“Tante cose cambieranno con i nostri parlamentari”

CARACAS – Il pericolo esiste. Come negarlo? E’ probabile che nelle politiche di aprile voti solo una piccola parte della realtá italiana all’estero. Eppure la campagna elettorale, in Italia come oltre frontiera, é iniziata con largo anticipo. Viaggi, interviste, comizi. I candidati all’estero, forse troppi per cosí pochi posti in parlamento, si sono dati da fare e se ne danno con grande entusiasmo. Caldeggiano con forza la propria candidatura ed esortano gli elettori a partecipare. Insomma, a votare per contare. Fino a che punto il loro messaggio é giunto alla sensibilitá degli elettori lo si saprá soltanto ad aprile, a scrutini fatti. L’affluenza alle urne, peró, non pare essere un problema che preoccupi il ministro degli Italiani nel mondo, Mirko Tremaglia, per il quale, comunque, “il voto é un fatto patriottico”.


– Anche in Italia – ci dice – c’é chi non va a votare e preferisce restarsene a casa. Il voto é importante; é un fatto patriottico. Io spero che piú del 50 per cento dei connazionali all’estero avente diritto al voto si esprima alle urne.


Al fresco della penombra di una saletta della residenza del nostro Ambasciatore, ai ripari dai pericoli di una societá sempre piú violenta e inumana, come lo dimostrano i sequestri e le rapine quasi quotidiani dei quali troppe volte sono vittime anche i nostri connazionali, il ministro Tremaglia dialoga con la Voce; una conversazione interrotta qua e là da chi lo vuole salutare o semplicemente stringergli la mano.


– Considero importante che, per la prima volta, gli italiani all’estero possano avere rappresentanti propri in parlamento – commenta. – In questo modo potranno determinare con la loro presenza le politiche italiane, in particolare quella estera.


 


L’incontro con Giordani


Saltato l’appuntamento con il presidente della Repubblica, Hugo Chávez Frías, a causa del ritardo con cui é giunto l’aereo sul quale viaggiava, il ministro Tremaglia ha incontrato il ministro Jorge Giordani.


– Ho trovato nel ministro Giordani un amico dell’Italia – ci dice. – So che era pronto a ricevermi il presidente Chávez. Purtroppo l’incontro non é stato possibile.


– Di cosa avete parlato col ministro Giordani?


– Ho affrontato il discorso dei sequestri – spiega. – Come avevo giá accennato nel mio incontro con la Collettivitá nel bellissimo Centro Italiano Venezolano di Caracas, ho chiesto al ministro di studiare la possibile operativitá delle nostre forze dell’ordine, della nostra polizia in Venezuela. E’ un’esperienza che giá abbiamo fatto altrove con esiti positivi; per esempio in Albania.


Sostiene che, a suo avviso, “l’orientamento ci sta”. E prosegue:


– Con questo incontro credo di aver favorito l’iniziativa. E’ evidente che il problema deve essere affrontato in termini decisivi. Bisogna assolutamente colpire la malavita che si dedica a questo tipo di attivitá, a questo tipo di delitto. Bisogna restituire la tranquillitá alla nostra Collettivitá.


– Le autoritá del ministero degli Interni e quelle del ministero degli Esteri, a suo giudizio, avranno la stessa sensibilitá del ministro Giordani? La loro risposta sará immediata?


– Il ministro Tremaglia aveva promesso ed ha compiuto – ribatte.


– Sí, ma i ministeri che dovranno prendersi cura del problema sono sufficientemente sensibilizzati?


– Certo – risponde subito il ministro. – In Venezuela vi é giá una missione antisequestro. Io non parlo al vento e lo dimostra la presenza di elementi della polizia italiana nel Paese.


– Lei certamente sa che la missione antisequestro era stata ritirata. E’ stata ripristinata, e con un solo esperto, dopo le proteste del nostro giornale. Avevamo chiesto una missione antisequestro permanente. In cambio, é stata ridotta ad un solo elemento. Ci sia consentita, quindi, qualche perplessitá.


– E’ stata ridotta – ammette. – E’ vero. Ma ora si entra ad una nuova fase e ció vuol dire che si sta facendo di piú. Ora, com’é logico, per rendere possibile l’attivitá della polizia italiana ci vuole il beneplacito delle autoritá venezolane.


– E l’interessamento di quelle italiane


– Certo. Ora, mi pare che l’orientamento ci sia. Siamo sul buon cammino.


 


Amaro in bocca


Amaro in bocca, qualche perplessitá ed un forte sentimento di frustrazione. La visita lampo del ministro é sembrata piú quella di un politico in campagna elettorale che di un nostro rappresentante al Governo interessato a conoscere i problemi della nostra Collettivitá. E’ per questo che facciamo presente:


– E’ dispiaciuto che la sua permanenza in Venezuela sia stata cosí breve…


– Dispiaciuta a chi?


– Agli italiani della provincia che non l’hanno potuto accogliere, che non l’hanno potuta ascoltare e che soprattutto non le hanno potuto illustrare i propri problemi, che non sono come quelli degli italiani della capitale. Forse, ascoltandoli, si sarebbe riportato un’impressione diversa della realtá che vive la nostra Collettivitá.


– Non facciamo polemiche – ci dice ora sulla difensiva. – Al posto di darmi il benvenuto… lo sa che grazie a me gli italiani all’estero ora hanno il voto?


– Ovviamente. Tutti sappiamo che lei é stato tra i protagonisti di spicco.


– E non dice niente? – ricalca per proseguire:


– Questo non sta affatto bene. Io sono riuscito a far cambiare ben due volte la Costituzione. Non mi si puó dire che devo visitare tutti. Non puó assolutamente farlo. Non mi puó mica chiedere ch’io visiti tutti i paesi del mondo! Fisicamente é un po’ difficile. Ed io, comunque, sto cercando di farlo.


