Rapito un altro italo-venezolano

CARACAS – Salgono a cinque i membri della comunità italiana in Venezuela ostaggio della malavita locale. L’ultimo ad aggiungersi è stato, giovedì scorso, Salvador Enrique Ferrante Landaeta, cittadino con doppia nazionalità italiana e venezolana. Verso le 11.30 della mattina, alcuni uomini pesantemente armati hanno fatto irruzione nella sua azienda agricola e lo hanno portato via assieme al suo autista, il 35enne Lorenzo Chacon Atencio. Il fatto è accaduto nella Sierra de Perijá, nella zona di Maracaibo, la stessa dove il 3 febbraio scorso è stata rapita la 21enne Rosita Di Brino – doppio passaporto venezolano e italiano, ancora nessuna notizia di lei – e dove il 14 scorso è stato ritrovato il cadavere di Mario Vassallo, 64 anni, cittadino venezolano di natali italiani, freddato dai suoi carcerieri pochi giorni, forse addirittura poche ore dopo essere stato rapito.


Padre di cinque figli, Salvador Ferrante, 54enne figlio di genitori irpini, risiede con la sua famiglia al centro del municipio Villa del Rosario da ormai 35 anni. La moglie, Niove Pirela de Ferrante, ha riferito di non aver ricevuto ancora alcuna notizia del marito, il quale – ha raccontato la donna – non gode di buone condizioni di salute: Salvador Ferrante soffre di un’incalzante decalcificazione che ha imposto l’impianto di una protesi all’anca, “non può camminare a lungo e in più prende medicine contro l’ipertensione”. Ancora nessuno, dice la donna, ha avanzato richieste di riscatto, “né avremmo di che pagarlo, qui in casa non abbiamo soldi, siamo lavoratori, viviamo miseramente”.


A quanto riferito da fonti d’ambasciata, sequestratori e ostaggi si sono allontanati a cavallo dall’azienda della vittima. Sempre l’ambasciata riferisce di un ingente spiegamento di forze da parte della polizia venezuelana, nel tentativo di intercettare i malviventi. La stampa di Maracaibo contraddice quanto dichiarato dalla signora Ferrante, affermando che i sequestratori avrebbero contattato la famiglia dell’ostaggio poco tempo dopo il rapimento, per rassicurare circa le sue condizioni di salute e per chiedere che si iniziasse a preparare il riscatto. Secondo il commissario José Sánchez, coordinatore del Comando Unificado Antisecuestro (CUA), incaricato delle indagini, le cinque persone attualmente sequestrate nello stato Zulia “sono ancora nel territorio venezolano e sicuramente sono state rapite dalla criminalità comune”. Sánchez è anche tornato sul caso della Di Brino, in merito al quale si è mostrato particolarmente fiducioso – “le indagini proseguono bene, confidiamo in rapidi sviluppi” – e precisando che “è falso, almeno a quel che ne sappiamo” che i rapitori si siano fatti vivi con la famiglia dell’ostaggio, per chiedere un riscatto.


Con il rapimento di Salvador Ferrante salgono dunque a cinque gli italiani o italovenezolani che sono, o si teme che siano in mano alla malavita. Oltre all’impresario agricolo di origine irpina e alla studentessa Rosita Di Brino, la lista si compone di Marco Russo, 32 anni, rapito lo scorso maggio a Barquisimeto; e di Ornella Ferranti, di San Cristóbal, e Anita Capuozzo, 36enne di Pomigliano D’Arco residente in Venezuela, scomparse in circostanze ancora da chiarire.