Quando la cultura va al cinema

CARACAS – Sono ricominciati all’Istituto italiano di cultura gli appuntamenti settimanali con il grande schermo. Venerdì 24 verrà proiettato “Un viaggio chiamato amore”, che sarà eccezionalmente preceduto da una breve presentazione da parte del curatore della rassegna, il professor Antonio Nazzaro.


Il ciclo di film proposto dall’Iic va sotto il titolo di “Ridere al cinema – cinema al femminile”. Il programma della manifestazione è stato definito fino al 28 aprile: a partire dal film del 24 prossimo, di venerdì in venerdì (con l’esclusione del 21 aprile) nella hall dell’Istituto saranno proiettati, sempre alle ore 18, “Il paradiso all’improvviso”, “Brucio nel vento”, “La lingua del santo”, “Agata e la tempesta”. “Il Cineforum è un evento unico nel panorama delle attività culturali che propongono i centri di insegnamento della lingua italiana in Venezuela – sottolinea il direttore dell’Iic, Massimo Gilardi – in quanto non solo è diretto agli alunni dell’Istituto italiano di cultura ma a tutti quelli che vogliono un contatto diretto con il cinema e l’arte italiana senza la mediazione della traduzione e dei sottotitoli. Ed è totalmente gratuito”.


Al film di venerdì 24 viene dedicato un rilievo particolare, concedendogli il rango di “film del mese”. In questa categoria, spiega il professor Nazzaro, vengono inseriti quei lungometraggi che abbiano “un legame forte con personaggi o episodi della letteratura e della storia politica e sociale italiana. Questa proiezione è preceduta da una breve presentazione, verranno inoltre consegnati materiali cartacei e referenze multimediali attraverso i quali gli spettatori potranno approfondire la loro conoscenza sui temi esplorati”.


Questo mese la scelta è caduta su “Un viaggio chiamato amore”, in cui il regista Michele Placido racconta la relazione tra la scrittrice Sibilla Aleramo e il poeta Dino Campana. La trama del film si basa sul racconto “Una donna” di Sibilla Aleramo, considerato un testo fondamentale della cultura femminista e femminile, e sul libro che dà il titolo al film – ”Un viaggio chiamato amore”, – che raccoglie il carteggio-viaggio tra i due artisti-amanti tra il 1916 e il gennaio del 1918, quando termina il vagabondaggio amoroso.


“Dino Campana è, a mio parere, uno dei maggiori  poeti italiani – spiega Nazzaro. – Nei suoi ambienti, simili a quelli leopardiani (i cieli stellati, per esempio), attraverso i richiami e le referenze a Michelangelo, le rotture con l’ambiente letterario italiano dell’epoca e l’influenza di Rimbaud, segna il passaggio dalla classicità alla modernità, occupando uno spazio unico nel panorama della poesia italiana. Non possiamo poi dimenticare il suo essere immigrante non solo dell’anima ma soprattutto fisico: i suoi soggiorni in Argentina e Uruguay ci svelano anche la sua capacità di raccontare il dramma e la speranza di molti italiani all’inizio del XX secolo”.