Ora, piú calmo, ci spiega che “il voto é un fatto di democrazia; una espressione di sentimenti democratici”. E prosegue:


– Non avevano diritto al voto piú di 3 milioni di italiani all’estero. Era una vergogna. Vorrei capire perché tutti i governi che hanno preceduto questo non l’hanno fatto. Nessuno l’ha fatto. Chi l’ha fatto? L’ha fatto Tremaglia.


Insiste nuovamente nel rivendicare la paternitá del voto. E sottolinea che solo grazie alla sua caparbia insistenza “la Costituzione é stata modificata ben due volte” per dare agli italiani fuori d’Italia la possibilitá di esprimere le proprie preferenze e simpatie politiche.


– Questo – ci dice – é un fatto storico e non se ne parla.


– Parleremo anche di questo…


– Oh! Bravo. Io sono felice di essere venuto. Ne riporto un ricordo magnifico. L’accoglienza, l’altra sera nel Centro Italiano Venezolano di Caracas, é stata magnifica. E’ un ricordo che conservo tutto mio, alla faccia di chi mi vuol male.


– Il voto degli italiani all’estero é un fatto storico, Come crede che cambierá il Parlamento italiano? Che incidenza crede che avrá la nostra presenza in parlamento?


Risponde subito che l’incidenza sará proporzionale alla loro attiva partecipazione. Ovvero, “incideranno per quello che faranno”. Quindi prosegue:


– Per quanto riguarda i cittadini italiani, un’impostazione di fondo é rendere ai connazionali all’estero gli stessi diritti di coloro che vivono in Italia. E’ un argomento che ho affrontato e ho vinto.


Ricorda, ora, le sue battaglie, le sue iniziative in Parlamento.


– Ho vinto la battaglia sulle pensioni – afferma con orgoglio per poi spiegare:


– In Italia c’é il minimo pensionistico. E cioé, coloro i quali hanno ottenuto pensioni inferiori al milione di lire, ricevono comunque questa cifra. Allora, mi son detto, perché non allargare il minimo pensionistico anche agli italiani che vivono all’estero? Ho portato avanti la battaglia che ho vinto nel 2003. Ma non é tutto. In Italia, nel 2004-2005 si erano dimenticati di pagare il minimo pensionistico agli italiani all’estero. Sono intervenuto. Ora si stanno pagando gli arretrati. Sono 10 miliardi di lire. Questo é stato ottenuto grazie a Tremaglia. L’ha ottenuto il ministro Tremaglia, non il governo.


– Siamo fortunati di averlo come ministro…


– Certo, certissimo – ribatte -. Quando ho cominciato a fare il ministro, la mia prima attivitá fu andare a Marcinelle. Andai in quelle maledette miniere dove, un 8 agosto, morirono 136 italiani. Allora chiesi ed ottenni che l’8 agosto fosse dichiarato “Giornata Nazionale del Sacrificio e del lavoro Italiano”. Dopo la mia richiesta questo Governo ha fatto il decreto. Perché non l’hanno fatto gli altri? Perché non é stato fatto prima? Perché gli altri se ne sono sempre fregati.


 


 


Passaporto e nazionalitá


 


E’ l’aspirazione di tanti. E sarebbe una maniera di rimediare ad una grande ingiustizia. Perché non si riaprono i termini della cittadinanza, cosí da permettere agli italiani che non ne hanno fatto  richiesta in passato, di riacquistarla? Lo chiediamo al ministro Tremaglia, il quale risponde:


– Organizzeremo un convegno a tale proposito. Ne organizzeremo uno come abbiamo organizzato quello sugli imprenditori, sui ristoratori o sui missionari.


Riferendosi in particolare agli imprenditori sostiene che “é stata creata una confederazione di imprenditori italiani all’estero, ed é questo un fatto importante”.


– Il nucleo centrale di questa confederazione, 32 persone ci dice, vanta in totale una fatturazione di circa 8 milioni di euro. Insomma, si tratta di un impero economico. Abbiamo costruito una banca dati di 20 mila imprenditori.


– Perché tante difficoltá nel riaprire i termini della cittadinanza? – chiediamo per ricondurre la conversazione nel terreno che ci sta a cuore


– Facciamo questo convegno – insiste il ministro – e cerchiamo di superare le difficoltá. Ci sono tante cose da fare per i connazionali all’estero dimenticati da tutti.


 


In campagna elettorale?


La domanda non poteva mancare, anche se poco gradita al ministro Tremaglia. D’altronde il viaggio-lampo oltre a lasciare l’amaro in bocca a tanti connazionali della provincia, ha dato luogo a non poche perplessitá. Tanto piú che é avvenuto in piena campagna elettorale in Italia, ed ancor piú qui in Venezuela.


– Cosa risponde il nostro Ministro a chi sostiene di aver approfittato  di questo viaggio , a tutti gli effetti istituzionale, per fare campagna elettorale…


– Assolutamente – interrompe infastidito il ministro -. Il mio é un viaggio istituzionale, assolutamente istituzionale.


Quindi, un po’ piú calmo, spiega:


– Io sono antipartito. Tant’é cosí che ho seguito la politica italiana al di sopra delle parti e dei partiti. Il mio discorso nel Centro Italiano Venezolano di Caracas é stato molto chiaro: ho invitato a votare. Votate come volete, ma votate. Io non sono sceso in campo come rappresentante di un partito. Non potevo farlo, avendo dato il voto a tutti gli italiani. Il mio invito é solo uno: non importa per chi, ma votate.