La parola ai candidati

CARACAS – Sono ancora molti gli italo-venezolani con diritto al voto che aspettano di ricevere la scheda elettorale, eppure manca appena una manciata di ore e i giochi saranno fatti, dopo non resterà che attendere i nomi dei rappresentanti per il Sud America che prenderanno ufficialmente parte ai lavori del Parlamento italiano per i prossimi cinque anni.


In attesa di conoscere i risultati, abbiamo posto ai candidati in corsa tre domande su alcune delle tematiche che accendono e alimentano il dibattito politico italiano, e che presto gli italiani all’estero dovranno affrontare.


Siamo riusciti a raggiungere sette dei dieci candidati in Venezuela. Per il Senato: Barraco Salvatore (Lega), Miraglia Vito (Associazioni italiane in Sud America), Di Martino Ugo (Udeur); per la Camera: Collevecchio Nello (Associazioni italiane in Sud America), Cavallo Roberto (“Lista Tremaglia”), Duma Gaetano (Forza Italia), Marisa Bafile (L’Unione).


 


1 – Alcuni temi qualificanti dell’attuale dibattito politico italiano sono assenti da questa campagna elettorale: la condizione della donna, il riconoscimento delle coppie di fatto etero ed omosessuali, la difesa della legge sull’aborto (pressoché illegale in Venezuela), come indirizzare la pressione fiscale.


Tenendo presente la assoluta autonomia ed indipendenza legislativa tra Italia e Venezuela, Lei ritiene opportuno fare partecipi di questa discussione anche gli elettori italo-venezuelani ? E se sì, in che modo?


 


Duma: “Credo che gli italiani all’estero siano già partecipi a quest temi. Sono assolutamente contro l’uso del tema dell’emancipazione delle donne per fare campagna elettorale. Basta con questa storia dell’emancipazione femminile, sono a favore e penso che sta andando benissimo, la donna ha già raggiunto molti traguardi e sta percorrendo un cammino verso la parità, è inutile ripeterlo. Le donne sono consapevoli che tutto ciò che hanno chiesto gli è stato dato e gli sarà dato. Se fossero come cento anni fa schiave sarei il primo a difenderle, ma non è così oggi”.


Barraco: “Gli elettori italo-venezolani dovrebbero essere partecipi di queste tematiche, ma non è un lavoro facile tenersi al corrente su tutto : i temi che più interessano la collettività rimangono le pensioni, l’assistenza sanitaria, un migliore funzionamento dei consolati, il riacquisto di cittadinanza.


Problemi di genere etico-morale come l’aborto o i gay sono di ordine meno pratico e più filosofico e culturale. Io guardo più i problemi pratici. Questo tipo di dibattito va fatto dopo la campagna elettorale. Oggi si parla di una politica su due fronti, centrodestra e centrosinistra; le filosofe sono opposte in molti casi, e non è possibile risolvere in questi giorni tali problemi. Per ora il problema è quello di rimettere a posto le casse dello Stato per affrontare le spese degli italiani all’estero”. 


Miraglia: “Non possiamo trascurare questi argomenti, che sono d’interesse sociale in Italia, anche se sono altri quelli che interessano oggi gli emigrati all’estero.


Sulle coppie gay sono contrario: sono assolutamente a favore della famiglia come principio della cultura italiana. Pur riconoscendo i bisogni dei gay, possono inquinare la trasmissione di quei principi che fanno riferimento alla famiglia tradizionale.


La posizione della donna mi entusiasma, deve godere di una partecipazione piena. Mia moglie e le mie figlie sono professioniste e appoggio la loro emancipazione.


Per quanto riguarda l’aborto, salvo casi eccezionali in cui è a rischio la salute fisica e psicologica della donna, non lo vedo di buon occhio. Ritengo che la vita umana sia importantissima. La pressione fiscale in Italia è un problema molto grave, e va affrontato perché non sono possibili tassazioni cosí alte”.


Di Martino: “Gli italiani devono entrare nella politica italiana, è giusto che partecipino e conoscano tematiche di questo tipo attraverso l’informazione, i mezzi di comunicazione. Gli italiani devono capire che partecipare è un diritto”.


Collevecchio: “Noi italiani del mondo dobbiamo essere partecipi in questo dibattito, perché la Costituzione italiana non prevede due tipi di cittadino. Dobbiamo collaborare innanzitutto informandoci sugli argomenti e dare un apporto. Non credo sia


il momento per questo dibattito, ma credo siano temi validissimi”.


Cavallo: “Preferirei non pronunciarmi perché questi temi non sono inclusi nel programma elettorale del partito. Posso riferire un mio parere personale. Rispetto alle donne non ci sono problemi a riconoscere gli stessi diritti degli uomini. Per quanto riguarda i gay credo che nessuno possa e debba essere incluso od escluso dalla società”.


