Ha ancora vinto l’astensione

CARACAS – Era nelle previsioni e c’era poco da sbagliare. Checché si dica, l’astensione, come  da più parti era stato facilmente vaticinato alla vigilia della ronda elettorale, è stata la grande protagonista. L’esortazione a non andare a votare ripetuta con insistenza da un settore della società, il ritiro dei candidati dei maggiori partiti dell’opposizione, il clima di apatia che fin dalle prime battute han fatto registrare queste elezioni ed il maltempo che si è abbattuto su gran parte del Paese han fatto sì che, nonostante le esortazioni del CNE,  la tornata elettorale  si concludesse con una astensione assai elevata.


Tante le denunce giunte al CNE, che tra l’altro ha dovuto far fronte anche alle dichiarazioni polemiche di alcuni dirigenti politici della coalizione di governo, tra questi  quelle della candidata  Iris Valera. L’attuale deputata dell’MVR, che aspira alla rielezione, minacciava gli impiegati pubblici col licenziamento.


– Bisogna buttare gli impiegati pubblici che non hanno votato – sosteneva con tono categorico.


Il presidente del CNE,  Jorge Rodríguez,  gettava acqua sul fuoco nel sostenere che “il voto è un diritto”.


Dal canto loro, gli osservatori internazionali, giunti dall’Europa e da altri paesi del continente, si limitavano a sostenere con prudenza che la ronda elettorale si svolgeva senza violenza. Pochi, parchi in parole tuttavia facevano qualche riferimento a una realtà latente: la poca affluenza di votanti alle urna.


Fatta eccezione per alcuni seggi nelle zone più popolari e povere del paese, roccaforti dello “chavismo”, l’apatia e la diserzione erano palesi. Ciononostante, se i dirigenti dei partiti della coalizione di governo si attendevano una maggior partecipazione elettorale i leaders dell’opposizione, forse, si aspettavano una maggiore astensione.


Da sottolineare che, dopo i discorsi incendiari ed aggressivi dei giorni scorsi – in cui i dirigenti dell’opposizioni sono stati oggetto di accuse gravi ed appostrofati di insulti pesanti – il vicepresidente José Vicente Rangel chiamava al dialogo con tono cordiale e coinciliatore:


– Il miglior regalo che tutti noi possiamo dare a questa giovane democrazia – ha detto Rangel – è riuscire a sederci tutti, sia coloro che hanno votato che coloro che han scelto di non farlo, per discutere, analizzare seriamente i grandi temi nazionali.


Alla chiusura di questa edizione, il CNE ancora non aveva reso noti i primi risultati.