Quirinale, l’Unione candida Napolitano

L’Unione ha avanzato ufficialmente la candidatura di Giorgio Napolitano, da tempo nelle fila del Pci-Pds-Ds e già ministro dell’Interno del primo governo Prodi, alla presidenze della Repubblica. Lo stesso Massimo D’Alema, presidente dei Ds, nei giorni scorsi indicato come probabile candidato del centrosinistra, sarebbe stato tra i promotori di questa candidatura. Sulla cronaca della domenica che ha preceduto l’inizio delle votazioni per la designazione del successore di Ciampi proponiamo questo servizio di Fabrizio Nicotra, corrispondente dell’agenzia Ansa:


 


ROMA – Il centrosinistra candida al Quirinale Giorgio Napolitano. La mossa arriva dopo una giornata frenetica, in cui una riunione ha inseguito l’altra. La Cdl, pur non compatta, spariglia il gioco dell’Unione. Il centrodestra (la Lega però non ci sta) dice “no” a Massimo D’Alema e offre alla maggioranza quattro nomi per una convergenza sul Quirinale: Giuliano Amato, Lamberto Dini, Franco Marini e Mario Monti. Non chiudendo la porta alla possibilità che i Ds avanzino un’altra loro candidatura. L’Unione si trova di fronte a un rebus e decide di avanzare la candidatura Napolitano, un nome che Silvio Berlusconi ha bocciato in mattinata. Ora la palla torna nel campo del centrodestra. Il Cavaliere, Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini si vedono brevemente in mattinata a Milano. I leader di An e Udc chiedono all’ex presidente del Consiglio il via libera per un “supervertice” con i leader dell’Ulivo. Berlusconi, a quanto si apprende, resiste, ha già detto no, in un comizio milanese, a qualsiasi nome del centrosinistra: D’Alema, Amato e Napolitano “sono nomi che hanno il cuore a sinistra e noi vogliamo qualcuno che abbia il cuore nel centrodestra”. Parole che nell’Unione, e anche da Francesco Cossiga, vengono interpretate come un sostanziale via libera a D’Alema. Il Cavaliere, secondo questa chiave di lettura, chiudendo a qualsiasi candidato del centrosinistra, permetterebbe a Prodi e alla coalizione, visto il muro della Cdl, di andare avanti con D’Alema. Fini e Casini ottengono comunque di chiedere un vertice con l’Ulivo, che accetta. Nel frattempo, in piazza Santi Apostoli si incontrano Prodi, D’Alema, Fassino, Rutelli e il mediatore Ricky Levi. Gli ultimi tre lasciano la riunione e vanno a Palazzo Chigi, dove ci sono Gianni Letta, Fini e Casini. Lì il centrodestra propone: la nostra rosa, in ordine alfabetico, parte da Amato, quindi Dini, Marini e Monti. All’obiezione di Fassino, che avrebbe lamentato una pregiudiziale contro la Quercia, Fini e Casini avrebbero risposto che può andar bene anche un diessino o una diessina. Insomma, un settimo nome, oltre ai quattro della Rosa, D’Alema e Gianni Letta. Nuova riunione del vertice dell’Ulivo a Santi Apostoli. Quindi, mentre Levi e Rutelli restano in ufficio e Prodi va a cena con il presidente svizzero, i Ds si riuniscono al Botteghino: Fassino, D’Alema, Cuperlo, Chiti e Latorre. Alle dieci nuovo vertice dell’Ulivo. Via libera a Napolitano, dunque, ma la partita non e’ finita. Il comunciato con cui l’Unione ufficializza la candidatura del senatore a vita, ex leader dell’ala migliorista dei Ds, spiega che la scelta e’ stata fatta ”raccogliendo la disponibilita’ espressa ”dalla delegazione composta da Fini, Casini e Letta” di far convergere i voti dei partiti del Polo ”su una personalita’ del centrosinistra, di forte profilo istituzionale”. Non viene nominato Berlusconi. Il leader della Cdl, infatti, ha detto no questa mattina a Napolitano, olte che a D’Alama e ad Amato. I partiti della Cdl, nelle ultime ore, non sembrano granitici. La Lega fa sapere che sulla rosa di nomi da proporre all’Unione non c’era nessun accordo. Roberto Maroni diserta la cena di Arcore con Berlusconi, Bossi, Calderoli e Castelli e, arrabbiatissimo, invita il Cavaliere a chiarire entro stasera la vicenda della rosa. Nel Carroccio c’e’ chi attacca An e Udc per la trattativa con il centrosinistra: se altri trattano lo faremo anche noi. Insomma, ora si attende la nuova mossa della Cdl.