Senato, Pallaro si schiera con l’Unione

ROMA – Mancano due giorni scarsi alla elezione del presidente del Senato, ma le trattative sono ferme ai blocchi di partenza. Da una parte c’è Giulio Andreotti, che punta ad una elezione bipartisan, ma che raccoglie solo l’appoggio della Cdl, e dall’altra l’Unione che sostiene senza tentennamenti Franco Marini per il seggio piu’ alto di Palazzo Madama, anche se sulla carta si puo’ contare solo su maggioranza minima. 


Ieri mattina, riservatamente, Francesco Rutelli si è recato nello studio privato del senatore a vita, nell’evidente intento di evitare lo scontro frontale, e nel pomeriggio dentro la Margherita si ostentava un notevole ottimismo. Al di là dell’atteggiamento di Andreotti, che altre fonti del centrosinistra descrivono invece come una sfinge, e che a sera fa sapere di non aver intenzione di ritirare la sua candidatura, nell’Unione ci si dice sufficientemente sicuri del conteggio dei voti, che darebbe a Franco Marini un discreto margine di vantaggio. La sua candidatura, in effetti, ieri ha guadagnato un ulteriore voto a favore, che lo porterebbe a quota 162, che dovrebbe garantirgli l’elezione al primo scrutinio.


Il voto è quello di Luigi Pallaro, l’indipendente eletto nella circoscrizione estera del Sud America, che ha sciolto la sua riserva a favore del candidato dell’Unione, pur facendo dipendere la decisione finale dal mantenimento di non meglio precisati ”impegni presi”. Nell’Unione, inoltre, si dà ormai per acquisito il voto della senatrice a vita Rita Levi Montalcini, che dovrebbe così ulteriormente rafforzare la candidatura dell’ex leader della Cisl. Tra i senatori a vita resterebbe dubbio l’orientamento del solo Pininfarina, visto che Cossiga conferma il suo sostegno ad Andreotti.


Tuttavia, nessuno può dare certezze assolute in votazioni a scrutinio segreto, e l’unica alternativa ad una sfida all’ultimo voto sarebbe una decisione autonoma di Andreotti di ritirarsi. Ma i segnali che vengono in serata da ambienti vicini all’ex presidente del Consiglio non sembrano far prevedere una svolta del genere. Anzi. Sembra infatti che Andreotti non sia disposto ad accogliere il consiglio di Francesco Cossiga, che in una lettera lo invita a farsi da parte, pur confermando il suo appoggio nel caso volesse invece insistere. Cossiga vede ”chiuso qualsiasi utile spazio” alla candidatura dell’amico, e lo consiglia di dichiararsi indisponibile. Cossiga spiega così il suo mutato atteggiamento: ”La favorevole reazione dell’opinione pubblica e di larga parte della classe politica mi avevano fatto pensare che si aprisse uno spazio reale di successo ad una tua candidatura”, ma la candidatura dell’Unione di Franco Marini, il silenzio ”assordante” della Casa delle libertà, la ”decisione sofferta, ma aperta, coraggiosa e leale della Sudtyroler Volkspartei di votare per il candidato de L’Unione stessa, la volontà da te manifestata di volere essere elemento di unione e concordia in questo difficile momento della vita del Paese, mi fanno ritenere che sia da considerarsi chiuso qualunque utile spazio ad una tua candidatura”. Per questo, ”con dolorante, ma certa coscienza – scrive Cossiga ad Andreotti – sono qui a consigliarti sommessamente di volere dichiarare la tua non disponibilità alla candidatura all’ufficio di presidente del Senato della Repubblica”.