Il riscatto della valigia di cartone


La foto di un uomo a torso nudo tra panni stesi in una casa fatiscente del rione La Boca di Buenos Aires, accompagna un lungo reportage sul voto degli italiani all’estero apparso su un quotidiano italiano.


Tra gli intervistati più importanti, il candidato a senatore Luigi Pallaro.


L’intero reportage tende a sostenere un’unica tesi: gli italiani dell’America Latina non capiscono nulla di politica e soprattutto di politica italiana per cui voteranno per chi riuscirà a rendere più allettanti le promesse.


Insomma siamo gregge. Un gregge ignorante, incapace di recepire un messaggio politico.


Siamo raccontati così. Ma se vogliamo evitare di continuare a guardare il dito invece della luna sollevando polveroni su chi ci descrive con tanta leggerezza, sarà bene incominciare a fare un’autoanalisi. Perchè se in Italia ancora non riescono a vederci, non riescono a capire che anche noi siamo cresciuti, che i vecchi pionieri hanno riscattato la valigia di cartone forse la colpa non è solo di chi ci guarda e ci racconta. Forse la colpa è anche nostra.  Anzi di coloro che si arrogano il diritto di rappresentarci e disegnano per noi un identikit nel quale fatichiamo a riconoscerci. Di chi, pur essendo tra noi, ha scarse conoscenze sia di quei pionieri che saranno pur venuti con la valigia di cartone ma sapevano di politica sia soprattutto delle nuove generazioni che sono abituate a leggere i giornali, che vedono i telegiornali, che usano Internet per mantenersi costantemente aggiornate su ciò che accade non soltanto in Italia ma anche in altri paesi del mondo. Di chi è lontano dai tanti che hanno una chiara posizione politica che condiziona il loro modo di essere, di affrontare la vita.


Risultano incomprensibili e offensive le parole del candidato al Senato Luigi Pallaro che, al giornalista italiano, ha detto che i  parlamentari che emergeranno dalle collettività italiane all’estero si schiereranno con i vincitori. A detta di Pallaro questi parlamentari non avranno alcuna preparazione politica. Praticamente saranno merce in vendita al miglior offerente. Ignoranza giustificata da un’ipotetica missione super partes: gli interessi dell’emigrazione. Come dire che un deputato italiano, per difendere al meglio gli elettori del suo collegio, deve rispolverare i valori del qualunquismo e l’opportunismo. Sono dichiarazioni umilianti per tutti gli italiani all’estero che vengono considerati in blocco incapaci di esprimere un pensiero politico. Così come sono sconcertanti le affermazioni di Graziella Laino, un’altra candidata italo-argentina, citata nello stesso articolo, che, senza alcuna vergogna, anzi quasi con una punta di orgoglio, dice di non sapere nulla di politica. Nè ci fa onore il mutismo di Riccardo Merlo, il candidato forte della lista Pallaro alla Camera, che si rifiuta di rispondere alla domanda se siederebbe con il Polo o con l’Unione.


Grazie a dio non tutti sono così. E noi lo sappiamo. Sappiamo che gli italiani all’estero e, per quanto ci riguarda, in particolare in America Latina, sono cresciuti e sono pronti ad affrontare la sfida politica che rappresentano le prossime elezioni. Senza dimenticare, poi, che è dovere dell’Italia aiutare tutti a conoscere meglio e capire la politica italiana. Non con le belle frasi e le dichiarazioni di “volemose bene” ma con un’informazione seria, onesta e non di parte come quella che ha iniziato a propinarci Rai International. Perchè il diritto di voto cammina di pari passo con il diritto all’informazione. Ci sono grosse differenze tra il centrosinistra e il centrodestra. È diverso il modo di affrontare temi fondamentali come la solidarietà, la tolleranza, gli affari, i diritti umani, il rapporto con le donne e quello con noi, italiani all’estero. Ed è diversa, molto diversa la politica estera. Particolare importante per tutti noi che apparteniamo a questa parte del mondo e desideriamo dare maggiore impulso alle relazioni tra l’Italia e i nostri paesi di residenza. Chi vota deve farlo dopo aver scelto lo schieramento con cui si sente più identificato.


Le scelte vanno fatte a monte. Dopo è troppo tardi. Bisogna sapere prima con chi schierarsi per portare avanti le proprie battaglie. E bisogna chiarire prima quali sono queste battaglie e quali le risposte che possono venire dal mondo politico italiano.


La preparazione politica si costruisce innanzi tutto sulla chiarezza e sull’onestà.


Basta con il paternalismo di chi ci considera figli minori dell’Italia. Basta con i maneggi di chi è abituato a dispensare sorrisi di beneficenza in cambio di voti.


L’Italia all’estero è alle porte di una svolta epocale. Il voto. Ma questa svolta avverrà solamente se il voto si trasformerà in un fattore di crescita per tutti e non in una fonte in più di clientelismo. Il voto deve essere un ponte capace di abbattere distanze. Un ponte che deve avvicinare noi, in maniera seria e cosciente, alla vita italiana ma che allo stesso tempo deve obbligare l’Italia a conoscere il nostro mondo, tutto il nostro mondo e non soltanto gli squarci di colore.