Bafile: “Sono temi che vanno molto oltre le barriere nazionali di un paese; temi che riguardano il rispetto degli esseri umani e la libertà degli individui. Gli italiani del Sud America hanno dimostrato di essere persone capaci di affrontare qualsiasi tema, perciò perché non parlarne? Trasportare un dibattito su questioni che interessano tutti non solo va promosso, ma fatto. Bisogna modificare l’idea secondo cui certi temi possono interessare solo chi vive nei paesi industrializzati.


Come promuovere la discussione? Con dibattiti, referendum, progetti di legge, insomma proprio come avviene in Italia con la partecipazione democratica”.


 


 


2 – Nella attuale campagna elettorale tutti i candidati hanno posto l’accento in maniera diversa su aspettative e diritti; assistenza sanitaria, pensionistica, aiuti all’imprenditoria italiana in Venezuela, servizi consolari ecc.; quasi nessuno ha parlato dei corrispettivi doveri: Lei non pensa che questo possa minare la credibilità delle richieste e fiaccarne le possibilità di accoglienza? Se sì, quali pensa che debbano essere questi doveri?


 


Duma: “No. Sui temi di interesse della collettività italiana all’estero ho potuto constatare che sia io che gli altri candidati siamo d’accordo. Ognuno di noi in separata sede ha affrontato le stesse problematiche. Quali doveri? Abbiamo diritti!


Siamo sottoposti ad un pessimo servizio consolare, di quali doveri si deve parlare? Siamo stati schiacciati. Casomai venissimo meno a dei principi allora sì, ma non me la sento di parlare di doveri” .


 


Barraco: “È difiicile avere doveri all’estero. I doveri ce li hanno gli italiani in Italia che pagano le tasse. Gli italiani all’estero reclamano un aiuto, sono coloro che non hanno molti soldi. Il dovere sarebbe quello di partecipare all’economia, ma è un apporto che si può dare perché viviamo in un altro paese. In compenso gli impreditori italiani che lavorano all’estero che hanno più disponibilità economica, possono muovere piu capitale e creare ricchezza.


Chi non può contare su entrate personali deve, però, essere aiutato, mentre chi ha i soldi può comprare polizze assicurative ed ha tutte le opportunità.


Il dovere è di contribuire. Gli italiani all’estero non contribuiscono in maniera diretta, ma in modi diversi”.


Miraglia: “Doveri ne abbiamo: nei prossimi anni l’Italia deve trovare un modo per rafforzare le relazioni di interscambio con le nuove generazioni: non attraverso la nostalgia, ma con la cultura, la tecnologia, gli incontri di studio. Trovare una maniera per trasmettere la nostra cultura non solo ai nostri figli e nipoti, ma anche all’Italia. Creare delle strutture culturali di accoglienza reciproca per conoscerci e comprenderci, per facilitare il passaggio di testimone alle nuove generazioni che devono rafforzare l’immagine degli italiani all’estero. Un testimone che va passato. Se questo non viene fatto entro 10, 20 anni quando non ci saranno più i pionieri dell’emigrazione, sarà troppo tardi”.


Di Martino: “Ci sono diritti e doveri, ma non se ne può parlare a fondo ora che gli italiani partecipano per la prima volta alle elezioni.


Dobbiamo capire quali sono i nostri doveri e quali i diritti; per ora chiediamo diritti e contemporaneamente stiamo rispettando dei doveri come consumare prodotti italiani, aiutare il Made in Italy. Tutto è da costruire, viviamo un momento nuovo e dobbiamo capire molto”.


Collevecchio: “C’è un dovere che l’Italia ha nei nostri confronti: quello dell’informazione. La nostra è una collettività disassistita e disinformata. La mia critica è diretta alla Rai che non crea quell’informazione di ritorno che ha sempre promesso. (…) Per quanto riguarda i doveri verso l’Italia, vi abbiamo sempre adempiuto rispettando lo sport, la tradizione, la cultura. Parliamoci chiaro: quando parliamo di Made in Italy nel mondo, siamo noi che lo promuoviamo, che facciamo conoscere i prodotti, che trasmettiamo la lingua italiana”.


Cavallo: “È importante essere coerenti con le promesse. Primo dovere è quello di seguire la politica italiana e partecipare al diritto al voto. Tutto dipende dalla nostra partecipazione a questo diritto e dalla manifestazione della volontà che attraverso le elezioni portiamo in Italia”.


Bafile: “I doveri viaggiano in concomitanza ai diritti. Per avere accesso, ad esempio, alla pensione sociale o all’assegno di solidarietà bisogna avere tutto in regola ed essere cittadini italiani, quindi pagare delle tasse, garantire dei documenti… già questo è un dovere. I doveri l’italiano all’estero li ha sufficientemente pagati, non sta chiedendo cose impossibili ma diritti garantiti dalla Costituzione italiana, soprattutto la tutela delle persone più deboli che hanno bisogno di aiuto.


Noi italiani all’estero siamo coscienti dei nostri doveri, primo tra tutti quello alla partecipazione politica, ma questi non sono rispettati dal governo italiano come dovrebbero. Troppi connazionali che avrebbero diritto al voto sono stati depennati dalle liste, senza validi motivi. Come si può rispettare un dovere quando è lo stesso sistema a negarlo? Gli italiani all’estero hanno il senso del dovere e lo espletano quando gli viene richiesto. Ad esempio: nell’ultimo referendum in Sud America hanno partecipato più persone che in Italia.


