Fassino: “Siamo un partito per bene”

ROMA – “Siamo un partito per bene” dice il segretario dei Ds Fassino, e la maggioranza della Quercia si schiera con lui. Ma i malumori generati dalla vicenda Unipol restano, perché gli esponenti del “Correntone” – la sinistra Ds – rimandano le loro conclusioni alla riunione del partito che si terrà questo mercoledì. Cesare Salvi, in particolare, ha pubblicamente accusato la dirigenza Ds- cioè Fassino e D’Alema – di aver provocato un “danno gravissimo” al partito, cioè la perdita di un milione di voti.


Piero Fassino ha enunciato la propria posizione in una lunga intervista pubblicata ieri dal quotidiano La Repubblica. “Non ci stiamo – spiega il leader dei Ds – a sentir parlare di Tangentopoli, perché qui di tangenti non ce ne sono, quanto meno non ce ne sono ai Ds. Non ci sono soldi occulti. Noi non abbiamo conti in Svizzera, non li ha il nostro partito, non li ha nessuno di noi. Questo non è un partito marcio. Errori possiamo commetterne, perché siamo uomini in carne ed ossa”. Quanto alla telefonata con il manager Unipol, essa “conferma la assoluta mia buona fede. Mi sono limitato a chiedere notizie a Consorte, tra l’altro su fatti già avvenuti. Non c’è stata da parte mia una sola parola sulle scelte future dell’Unipol. E’ stata una pura telefonata informativa”.


La Quercia si è informata, precisa Fassino, “perché tutto quello che succede oggi dimostra che quelle vicende non avevano solo un rilievo bancario, ma anche politico. Ma non si troverà mai una mia telefonata a Fazio, a Fiorani, a Caltagirone, a Ricucci. Il che conferma che non c’è stata nessuna forma di interferenza da parte mia. Perché in questo caso sì, il mio comportamento sarebbe censurabile”. Il segretario ha voluto chiarire la frase detta a Consorte (“Abbiamo comprato una banca”): “Ho sempre rivendicato, per il movimento cooperativo, non privilegi ma uguali diritti e uguali opportunità. Perché parto dall’idea che il movimento cooperativo è un pezzo molto


importante dellþeconomia italiana». Fassino ammette quindi la propria «responsabilità» per aver tifato, ma ci tiene ad assicurare ai suoi elettori che i Ds sono «perbene».


Fassino propone quindi nuovi “strumenti”, ad esempio “un codice etico del parlamentare” e, per i Ds, “un’autorità di garanzia di cinque personalità neutrali, a cui sottoporre ogni anno il nostro bilancio e ogni nostra attività finanziaria. Spero che anche gli altri partiti facciano altrettanto”. Fassino e D’Alema non si dimetteranno, fa sapere il segretario della Quercia. “Tra tre mesi si vota: adesso a ognuno di noi è richiesto di stare in campo per vincere”, conclude.


Le parole di Fassino hanno trovato il favore di gran parte degli esponenti Ds, ma il “Correntone” resta su posizione critiche. Secondo Giorgio Mele, esponente della sinistra Ds, quanto detto da Fassino a Repubblica è “ancora insufficiente a comprendere gli errori politici che stanno creando apprensioni e difficoltà al nostro partito e al centrosinistra, e che hanno prodotto sconcerto nel nostro mondo”. E l’ex ministro del Lavoro, Cesare Salvi, in un’intervista pubblicata dal quotidiano nazionale ha detto: “Per le leggerezze di questa classe dirigente abbiamo subito un danno di immagine gravissimo. Parliamo di unn milione di elettori persi». Salvi si dice convinto che dal punto di vista penale Fassino e D’Alema non abbiano “nulla da rimproverarsi” ma “le responsabilità politiche ci sono”. “Quel che occorre – conclude – è una maggiore collegialità, perché è inammissibile che la decisione di sostenere l’Unipol sia stata presa dal vertice del partito senza alcun confronto interno”.


Intanto, la decisione di Bankitalia sull’Opa Unipol sulla Banca Nazionale del Lavoro è in dirittura d’arrivo, forse sarà annunciata già oggi. Si tratterà con ogni probabilità di un “no” all’ operazione, con la conseguenza che la partita per il controllo della Bnl è destinata a ripartire, coinvolgendo più istituti, italiani e stranieri, interessati a quest’acquisizione.