Nessuna novità su Rocco Minicucci

CARACAS – Ancora nessuna novità sul sequestro di Rocco Minicucci, l’imprenditore 71enne di origini molisane rapito il 24 febbraio a San Fernando di Apure, nello stato di Apure, ai confini della Colombia. Abbiamo raggiunto telefonicamente Francesco Minicucci, figlio di Rocco, negli uffici della Inversiones Minicucci C.A., sola attività rimasta a Rocco Minicucci in Venezuela. Francesco è in questo momento l’unico parente dell’imprenditore molisano in Venezuela. Le indagini, ha riferito, non hanno ancora condotto a nulla; nessuna pista, dalla guerriglia alla criminalità comune, si è rivelata, finora, più plausibile di un’altra. Contatti con i rapitori, ha aggiunto Francesco, ancora nulla; le uniche persone con cui la famiglia Minicucci ha parlato sono mitomani, gente che tenta di arraffare dei soldi; ma ogni volta che è stata richiesta una prova dell’esistenza in vita dell’ostaggio, l’interlocutore, finora, è sempre svanito.


Una settimana fa, rivela il figlio dell’imprenditore rapito, l’ispettore capo Bruno Pirrello, capo della missione antisequestro attivata presso l’ambasciata italiana, ha partecipato a una riunione con le autorità di polizia venezuelane, senza che siano emerse novità di rilievo. Che giudizio dà della collaborazione delle autorità? “Venezuela: zero – risponde Francesco Minicucci. – Ci avevano promesso di farci parlare con le autorità governative, con il governatore dello stato Apure, ma niente”. Quanto all’Italia, l’ispettore Pirrello “ha avuto la cortesia” di interessarsi del caso, spendendo diciassette giorni in Apure per seguire le indagini. In che senso, “cortesia”? “Mio padre non è cittadino italiano” ricorda Francesco, dunque l’interessamento di Pirrello va al di là dei suoi doveri. Forse, aggiunge, l’ambasciata italiana è rimasta troppo lontana: “Mai una chiamata, in 61 giorni che sono qui da solo. Alcune volte dormo da mio padre, altre ospite di amici. Ma qui, ripeto, sono solo”.


Tra le ipotesi sul sequestro Minicucci, c’è anche quella di una vendetta negli ambienti, non sempre limpidi, dell’imprenditoria locale. Gli investigatori non escludono che il rapimento sia legato a dei contrasti che Rocco Minicucci ha avuto in passato con alcuni suoi soci in affari venezolani, contrasti finiti anche in tribunale per iniziativa dello stesso Minicucci. Altre voci parlano di Minicucci coinvolto in un giro d’usura. “Lo escludo nel modo piu assoluto – afferma convinto Yamil Lameda, socio di Minicucci alla Inversiones Minicucci C.A. – Il signor Rocco qui ha fatto solo del bene, lo posso ben dire io che da suo dipendente sono diventato suo socio”.