 


3 – Se Lei venisse eletto/a al Parlamento italiano, quale sarebbe la Sua posizione su una delle questioni più discusse nella politica italiana, cioè l’immigrazione extracomunitaria, alla luce soprattutto della Sua esperienza personale, che L’ha visto/a nella stessa condizione seppur in direzione contraria?


 


Duma: “L’immigrazione extracomunitaria deve essre regolata, non lasciarla al libero arbitrio. Gli immigranti illegali non sono un aiuto né per la nazione, né per se stessi


Se sono regolati con norme efficienti usciremo dagli inconvenienti; per la posizione geografica che la mette a contatto quasi diretto con l’Africa, la nostra nazione è il ventre molle dell’Eurpoa”.


Barraco: “È un problema grosso, per mille motivi, ma c’è già una legge ha regolato l’entrata in Italia e che fissa punti precisi. L’Italia non vuole essere invasa, e dà ospitalità con piacere a chi può assicurare un lavoro onesto, stipendio a norma di legge e casa. L’Italia non ha grandi spazi per accogliere tutti, sopratutto ha bisogno di gente che lavori. Lavoro e alloggio degno sono importanti per non creare realtà come i ranchos presenti in tutto il Latinoamerica. Non credo nelle idee populiste generalizzate che aprono le porte a logiche e teorie inutili. Chi non è in regola non può entrare in Italia.


Come italiano all’estero voglio privilegiare gli italiani che vogliono rientrare in Italia. Gli immigrati extracomunitari devono rientrare nei parametri che la legge Bossi Fini ha stabilito”.


Miraglia: “Noi dobbiamo cercare nei limiti del possibile di aprire le braccia a chi ha bisogno di una patria, ma non possiamo permettere una immigrazione senza controllo. Quando noi siamo venuti in Venezuela non è stato un’arrembaggio, ma abbiamo dovuto seguire delle regole. Dobbiamo imitare l’esempio del Canada o del Venezuela, paesi organizzati. Ma soprattutto, quando queste persone entrano del paese devono essere rispettate, ma devono anche rispettarci”.


Di Martino: “Io rispetto gli extracomunitari che ricoprono mestieri che gli italiani non vogliono fare. Come è successo quando noi siamo emigrati all’estero e abbiamo dovuto fare lavori di ogni genere; ma che sia una immigrazione regolata e non clandestina. Oggi in un mondo globalizzato, bisogna guardare a un’Italia globalizzata”.


Collevecchio: “Noi l’immigrazione e l’emigrazione l’abbiamo vissuta direttamente sulla pelle. Credo che potremmo trasmettere le nostre esperienze al Parlamento italiano. Sicuramente bisogna promuovere una immigrazione fruttifera, controllata e programmata che porti ad ottimi risultati, come nel caso del Venezuela”.


Cavallo:”È importante prendere provvedimenti rispetto all’immigrazione selettiva. Ad esempio durante la dittatura di Pérez il Venezuela ha applicato una immigrazione selettiva che ha aiutato ad entrare nel paese le comunità spagnola, italiana e portoghese. Poi c’è stata una perdita di controllo che ha causato notevoli problemi. Dunque credo sia importante una politica adeguata”.


Bafile: “Per la mia impostazione di vita e di ideali, sono a favore della solidarietà umana; anche se non avessi conosciuto il cammino difficile dell’immigrazione, sarei comunque sensibile al tema. Sono addolorata, però, nel constatare che mentre in Italia si dedica grande attenzione e preoccupazione alle problematiche degli immigranti stranieri, lo stesso non avviene per i connazionali che rientrano o hanno bisogno di un servizio. In questi giorni ho potuto parlare con una persona che mi ha raccontato una commovente esperienza di emarginazione: un signore italo-venezolano si è rivolto ad un ospedale italiano per una radiografia che gli è stata negata in quanto straniero.


Se esistessero forme di volontariato, centri di accoglienza organizzati come per l’immigrazione straniera, magari questa persona avrebbe potuto ricevere una risposta gentile o una soluzione alternativa.


Ben vengano aiuti, decreti, leggi che possano garantire a chi ne ha bisogno, la massima assistenza dei paesi più sviluppati. È vergognoso il modo in cui ancora oggi vengono trattati colombiani, peruviani, ecc, quando chiedono un visto di soggiorno alle nostre ambasciate, quando invece la storia dell’emigrazione italiana è piena di esempi di generosità ed accoglienza da parte dei paesi ospitanti.

Se venissi eletta al Parlamento italiano, lavorerei per creare una uguale struttura di accoglienza e volontariato per i nostri emigranti che tornati in Italia non sanno come affrontare problemi burocratici o di altro tipo. Perché l’Italia ha perso il senso dell’accoglienza verso gli italiani all’estero.