Sanità, istruzione, cittadinanza ll Cgie mostra i suoi programmi


CARACAS – Assistenza sanitaria agli italo-venezuelani, magari fino ad arrivare a un’assicurazione finanziata dallo Stato italiano? Se ne sta parlando da tempo e da tempo vari esponenti della collettività si stanno impegnando per trovare soluzioni ad uno dei problemi più gravi dei nostri connazionali. Ma – è stato sottolineato – tutti tengano presente che, soprattutto adesso, dall’Italia non è possibile aspettarsi “beneficenza”.


Il tema dell’assistenza sanitaria è stato tra i più sentiti all’incontro tra Cgie e comunità tenutosi lo scorso 12 novembre, nella scuola Codazzi in Caracas. Ad illustrare quanto discusso nell’ultima riunione della Conferenza generale degli italiani all’estero si sono prestati Ugo Di Martino, membro della presidenza del Cgie e consigliere del Comites; e Nello Collevecchio, consigliere del Cgie. Con loro, sul palco dei relatori, il presidente del Comites di Caracas Michele Buscemi e il console di Caracas, Mirta Gentile.


Il richiamo alla realtà sulle disponibilità dello Stato italiano è stato opera prima di Di Martino, che rispondendo a chi suggeriva di chiedere a Roma un’assicurazione sanitaria rispondeva: “Togliamoci dalla testa che l’Italia ha un governo disposto a fare beneficenza”. Poi del console Mirta Gentile, che ha suggerito: sarebbe più facile ottenere dall’Italia fondi per un progetto di sostegno assistenziale già operativo, piuttosto che pretendere un intervento troppo oneroso.


Alla Codazzi ha assistito una platea ristretta – circa una cinquantina di persone – ma istituzionalmente pesante (erano presenti, tra gli altri, il presidente del CIV Caracas e il presidente della Cavenit, oltre a esponenti delle associazioni regionali). Di Martino ha esordito ricordando che la comunità italiana in Venezuela è scesa dal primo posto al quarto: “Stiamo abbandonando un paese ricco”. Anche per invertire questa tendenza, al Cgie si è parlato di quali linee guida stabilire per realizzare scambi nell’imprenditoria, e anche nella cultura, “perché bisogna esportare la cultura della nostra comunità”.


Tra gli altri argomenti affrontati da Di Martino, anche la nascita di un terzo consolato a Puerto Ordaz, dove il ministro Tremaglia – ha ricordato l’esponente del Cgie – ha aperto di sua iniziativa un Comites: “Ciò presuppone la creazione di un consolato”. Più volte Di Martino ha esortato i membri della comunità venezuelana a una più intensa partecipazione, senza la quale – ha sottolineato – ogni richiesta è destinata a non essere accolta. “Ero a San Paolo – ha quindi esclamato – lì hanno inaugurato un consolato. Era un palazzo! Ma dove siete, italiani del Venezuela?”


Tornando al problema assistenza, in sede Cgie – ha riferito Collevecchio – sono state avanzate le seguenti richieste: una “linea di intervento” dalle Regioni ai corregionali “per il loro rientro in Italia” fino “al ricovero nelle strutture sanitarie pubbliche”; che le Regioni si facciano carico dell’acquisto di medicinali per i corregionali bisognosi; che le Regioni contribuiscano alla stipula di contratti sanitari privati di assicurazione, “alla stregua di quanto avviene per altre comunità di origine europea residenti in Venezuela”; che le Regioni aderiscano alla realizzazione di un ospedale italo-venezuelano, una proposta “accolta con grande interesse” anche dal presidente venezuelano Chávez. Infine, il Cgie chiede alle regioni di contribuire con la “modica cifra” di 10 mila euro annui a favore delle case di riposo venezuelane Villa Pompei, a Caracas, e Villa Serena, a Maracaibo, due “ottime strutture” dove sono alloggiati diversi connazionali.


Di Martino ha quindi illustrato “una proposta di cui sono promotore”, ovvero l’iniziativa “Adotta un anziano”. Trattasi di una raccolta di fondi con i quali fornire di medicinali gli anziani connazionali in difficoltà economiche, il cui approdo è la creazione di un “poliambulatorio di primo intervento” e una copertura assicurativa a basso costo “che permetta a tutti i nostri connazionali di essere assistiti dalle locali strutture private ospedaliere”. “Per la prima volta chiederemo contributi ai soggetti che ricevono fondi dallo Stato: scuole, istituti di cultura, stampa, camere di commercio, Coni. Anche dai patronati, che ricevono sottoscrizioni dai pensionati”. Ognuno di questi enti, secondo la proposta di Di Martino, “deve assistere almeno un pensionato”.


La proposta ha sollevato alcune obiezioni. L’avvocato Teresina Giustiniano ha sottolineato come si potrebbe avanzare altrettanto legittimamente la proposta di “adottare un ragazzo”, perché per molte famiglie italovenezuelane è sempre più difficile trovare i soldi per pagare la retta di una scuola privata, e la scuola pubblica – sottolinea la Giustiniano – non offre garanzie. Il presidente della Cavenit, Moisés Maionica, ha sollevato dubbi sulla legittimità per la Camera di Commercio di stornare i fondi che essa riceve dallo Stato per altre iniziative che non siano quelle di sua pertinenza; quindi ha questionato l’opportunità di “pubblicare sulla Voce d’Italia” (come proposto da Di Martino) i contributi statali che i vari enti ricevono dall’Italia. Maionica, comunque, non ha avuto timori nel rendere pubblici i dati Cavenit: nel corso dell’anno sono stati ricevuti dalla Stato circa 260 mila dollari, che sono serviti per creare un giro d’affari di oltre due milioni di dollari “andato a beneficio della crescita dell’interscambio” con il Venezuela.


L’incontro è stato chiuso dal console di Caracas, Mirta Gentile, che ha esortato chi ancora non l’avesse fatto a trasmettere i suoi dati, perché il consolato si impegna a trattarli in tempo reale. E ciò fino al 31 dicembre, termine di legge per la raccolta dei dati personali dei cittadini ai fini elettorali.