Attualmente gli italiani prigionieri a scopo di esorsione da parte della malavita venezuelana sono otto. Fino al 22 novembre erano nove; quel giorno è stata liberata Paola Fiorella Carlesi D’Amico, 24enne di origine italiana, sposata e madre di un bimbo di tre anni. Ancora non è chiaro se per lei è stato pagato un riscatto; fatto sta che la giovane mamma ha potuto riabbracciare i suoi cari, senza aver subito alcun trauma – a parte l’enorme spavento – da una prigionia durata venti giorni.
Un rapido excursus sugli altri sette casi, oltre a quello di Giorgina Frigo. L’anno scorso sono stati rapiti Renzo Potti di Valencia e Ornella Ferranti di San Cristobal. Il 20 agosto di quest’anno Anita Capuozzo di 36 anni, italiana di Pomigliano D’Arco, residente in Venezuela, venne intercettata a Caracas vicino alla sua casa nella Lagunita, mentre andava a fare jogging. Marco Russo, di 29 anni, è stato rapito a Barquisimeto lo scorso maggio; Guido Francesco Giovannone, venezuelano figlio di italiani, è stato sequestrato a San Cristóbal il 29 luglio; Silvio Enrique Stanca, di
Proprio la scorsa settimana, sul modello della passata “missione antisequestri” che era stata inviata in Venezuela nel periodo più acuto del fenomeno, è arrivato a Caracas un esperto in materia. Si tratta del commissario di Pubblica sicurezza Emanuele Trofé, tra i cui incarichi vi è quello di seguire le indagini per conto dell’ambasciata, nonché quello di svolgere attività di prevenzione presso la comunità. Trofé è stato alla Mobile di Bologna ed ha una specializzazione nella lotta ai sequestri. Un reato che è costato all’Italia terribili pagine di cronaca nera, e che l’Italia ha imparato, sulla propria pelle, ad affrontare.