Bpi-Unipol, imbarazzi bipartisan

ROMA – Fazio si dimetta, subito. La richiesta viene da tutto il centrosinistra, unito nel chiedere la testa del governatore della Banca d’Italia ma imbarazzato per il coinvolgimento del presidente dell’Unipol, Giovanni Consorte (nella foto), nella bufera giudiziaria che scuote il mondo della finanza e della politica. Consorte è indagato aggiotaggio informativo, manipolazione del mercato e ostacolo all’autorità di vigilanza in merito alla scalata a Bnl lanciata dalla società assicurativa da lui presieduta, tradizionalmente vicina ai Ds.


D’altra parte l’imbarazzo, in questa storia, è un sentimento bipartisan. Anche sul versante della maggioranza si aspettano le prossime rivelazioni provenienti dai palazzi di giustizia con preoccupazione nemmeno troppo dissimulata. Ma andiamo con ordine.


 


Dai documenti dell’inchiesta milanese, colmi di “omissis”, sono usciti i nomi di alcuni politici che avrebbero beneficiato dei favori economici del banchiere lodigiano Gianpiero Fiorani, finito a San Vittore come capo di un “gruppo criminoso”. Negano tutto il ministro leghista Roberto Calderoli, il senatore Udc Ivo Tarolli e il senatore di Forza Italia Luigi Grillo. “Sono profondamente amareggiato per l’ondata di fango che mi ha raggiunto”, dice Calderoli, mentre Tarolli e Grillo reagiscono dicendo di essere sereni e con la coscienza a posto. Un altro coinvolto, il senatore-imprenditore Vito Bonsignore (Udc) annuncia che porterà le sue carte in tribunale. Nessuna dichiarazione viene invece dagli altri due politici di cui si parla nei verbali: il sottosegretario Aldo Brancher e Paolo Romani, entrambi di Forza Italia. Non intendono parlarne, rispondono ai cronisti. Nel frattempo Sandro Bondi, portavoce del partito del premier, chiede una “etica pubblica nuova” e una “rivoluzione morale” fondata sulla “buona amministrazione quotidiana”.


 


Ma è il governatore della Banca d’Italia, con i costosi regali ricevuti da Fiorani (in cambio dell’appoggio alla scalata di Antonveneta, sospettano i giudici), ad essere sempre più nell’occhio del ciclone. Il governo tace e ieri il premier Berlusconi ha glissato sull’argomento, negando che se ne sia parlato al vertice del partito popolare a Bruxelles (sarebbe stato “provinciale”, ha detto, facendo poi precisare che l’aggettivo era riferito alla domanda fattagli da un giornalista). Fa presagire un ritiro del governatore, invece, il leader della Lega Umberto Bossi. Fazio? gli chiedono i cronisti. E lui, secco: “Ormai non c’è più…”. Segue difesa del progetto della “grande banca del Nord”.


Il centrosinistra incalza: Fazio non può restare al suo posto. Ne va dell’immagine internazionale dell’Italia, spiega il leader dell’Unione Romano Prodi, che può essere danneggiata in modo “irreparabile”. Senza il macigno del caso Fazio, sostiene il Professore, le vicende di questi ultimi giorni sarebbero ugualmente uno scandalo “ma non si metterebbe a rischio l’immagine di un paese”. Le dimissioni di Fazio e l’approvazione della riforma del risparmio vengono chieste a gran voce da tutti: da Clemente Mastella a Luciano Violante. L’ex pm Antonio Di Pietro sente nell’aria una “bancopoli” che non farà rimpiangere la Tangentopoli di tredici anni fa e consiglia caldamente a Fazio di dimettersi se non vuole rischiare l’arresto. Invoca invece “ragioni di opportunità” l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga per suggerire le dimissioni al suo amico Fazio.


 


Poi c’è la vicenda Consorte, fonte di malumore e nervosismi in casa Ds. Finito nel registro degli indagati della procura di Roma per la scalata alla Bnl, il presidente dell’Unipol (il gigante assicurativo delle cooperative “rosse”) riapre suo malgrado la questione morale nell’Unione. I Ds non ci stanno a finire sul banco degli accusati: “Non fare di tutta l’erba un fascio”, è l’ammonimento di Pierluigi Bersani, responsabile del programma della Quercia, che denuncia “tentativi poco simpatici di tirarci in mezzo” e continua a difendere Unipol, che ha diritto di fare operazioni finanziarie perché “non è figlia di un Dio minore”.


Una polemica contro i Ds parte nel centrodestra, dove i ministri Giorgio La Malfa e Enrico La Loggia incalzano la Quercia e l’ex ministro Maurizio Gasparri chiede di fare piena luce sulla vicenda Unipol-Bnl. Ma è il “fuoco amico” che più preoccupa il Botteghino. La Margherita (che già questa estate aveva cavalcato la “questione morale”) ha discusso della bufera giudiziaria nella riunione della direzione. Francesco Rutelli ha promesso “nessuna strumentalizzazione politica ma intransigenza sì”. E ha difeso la sua linea di “rigore, denuncia e severità”. Più in là si è spinto Tiziano Treu, che a proposito di Consorte ha detto: “Noi non faremo sconti a nessuno”. I Ds sono avvertiti.