Tav, il blitz della polizia infiamma la protesta

VENAUS (Torino) – Drammatica svolta della protesta contro l’alta velocità in Val di Susa. Nella notte tra lunedì e martedì, tra le 3.30 e le 4.00 della mattina, reparti della polizia in assetto antisommossa hanno rimosso con la forza i picchetti dei manifestanti, che bloccavano l’accesso dei lavoratori nei cantieri della Tav. Il bilancio degli scontri parla di una ventina di feriti tra i menifestanti, di contusi tra le forze dell’ordine. Molteplici le ricadute dell’avvenimento. A livello politico, è scontro tra maggioranza, solidale con il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, e opposizione, che critica l’uso della forza.


 


A livello istituzonale, si registra da una parte la perentorietà del ministro delle Infrastrutture Piero Lunardi, che rivolto ai manifestanti dice: “Mi auguro che si mettano il cuore in pace tutti perché tanto l’opera si fa, i cantieri sono aperti”. Dall’altra l’insorgere dei sindaci della valle, solidali con la protesta. Il primo cittadino di Venaus, Nilo Durbiano, a caldo aveva dichiarato: “La situazione non è più in mano alla politica ma alle forze dell’ordine. Il mio posto per il momento è in mezzo alla gente. Poi si vedrà”. Era solo uno sfogo, o una provocazione, perché in serata i rapresentanti istituzionali della comunità hanno detto, in coro: “Devono cacciarci”. “Di dimissioni non se ne parla, devono mandarci via. Il nostro compito è stare al fianco dei nostri concittadini – ha detto Sandro Plano, sindaco di Susa. Che sull’intervento delle forze dell’ordine ha avuto parole assai dure. “E’ stato un atto incomprensibile contro manifestanti che si sono sempre mostrati pacifici. Un’azione estremamente ingiustificata e lesiva della libertà di questa valle. Noi sosteniamo da sempre linea di dialogo ma episodi come quelli di Venaus non aiutano a instaurare un rapporto. E’ una grande delusione per tutti coloro che credono nei valori della democrazia”. Altrettanto forte il commento del sindaco di Caprie, Gian Andrea Torasso, che dopo aver assistito all’intervento della polizia dichiarava ai microfoni di Sky, tradendo evidente emozione: “Sono sconvolto, è una vergogna. Tra i fotografi ci sono anche persone di settant’anni che sicuramente non hanno usato violenza contro gli agenti delle forze dell’ordine. In vita mia non ho mai visto una cosa del genere”.


 


Anche il mondo del lavoro si è mobilitato in appoggio della protesta. I lavoratori delle fabbriche della Valle di Susa sono scesi spontaneamente in sciopero contro il blitz notturno delle forze dell’ordine. Li hanno seguiti anche quelli di molte aziende torinesi e delle ex meccaniche di Mirafiori, che hanno approvato ordini del giorno di solidarietà con gli abitanti della valle. Dal mondo sindacale è unanime la condanna dell’atto di forza compiuto da polizia e carabinieri a Venaus e la richiesta di una ripresa del dialogo. “Quello che è successo è gravissimo, l’intervento militare non risolve alcuna questione. Bisogna assolutamente fermarsi e attuare un’immediata tregua olimpica. Non è più possibile, al di là delle posizioni che ognuno sostiene, nessuna forma di ambiguità”, afferma il segretario generale della Fiom-Cgil, Gianni Rinaldini, che nei giorni scorsi si era già schierato a fianco dei lavoratori e dei cittadini della valle.


 


“Tregua olimpica”, dice Rinaldini. In effetti, anche le Olimpiadi rischiano di venir risucchiate nello scontro, perché tra i manifestanti si parlava anche di boicottare l’evento a cinque cerchi del prossimo febbraio per portare la protesta agli occhi di tutto il mondo. Non erano pochi i cartelli che ieri dichiaravano guerra ai Giochi invernali. “Tav? No Olimpiadi…” era lo slogan più diffuso tra gli oppositori alla linea ferroviaria Torino-Lione. E anche se erano meno diffuse, si vedevano anche scritte più dure come “terrore e sangue alle Olimpiadi”. Un macabro avvertimento che, a due mesi dall’inizio delle gare, rischia di far sparire il sorriso che l’avvicinarsi dall’appuntamento stava dipingendo sui volti dei cittadini olimpici.