Un paese in affanno

ROMA – Per la prima volta in dieci anni il rapporto fra debito e Pil è cresciuto, passando dal 103,8% del 2004 al 106,4% del 2005; per la prima volta in dieci anni l’occupazione è in calo, essendo diminuita dello 0,4% dopo essere rimasta pressoché invariata nel 2004. Per di più, un lavoratore “giovane” (15-29 anni) su quattro è precario, percentuale che cresce a uno su due di chi ha trovato impiego l’anno scorso. E’ la fotografia che Bankitalia ha scattato dell’Italia, il primo rapporto dell’era-Draghi; talmente impietoso che il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, si è rifiutato di commentarlo, dedicandogli poche e piccate parole. Queste: “Contano solo i dati Eurostat. I conti dell’Italia sono stati definiti quadrati in Europa, e ne sono contento per il mio paese. Non sono di quelli che hanno detto che i conti pubblici sono allo sfascio e, comunque vada, non lo dirò perché non è vero”. Ben diverse le valutazioni del centrosinistra, dove si denunciano le “cifre sballate” del governo, l’impossibilità per il premier di continuare a “sbandierare risultati immaginari”, il quadro di un paese “a crescita zero”. E Oliviero Diliberto (Comunisti italiani) non resiste alla tentazione di fare il verso a Berlusconi: “Evidentemente Bankitalia è un covo di pericolosi comunisti”. Tra i tanti dati sciorinati dall’istituto di via XX Settembre, quello di una crescita dell’indebitamento delle famiglie: era pari al 18% del Pil nel 1996, è arrivato al 30% del Pil nel 2005. E non per fare chissà quali follie, assicura l’associazione dei consumatori Adusbef, “ma solo per sopravvivere».