Sequestri, formazione in Italia per i poliziotti del Venezuela

CARACAS – Concreti passi in avanti nella cooperazione tra Italia e Venezuela per la soluzione del problema sequestri. Li ha annunciati Elisabetta Belloni, capo dell’Unità di crisi del ministero degli Esteri, che in questi giorni è in Venezuela alla guida di una delegazione che comprende anche Francesco Zonno, delegato del capo della polizia per l’emergenza sequestri in Venezuela e alcuni funzionari del ministero.


La delegazione ha in programma una fitta serie di incontri, predisposti in collaborazione con l’Ambasciata: oltre che con i rappresentanti della collettività, a Maracaibo e Caracas, gli alti funzionari del governo italiano hanno già incontrato il capo del “Cuerpo di Investigaciones Científicas, Penales y Criminalísticas” (Cicpc), Marcos Chávez, e il viceministro per gli Affari Interni e la Giustizia, Jesus Villegas Solarte. Un appuntamento è previsto anche con la commissione dell’Assemblea Nazionale che sta redigendo la legge antisequestri.


Tra i punti di più immediato e fattivo interesse della collaborazione offerta al Venezuela, ha spiegato Belloni, vi è la formazione di personale della polizia venezolana sul tema antisequestri, formazione che avverrà in Italia in tempi brevi, appena le autorità del paese avranno fornito una lista di funzionari indicati a prendervi parte. Alcuni, tra i quali vi è un poliziotto ítalo-venezolano, sono già stati individuati.


“Il governo italiano e il ministro degli Esteri D’Alema in particolare”, ha dichiarato Belloni a La Voce d’Italia, “mi hanno chiesto di portare alle autorità venezolane il nostro appoggio sul problema dei sequestri e di esprimere anche la nostra preoccupazione per quanto accade così frequentemente ai nostri connazionali. Dobbiamo anche sensibilizzare le autorità perchè si faccia qualcosa in più nella lotta contro i sequestri, perchè sappiamo bene che la responsabilità principale in questo campo è venezolana. E’ chiaro che non può essere la polizia italiana a risolvere il problema. Noi siamo qui per offrire la massima disponibilità a collaborare”.


Come ben si sa, l’Italia, negli anni settanta, ha sofferto una lunga fase di sequestri di persona con finalità estorsive. Il fenomeno criminale è stato affrontato e infine debellato grazie a una strategia “globale” che ha coinvolto provvedimenti legislativi ad hoc, azioni coordinate tra corpi di pubblica sicurezza e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. La soluzione, tuttavia, non è arrivata in breve tempo, ma dopo molti anni.


“Per elaborare una strategia di successo è necessario fare passi in più direzioni e i tempi non sono brevi”, ha spiegato la direttrice dell’Unità di crisi. “E’ molto importante che la legislazione venezolana si occupi della prevenzione e dell’investigazione in questo campo. Si deve assicurare che i responsabili dei sequestri stiano in carcere e deve essere previsto per legge il blocco dei beni dei sequestrati. Bisogna investire, poi, nella formazione della polizia e nella tecnologia, che oggi permette attività di investigazioni molto efficaci. La polizia di questo paese dovrebbe dotarsi di questa tecnologia”.


La tecnologia a cui fa riferimento Belloni è, in particolare, quella che permette l’intercettazione in tempo reale delle chiamate dai telefoni cellulari. Una procedura tecnica che tuttavia, ha spiegato la dirigente, deve essere permessa da leggi specifiche che impongano alle compagnie telefoniche di concedere questi controlli per finalità investigative, su richiesta della procura. Questo in Italia è possibile, in Venezuela al momento no.


Francesco Zonno, delegato del capo della polizia per l’emergenza sequestri in Venezuela, ha spiegato che “la norma che prevede il congelamento dei beni è stata determinante per il contrasto dei sequestri di persona, per far capire al delinquente che il pagamento non sarà immediato perchè la famiglia non dispone dei propri beni. Va detto che molto spesso il pagamento immediato non porta alla liberazione del sequestrato ma, anzi, porta a una seconda o una terza richiesta di denaro”.


Attualmente gli italiani sotto sequestro in Venezuela sono tre, ma negli ultimi tre anni ne sono stati sequestrati 58, cinque dei quali sono stati uccisi (tre solo nel 2006). Rispetto alla richiesta della collettività ítalo-venezolana di aumentare il personale della missione antisequestri e renderla permanente, Belloni ha spiegato il ruolo che attualmente svolge l’ufficio presente nella capitale.


“Qui a Caracas c’è un nostro ufficio permanente, che non si occupa solo di sequestri, ma anche di altri problemi criminali”, ha detto. “Io credo che la criminalità non si possa dividere in ambiti separati, è un problema globale. Il narcotraffico è collegato ai sequestri e ad altra criminalità. Ciò che conta è che abbiamo qua un ufficio con un responsabile permanente ed esperti che vengono dall’Italia specializzati sui sequestri, questo è un fatto importante”.   

Per seguire l’evoluzione delle intese di collaborazione, è previsto che l’Unità di crisi del ministero degli Esteri tra qualche tempo di nuovo ritorni in Venezuela.