La sanità guarda all’Italia

CARACAS – Lo scorso venerdì 12 maggio l’ambasciatore Gerardo Carante – alla presenza del prof. Guido Rasi (nella foto), membro del CdA dell’Istituto Superiore di Sanità, e del dr. Paolo Siviero – ha firmato un nuovo accordo di cooperazione con il governo venezolano per il trasferimento dell’eccellenza italiana in materia sanitaria.


Il Venezuela sta promuovendo un importante processo di riorganizzazione e ristrutturazione del Sistema Sanitario pubblico, e l’Italia parteciperà con un intervento di cooperazione scientifica continuativa in ambito diagnostico e terapeutico, formazione di personale medico, paramedico, tecnico e scientifico e trasferimento di know-how e di tecnologia.


Le istituzioni chiamate a coordinare l’azione italiana sono il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Istituto Superiore di Sanità, garanti di massima eccellenza e qualificato affiancamento alle imprese italiane che saranno coinvolte nel progetto. L’accordo si è realizzato grazie all’intervento della nostra Ambasciata a Caracas e dell’Istituto per il commercio Estero (ICE) “un progetto ampio e articolato di sicuro interesse, sia dal punto di vista scientifico che per le possibilità che apre per le imprese italiane del settore” commenta Massimiliano Tremiterra, direttore dell’ICE “un progetto al quale stiamo lavorando da tempo e che sarà immediatamente operativo”.


Il memorandum d’intesa è stato firmato venerdì 12 maggio dall’Ambasciatore Gerardo Carante alla presenza del Prof. Guido Rasi, membro del CdA dell’Istituto Superiore di Sanità, e del Dr. Paolo Siviero che seguono da mesi il progetto.


Cortesemente il Prof. Rasi e il Dr. Siviero ci ha presentato alcuni aspetti del piano.


Quali sono le tecnologie che l’esperienza sanitaria italiana può trasferire al Venezuela?


Rasi: Notevoli, soprattutto nel campo diagnostico e nella gestione clinica. Il sistema italiano è tra i migliori al mondo, per universalità e per capilarità di intervento. La nostra esperienza può aiutare mettere su una rete epidemiologica efficace.


Le novità nel campo della tecnologia applicata alla medicina saranno accessibili a tutti i pazienti venezolani allo stesso modo?


R: Questo dipende da come e quanto il Venezuela vuole investire, mi sembra il loro intento sia quello di creare un sistema pubblico efficiente ed esteso. Le risorse che hanno messo a disposizione sembrano adeguate ad iniziare il processo, che però avrà bisogno di molti anni di sviluppo. La cooperazione va in questa direzione, ovvero creare una rete universale.


Quali saranno le imprese italiane coinvolte?


R: Noi istituzionalmente non abbiamo fatto scelte, tuttavia so che ci sono diverse imprese che sono pronte ad affiancare il progetto.


Siviero: Sono state contattate delle categorie di imprese e rappresentanti di settore che possono essere interessati al progetto, ora vediamo quale sarà la disponibilità.


Quali saranno gli attori principali dell’ accordo?


R: Inizialmente sono due le istituzioni che guideranno tutta l’avventura, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Il primo ha una lunga esperienza internazionale (in Cina, Iraq, Bosnia) che gli ha permesso di acquisire le capacità di rapportarsi alla realtà sanitaria che trova, per poter poi fornire i mezzi e le indicazioni per sviluppare il progetto. Subito dopo seguiranno gli ospedali d’eccellenza, gli Istituti di ricerca di ricovero e cura a carattere scientifico che sono una novità degli ultimi dieci anni dello scenario italiano. Poi arriveranno operatori come medici, chirurghi, specialisti di alto livello. Il CNR, curerà più l’aspetto tecnologico del progetto. Altro punto intressante dell’accordo è relativo alla formazione, le università italiane potrebbero essere coinvolte nell’interscambio di personale tra Venezuela e Italia.


Il personale sarà formato qui in Venezuela?


R: Per quanto possibile sì. È previsto che alcuni venezolani possano recarsi in Italia per formarsi, in attesa si realizzi la struttura. Ma, per quanto possibile, si formeranno sul posto, con esperti italiani.


Quanto tempo sarà necessario per terminare il processo in atto?


R: L’accordo è di tre anni rinnovabili. È certo che un processo come quelli di riorganizzazione di un sistema sanitario occupano tempi lunghi, direi decenni, e non pochi mesi. Per ora iniziamo, poi si vedrà.


Ci saranno dei benefici per la comunità italo-venezolana?


S: Sicuramente il fatto che sia stata chiamata l’Italia a partecipare a questo progetto è merito della comunità italiana che ha saputo farsi apprezzare ed ha acquistato credibilità. Poi credo ci saranno benefici per tutte le attività italiane che sono già presenti in Venezuela.


R: Ci saranno degli imprenditori che trasferiranno qui in Venezuela una parte della loro attività, e si appoggeranno naturalmente a sistemi creati dalla comunità italiana. Credo sia una cosa naturale.


Una curiosità. Quando parliamo di trasferimento del know-how italiano ai medici locali parliamo di medici venezuelani o, anche, di  quelli impegnati nella missione Barrio Adentro?


R: A tutti. Se l’intervento sarà inizialmente a livello ospedaliero, sicuramente avremo come interlocutori i medici venezuelani; se non erro i medici di barrio adentro sono cubani e hanno già una loro formazione che interessa sprattutto il primo intervento. Mentre qui stiamo parlando di un livello tecnologico che presuppone un laureato in medicina, una forma strutturata più per il territorio che non per l’ospedale.


Quali saranno i prossimi passi?


R: Il primo piano operativo che è stato trattato oggi prevede circa un mese di continui scambi con gli interlocutri. Per i primi di luglio porteremo i primi esperti, individuati secondo le esigenze del sistema sanitario venezolano. Questo simposio sarà la base delle varie attività che si dovranno svolgere subito dopo. È previsto anche un tour per conoscere direttamente la condizione delle strutture sanitarie venezolane e stabilire quali saranno gli interventi da fare.

S: A luglio ci sarà un Convegno Internazionale Medico-Scientifico in collaborazione con Ministerio de Salud, CNR e Istituto Superiore di Sanitá. La conferenza si terrà in contemporanea all’innaugurazione dell’Ospedale Cardiologico Infantile, la punta di diamante di questa ‘ristrutturazione’ e da lì si vorrebbe cominciare ad intessere questa rete scientifica di scambio e di sviluppo.