“Non si parli di vendetta”

CARACAS – “Nemici? Fu per 22 anni presidente di Casa Italia Maracay, ha speso tesori assistendo i più sfortunati, in particolar modo gli italiani. E’ arrivato perfino a pagare le cure in Italia a chi non se lo poteva permettere”. Mario Martinelli, stretto collaboratore di Filippo Sindoni, neanche vuol sentir parlare di una vendetta verso chi, dal nulla, ha creato un impero economico capace di “dare lavoro a mezzo stato Aragua”.


Sta agli investigatori stabilire perché l’imprenditore italiano conosciuto come “il re della pasta” sia stato ucciso, dopo appena tre ore dal suo sequestro, avvenuto verso le otto di sera di martedì a Maracay. La morte di Sindoni risalirebbe alle 23.30 di quello stesso giorno. I killer si sono accaniti su di lui, con spietata ferocia. Lo hanno imbavagliato, bendato, gli hanno legato polsi e piedi con nastro adesivo. Poi lo hanno picchiato selvaggiamente, torturato con tagli in tutto il corpo e, alla fine, il colpo di grazia con un colpo di pistola alla testa che lo ha trapassato da una tempia all’altra. “Abbiamo trovato persino il segno di due forti morsicature alle gambe – ha riferito ai giornalisti il procuratore generale Isaías Rodríguez. Pur non scartando alcun movente, Rodríguez giudica poco probabile l’ipotesi del sequestro: “I fatti si sono svolti in modo troppo rapido e violento. Se è stato davvero un sequestro, allora è stato un sequestro mal eseguito da parte di dilettanti. Noi stiamo lavorando su tutte le ipotesi, senza tralasciare alcuno scenario”.


Sul fronte delle indagini, l’alto magistrato ha reso noto che sono nelle mani degli inquirenti il veicolo su cui viaggiava Sindoni al momento del sequestro, una Honda Accord, e tre identikit realizzati sulla base dei dati forniti da Jesús Soto, l’autista di Sindoni, l’unico testimone del sequestro e, in quanto tale, da ieri sottoposto a vigilanza speciale. L’industriale è stato rapito da alcuni uomini vestiti da poliziotti che hanno simulato un posto di blocco. L’ipotesi che quegli uomini – quattro in tutto – fossero dei veri agenti non è stata affatto scartata. Rodríguez ha reso noto che già nella serata di martedì aveva richiesto al ministro degli Interni, Jesse Chacón, il permesso di inviare una commissione d’indagine interna da Caracas alla polizia regionale di Aragua, affinché non fossero trascurate le verifiche del caso. Infine, un pensiero di cordoglio in memoria del defunto: “Filippo era un grande amico, una persona a me molto vicina, con la quale ho condiviso, nel tempo, tanti affetti”. Anche per questo, ha aggiunto, mi impegno a scovare e punire i responsabili.


Le spoglie di Filippo Sindoni saranno conservate fino a oggi in una camera ardente allestita presso la Casa d’Italia Maracay. Questo pomeriggio, alle ore 16, il vescovo della città, monsignor Del Prete, pronuncerà un’omelia in memoria del defunto. Probabilmente già domani i resti dell’imprenditore prenderanno il volo per l’Italia, dove saranno tumulati a Capo d’Orlando, nel messinese, il paese che, quasi 75 anni fa, gli diede i natali.