Euro ai minimi da 18 mesi

ROMA – Prosegue il momento di debolezza dell’euro, sceso ai minimi degli ultimi 18 mesi nei confronti del dollaro. Ieri la valuta unica era data a 1,17635 sul biglietto verde.


“Non sono ben chiare le ragioni che oggi spingono l’euro al ribasso”, ha commentato un operatore di borsa ricordando che comunque dall’inizio dell’anno il biglietto verde ha totalizzato un guadagno di circa il 15% sia sull’euro che sullo yen, trainato soprattutto dal differenziale dei tassi di interesse. Infatti, con l’ultimo aumento deciso dalla Federal Reserve il primo novembre, il costo del denaro americano è salito al 4%, mentre nella zona euro è fermo al 2% ormai da qualche anno. E nonostante il recente rialzo, il mercato continua a scommettere che la banca centrale statunitense continuerà nella sua politica di graduale aumento dei tassi di interesse, anche per frenare ogni possibile spiraglio di crescita dell’inflazione.


“Anche negli Usa, infatti – spiega un analista, – aleggia il timore di un aumento dei prezzi”.


Per questo, la maggior parte degli esperti sostiene che anche nell’ultima riunione della Fed, prevista per dicembre, il board deciderà per un ulteriore incremento, di un quarto di punto. Se le attese dovessero realizzarsi, i tassi Usa arriverebbero al 4,25%, una bella differenza rispetto alla moneta unica.


La situazione monetaria favorisce le società più legate all’export. Luxottica, Bulgari e Benetton a Piazza Affari sono state protagoniste di decisi guadagni. Sulla questione della debolezza dell’euro è intervenuto il viceministro alle Attività produttive, Adolfo Urso:


 “L’euro forte lo abbiamo pagato molto caro, ora l’export italiano ricomincia a salire”, ha commentato al termine di un incontro a livello comunitario sui negoziati del Doha round. Nel ricordare che “quest’anno abbiamo registrato una crescita superiore al 6% nell’export’’, il viceministro ha rilevato che si tratta di un incremento superiore a quello “di altri grandi paesi Ue quali Francia, Spagna, Gran Bretagna e Germania”. Fra i settori che stanno maggiormente spingendo l’export italiano, Urso ha posto l’esempio delle macchine utensili e la nautica.


Se la debolezza dell’euro fa bene alle esportazioni, sull’altro piatto della bilancia va messo però il fatto che i prezzi all’importazione (segnatamente quelli energetici) sono destinati a salire, tenuto conto che il petrolio viene pagato in dollari, con inevitabili riflessi sulla dinamica dell’inflazione. E già le associazioni dei consumatori lanciano l’allarme su quanto costerà, quest’inverno, il riscaldamento alle famiglie italiane: il caro-energia, sostiene Intesa Consumatori, si farà sentire anche su gas e gasolio, al punto che il riscaldamento nella stagione invernale costerà quest’anno 145 euro in più del 2004. E in questi calcoli, l’euro veniva valutato a oltre 1,20 sul dollaro.