Sequestri, vertice in ambasciata

CARACAS – La questione dei sequestri di cittadini italiani residenti in Venezuela è stata esaminata ieri a Caracas dai massimi esponenti della comunità per i quali “solo l’approvazione da parte del Parlamento venezuelano di una severa legge antirapimento” permetterà di bloccare un fenomeno che in cinque anni ha interessato più di 50 italiani.


L’incontro, presieduto dall’ambasciatore Gerardo Carante, è avvenuto nella sede dell’ambasciata d’Italia a Caracas alla presenza di una ventina di esponenti di organismi rappresentativi (Cgie e Comites), del mondo imprenditoriale e della Camera di commercio italo-venezuelana. Il problema dei sequestri era solo uno dei punti all’ordine del giorno della riunione, organizzata per preparare l’incontro bilaterale del 25 novembre con il ministro della Pianificazione Jorge Giordani, e con il vice-ministro degli Esteri Delcy Rodriguez, ma ha finito per monopolizzare il dibattito. Era ancora troppo forte infatti l’emozione per i due sequestri di novembre – a Ciudad Bolívar Paola Carlesi d’Amico, e poi, a El Tigrito, piccola località nei pressi della stessa Ciudad Bolívar, Giorgina Frigo e il figlio Giorgio di tre anni – che hanno portato a nove il numero di cittadini italiani o di origine italiana in mano alle bande di malviventi.


Dopo le voci circolate durante il fine settimana di una rapida soluzione dei due rapimenti – si parlava addirittura di trattative già in corso – nelle ultime ore l’assenza di informazioni ha smorzato in parte gli entusiasmi. Secondo quanto riferito da fonti diplomatiche all’agenzia giornalistica Ansa, nella riunione “vi è stato sostanzialmente un consenso sul fatto che è necessario sensibilizzare il governo del Venezuela affinché stimoli l’adozione di specifiche iniziative legislative che permettano di stroncare la fiorente industria dei sequestri” che ovviamente non riguarda solo gli italiani, ma anche i venezuelani. “Se si progredisse in questo senso – hanno aggiunto le fonti – sarebbe possibile per il governo italiano fornire assistenza giuridica e tecnica”, anche attraverso il funzionario specializzato (Emanuele Trofé) che da oggi si installa nell’ambasciata italiana.


Per la verità, un progetto di legge antisequestri è stato discusso in Parlamento, a Caracas, nei mesi scorsi, ma governo e opposizione non si sono messi d’accordo in particolare sul provvedimento di blocco dei patrimoni dei familiari delle vittime, e il provvedimento è caduto con la fine della legislatura, in vista delle elezioni del 4 dicembre prossimo. Questa linea ha trovato d’accordo i responsabili della comunità italiana, come i consiglieri Nello Collevecchio, Ugo di Martino e Michele Coletta, del Consiglio degli italiani all’estero (Cgie), ed i presidenti dei Comites di Caracas e Maracaibo, Michele Buscemi e Federico Morena. Al riguardo Collevecchio ha sostenuto che “manifesteremo al ministro Giordani tutta la nostra preoccupazione, come io stesso ho fatto il 22 giugno scorso con il presidente Hugo Chávez” in occasione della firma della Dichiarazione di Miraflores che ha rilanciato le relazioni italo-venezuelane. “Siamo tutti uniti – ha concluso – nel fare pressing sul governo venezuelano, ma anche su quello italiano, perché continui a fornire tutto l’aiuto possibile per risolvere i casi di sequestri esistenti, e studi con la controparte venezuelana le misure più efficaci da adottare”.


Per quanto concerne l’appuntamento di venerdì prossimo, i due rappresentanti governativi incaricati da Chávez di incontrare la delegazione italiana sono il ministro della Pianificazione Giordani, di origine italiana, e il viceministro degli Esteri Rodriguez, investito della delega ai rapporti con l’Europa. Fra i progetti evocati per rafforzare i legami tra i due Paesi, la costruzione di un ospedale dedicato a Simón Bolívar e a Giuseppe Garibaldi, la costituzione di una banca binazionale italo-venezuelana, e un piano di sostegno alle piccole e medie imprese venezuelane.