto ai capi di stato e di governo della comunità internazionale di mettere a punto e di avviare un piano di azione immediato per arginare una eventuale epidemia di aviaria. Prendendo la parola, ieri a New York, ad una conferenza sull’influenza aviaria organizzata dal settimanale americano “Time”, Annan ha spiegato di considerare decisamente insufficienti le misure prese finora, cioè in sostanza l’acquisto di vaccini e null’altro.


– Una cosa è sicura – ha detto il Segretario Generale- una volta che la trasmissione (del virus) all’uomo verrà stabilita, avremo a disposizione poche settimane soltanto per arginare la propagazione del virus prima che sfugga a qualsiasi controllo.


Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha poi sottolineato:


– Dobbiamo essere onesti ed ammettere che il solo accumulare farmaci antivirali non costituisce una strategia per combattere l’influenza aviaria.


Secondo Annan, “si tratta di una sfida collettiva che richiede uno sforzo collettivo’’, per il quale servirebbero più investimenti nel monitoraggio del virus alla fonte e per compensare gli allevatori costretti ad abbattere polli e volatili.


Le case farmaceutiche potrebbero impiegare sei mesi per produrre adeguate scorte di vaccino contro la febbre aviaria, troppo per bloccare gli effetti dannosi di una pandemia per la salute delle persone. Lo ha detto un alto funzionario delle Nazioni Unite.


Nabarro ha spiegato che sono in corso sforzi “dalla priorità molto alta” per aumentare la capacità produttiva allo scopo di produrre vaccini più rapidamente una volta che una potenziale pandemia dovesse manifestarsi.


– Non sappiamo quale potrà essere l’eventuale mutazione genetica del virus, pertanto non possiamo essere sicuri che gli attuali vaccini che sono stati messi da parte saranno efficaci – ha detto.


Ha aggiunto che la considerazione generale è che “dobbiamo avere vaccini molto prima di sei mesi a causa della velocità con cui la pandemia potrà iniziare a colpire la società”.


Il virus della febbre aviaria H5N1 ha ucciso almeno 65 persone in quattro nazioni asiatiche dalla fine del 2003, e ha ucciso o causato la macellazione di decine di migliaia di polli.


Gli esperti dicono che stia mutando rapidamente e temono che possa essere in grado di trasmettersi facilmente da persona a persona. Se così fosse, potrebbe diffondersi nel mondo fra mesi o settimane e potenzialmente uccidere milioni di persone.


Alla domanda se le attuali scorte di vaccini siano inutili, Nabarro ha risposto:


– Non identificherei una attività preparatoria intrapresa dai governi al momento come sprecata. Ciò di cui parliamo sono scelte molto difficili che i governi stanno facendo in una situazione di incertezza.


L’esperto dell’Onu ha detto che sebbene una pandemia influenzale sembri inevitabile, sforzi imponenti, coordinati e ben finanziati possono impedire al virus H5N1 di innescare un’epidemia umana.


Nabarro ha ricordato l’appello della Fao (Food and Agricultural Organisation) a finanziamenti per 75 milioni di dollari per la prevenzione. Finora sono stati promessi solo 30 milioni di dollari, ha detto un funzionario dell’Organizzazione.


Preoccupazioni sui pericoli di pandemia e le ripercussioni che una epidemia possa provocare in Africa ed in Asia è stata esporessa anche dalla Banca Mondiale. Ed infatti l’organismo ha confessato che l’eventualità di un’epidemia umana di influenza aviaria nel sud-est asiatico è causa di “grave preoccupazione” per la situazione economica regionale, non solo per l’impatto della malattia ma anche per le azioni preventive per evitare la sua diffusione Per la Banca per lo sviluppo asiatico le perdite potrevvero ammontare a quasi 330 miliardi di dollari (quasi 250 miliardi di euro).


Secondo l’ultimo rapporto dall’area, la World Bank afferma che l’est dell’Asia già sta patendo gli effetti del ‘virus dei polli’.


“Ci sono grandi incertezza sulla tempistica, la virulenza e l’ampiezza generale di una futura pandemia umana dell’influenza”, afferma il rapporto, “ma tutti sono d’accordo sul fatto che potrebbe condurre almeno alla morte di diversi milioni di esseri umani”.


Il documento aggiunge che l’impatto negativo può essere causato non solo dall’effettivo svilupparsi della malattia, ma anche dagli “sforzi non coordinati di singole persone per evitare di contrarre l’infezione, così come dalle azioni dei poteri pubblici come quarantene e restrizioni ai viaggi”. Iniziative che, secondo la Banca, potrebbero produrre “seri shock alla domanda in settori dei servizi come turismo, trasporti pubblici, vendita al dettaglio, hotel e ristoranti”.


Anche la Banca per lo sviluppo asiatico ha lanciato l’allarme. Secondo le proiezioni più ottimistiche, pubblicate ieri, le perdite economiche dovute all’influenza aviaria potrebbero ammontare a 99,2 miliardi di dollari (82,6 miliardi di euro), pari al 2,3 per cento del pil asiatico. Se si tenesse conto di un impatto psicologico di più lungo periodo, la Banca per lo sviluppo asiatico prospetta perdite di 282,7 miliardi di dollari (235,6 miliardi di euro), ossia il 6,5 per cento del pil regionale. Altri 14,2 miliardi di dollari (11,8 miliardi di euro) verrebbero persi per l’incapacità o la morte dei lavoratori.