L’opinione: “Spara… su chi consuma”

Il centro destra vara la legge che permette una difesa alla Bruce Willis (o per chi non va più da tempo al cinema, alla Charles Bronson) e cerca di forzare i tempi per riassettare la legislazione sulla droga.


 


La cosa che più sorprende dell’atteggiamento della “Casa delle libertá”  (o dovremmo chiamarla la “Casa delle pistole”?) è la semplicità, in materia morale, che soggiace a tali leggi o proposte di leggi. Ci sono i buoni e ci sono i cattivi. Punto e basta.


 


Evidentemente qui non si conosce ancora l’arte della sfumatura, quell’arte che, assente nei pur famosi quadri di Paolo Uccello, fa sì che paragonati al sorriso della Mona Lisa di Leonardo sembrino pesanti sculture. No, il centro destra non è leggiadro, è più “Uccello” che “Lisa”.


 


Tralasciando l’arte, la legge che permette di sparare al ladro o comunque al malintenzionato, qualora quest’ultimo si fosse introdotto nel proprio domicilio, ma anche nel proprio negozio, altera il concetto di legittima difesa e con esso i rapporti con la microcriminalità. E li altera in una maniera ben precisa: a rischiare di più, d’ora in avanti, saranno i cittadini che non posseggono una pistola o, comunque un fucile da caccia. In Italia, secondo l’ultimo censimento, sono due i milioni di porti d’armi regolari. I portatori di tale licenza possono usufruire della nuova legge. Il resto della popolazione avrà a che vedere con una microcriminalità che – conoscendo anch’essa la nuova legge – è molto probabile che spari addosso al proprietario prima ancora di profferire le famose parole: o la borsa o la vita! Si prenderà prima la vita, e poi, naturalmente la borsa, che a quel punto non avrà nessun interesse per il malcapitato cittadino.


 


Primo consiglio: data la nuova legge correte tutti a premunirvi di qualche bella pistola, perché essa (sì proprio la pistola) è l’espressione della libertà di difesa. Si vede che sono rimasto indietro nei miei studi. Sin dove ne sapevo io, lo Stato possiede il monopolio della violenza che, razionalmente esercitata e delegata nelle forze dell’ordine, ne costituisce uno dei tratti essenziali.


 


La nuova legge è l’ammissione di una sconfitta: lo Stato italiano non riesce più a contenere una dilagante microcriminalità e quindi delega non solo nelle forze dell’ordine la difesa del cittadino, ma lo fa nel cittadino stesso. La libertà di difesa non dovrebbe essere espressa dalla pistola e dal suo uso personale, ma dallo stesso Stato. Lo Stato è l’intervento razionale ed organizzato della collettività su sé stessa, quindi non qualcosa di coercitivo, ma l’identificazione della libertà laddove, ovviamente, si costituisca come stato di diritto.


 


Nell’attuale momento, lo Stato italiano è una collettività che non riesce ad agire in maniera efficente su sé stessa e che quindi delega (abdica) nell’individuo mansioni che invece devono essere proprie della polizia, cioé di professionisti che sono stati istruiti ed “educati” allo scopo di difendere i diritti dei cittadini senza eccessi. Eccessi che invece ci saranno laddove il singolo cittadino, non avvezzo a sparare, lo farà innervosito ed impaurito contro una microcriminalità molto più esperta di lui (ma, c’è da sperare, meno esperta delle forze dell’ordine).


 


I nervi sono a fior di pelle, a tal punto che il centro destra “spara” anche addosso al consumatore di droghe. Chi consuma sarà punito con sanzioni amministrative (per esempio, il ritiro del passaporto). Fa di ogni ”erba” un fascio, giacché elimina la distinzione tra droghe leggere e pesanti (ma nemmeno tanto poi, perché nicotina e alcol mantengono il loro “status” di legali) in maniera tale che fumare una “canna” di marihuana è equivalente a iniettarsi di eroina o fumare oppio, o ingerire qualsiasi tipo di nuovi acidi, o farsi di cocaina, magari via intravenosa.


 


Il punto centrale qui è comunque che se lo Stato ha per definizione il monopolio della violenza, non ha invece affatto il diritto di dire ai cittadini con quali droghe ci si possa ricreare (la tossicodipendenza richiede un altro discorso). In effetti, se la legge rimane come è proposta dal centro destra (e sicuramente sarà varata dal Parlamento abrogando la legge del 1993 che era stata oggetto di referendum e che quindi contava sicuramente non con una maggioranza rappresentativa ma direttamente popolare) sarà lo Stato a “scegliere” per i cittadini il tipo di droga ricreativo (il che non significa che tale “droga di Stato” non porti alla tossicodipendenza). Lo Stato dirà: “puoi fare uso di nicotina e di alcol senza che ciò comporti sanzioni amministrative, ma non puoi fumare uno “spinello”, o farti una “striscia” di coca.”


 


Ma se si fa di tutt’erba un fascio, se non si conosce l’arte delle sfumature, non si dovrebbero proibire pure le sigarette, i sigari, la pipa e gli alcolici, sí anche il vino e la birra? Se l’argomento con il quale si vuole difendere la scelta che separa droghe legali da quelle illegali é che la societá é avvezza a certe droghe, e quindi sa come usarle senza abusare, mi spiace dover ricordare che la nicotina e l’alcol producono cancri e cirrosi epatiche in quantitá industriali e che, secondo le ultime inchieste, l’abuso dell’alcol tra i giovanissimi cresce sempre di piú. Quindi l’esperienza dimostra che droghe a cui siamo “abituati” da secoli possono essere – e difatti lo sono – oggetto di abuso.


 


Forse é lo stesso abuso con il quale un nuovo Stato repressivo, gestito dalla “Casa delle libertá” nega agli individui quella libertá che sta alla base di scegliere il proprio stile di vita seguendo la propria coscienza e, sopratutto, avendo l’informazione disponibile su ogni singola droga. Non vedo proprio il motivo per il quale il ministro Giovanardi o chi per esso debba scegliere per me e per altri.


 


A meno che, anche qui, lo Stato italiano, gestito dalla “Casa degli astinenti”, riconosca il dilagare della droga nel suo abuso, e risponda a quest’ultimo con l’unica cosa che sa fare: proibendo invece di dialogare. Questo Stato, cosí gestito, é proprio un “padre padrone”.


 


Forse, pensandoci bene, é solo un padrone.