Aveva sedici anni, l’hanno bruciata viva

CARACAS – Si chiamava Carolina, aveva appena sedici anni: l’hanno bruciata viva. Si, proprio così. E’ accaduto venerdì 10 febbraio alle ore 13,30 nell’avenida Francisco Solano, nella conosciuta ”Piazzetta dei pittori”, di fronte la Chiesa del Recreo. Si chiamava Carolina, aveva sedici anni, era magra come un fuscello, a qualcuno forse non interesserà più di tanto: “era una muchacha de la calle”, come ha sottolineato un agente della polizia quando ne raccoglievano le spoglie. La curiosità era morbosa attorno al terribile odore di bruciato, un odore che proveniva dal terreno recintato proprietà di chissà chi, dove circa cinque mesi fa era stato ucciso un altro “indigente”. E, per gli “indigenti”, si sa, nessuno risponde. Carolina era apparsa qualche giorno fa con solo una camiciola che le copriva a malapena le gambe magrissime. Non si reggeva in piedi. Era nuda sotto la camiciola. Qualcuno le porse un pantalone che lei si infilò a malapena per tornare ad allungarsi sul marciapiede maleodorante. Carolina è stata bruciata viva mentre nella “grande Caracas” il traffico scorreva come tutti i giorni e, accanto alla triste ex “Piazzetta dei pittori” i ristoranti accoglievano gli abituali clienti. Carolina è stata uccisa senza pietà da qualcuno che non sa neppure di appartenere alla specie umana, perché, quando si vive “en la calle”, ci si familiarizza con l’assurdo, l’impossibile, un impossibile che non conosce pietà. Nessuno ha potuto ascoltare le grida di Carolina perché prima di cospargerla con il cherosene le hanno tappato la bocca con uno straccio e l’hanno violentata. Poi… solo fumo e fiamme. E dopo qualche ora, una triste vasca di alluminio per raccoglierne i resti, senza neppure un sacchetto di plastica dove introdurli, senza coprirli. I vicini, dalle finestre, hanno visto tre grumi carbonizzati… tre piccoli grumi neri dei quali uno era la testa di Carolina. Quacuno ha chiesto a un poliziotto cosa fare quando si vedono “niños de la calle” stare male, chi chiamare per soccorrerli? “No se!” è stata la risposta… “era una niña de la calle!”. Neppure il parroco della chiesa adiacente s´è fatto vivo, chissà, magari per benedire in fretta e furia quelle quattro ossicine carbonizzate. Tanto, “era una niña de la calle”… Una donna la cui pietà ha rotto gli argini del buon comportamento, una donna del rione, conosciuta con il soprannome di “La China”, gridava come un’ossessa, gridava contro la vigliaccheria , contro la società mal organizzata, contro tutto e tutti. E’ madre, “La China”, e così ha saputo sprimere la propria disperazione, gridando al cielo, maledicendo l’ingiustizia, la cecità di una società ormai così passiva da accettare qualsiasi cosa e, di notte, appena il buio è calato sull’orrendo mattatoio di Carolina, alcuni vicini hanno imbracciato mazze e picconi abbattendo a colpi sordi e rabbiosi il muro che ha nascosto agli occhi dei passanti l’agonia di una creatura di appena sedici anni. E’ accaduto a Caracas, nell’avenida Francisco Solano, nel Municipio Libertador, Carolina però, era soltanto “una niña de la calle”.


Deanna Albano e Gustavo Mislei che lavorano infaticabilmente da anni a favore dei “Muchachos de la calle” raccontano così l’autentica storia di Carolina intitolandola “La Giovanna D’Arco di Sabana Grande”.